a cura di Giovanni Scotti
Autovelox: apparecchi solo su strade che hanno i requisiti di legge
La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7872/2011, ha ribadito che in città non possono essere utilizzati autovelox a distanza (senza la presenza di un agente) su strade che non hanno le caratteristiche strutturali minime dettate dall’art. 2 del Codice della strada per essere classificate come “strade di scorrimento”: aree di parcheggio con entrate e uscite concentrate, banchine pavimentate a destra, tutte le intersezioni provviste di semaforo. Secondo la Cassazione la legge non conferisce al Prefetto il potere di inserire nello specifico elenco una strada, facendo uso di criteri diversi da quelli previsti … ove il Prefetto ecceda dai limiti segnati dalla norma del codice della strada (art. 2), il giudice ordinario può disapplicare, in via incidentale, l’atto o il provvedimento amministrativo. Dice, ancora, la Corte: la legge evidentemente richiede per l’adozione del provvedimento prefettizio il preventivo e puntuale accertamento della presenza nella strada considerata di tutti gli specifici elementi strutturali descritti in tale norma, senza possibilità di interpretazione estensiva … La possibilità del Prefetto di inserire nell’apposito elenco una strada urbana è condizionata, quindi, alla verifica della presenza di tali caratteristiche, senza le quali la strada non potrebbe essere classificata ‘strada urbana di scorrimento.
Sicurezza stradale e guida in stato di ebbrezza
La copertura assicurativa non scatta nei confronti dell’automobilista multato per guida in stato di ebbrezza. In una sentenza della Corte di Appello di Ancona si legge: L’assicurazione non è tenuta a risarcire i danni provocati nell’incidente stradale dall’assicurato che è stato multato per guida in stato di ebbrezza alcolica. Il verbale degli agenti è prova schiacciante. Nel caso avesse liquidato i danni l’assicurazione può agire in ripetizione delle somme pagate nei confronti dell’assicurato e del conducente. Per procedere alla rivalsa è sufficiente la contestazione del verbale che costituisce prova schiacciante.
Topless in spiaggia: il punto sulla giurisprudenza
Abbiamo già visto, anche durante le vacanze pasquali, alcuni italiani e italiane sulle spiagge pronti a prendere la prima tintarella. Però, forse, la temperatura non era ancora tale da esporsi in costume o “con i seni al vento”. Poiché speriamo in un definitivo innalzamento della temperatura vediamo la posizione della giurisprudenza in merito al topless in spiaggia. In Italia non sussiste alcun divieto ufficiale per il topless in spiaggia, che non è ritenuto in alcun modo una forma di oltraggio alla pubblica decenza, anche se alcuni sindaci, in passato, hanno pensato di vietarlo con apposite ordinanze. La giurisprudenza italiana, in maniera univoca, ritiene non illecito il comportamento di prendere il sole a seni nudi dal 20 marzo 2000 quando, dopo una trentennale battaglia giudiziaria, la sentenza n. 3557 della terza sezione penale della Corte di Cassazione ha legalizzato, di fatto, il topless, distinguendolo dal nudismo. In merito segnaliamo il seguente caso: una signora, ritenendo l’atto offensivo per il pubblico pudore, aveva denunciato una ventisettenne procace perché si spalmava la crema solare sui seni nudi per prendere il sole in topless sul litorale romano tra Lavinio e Anzio. Il relativo procedimento per atti osceni in luogo pubblico è stato archiviato dal Tribunale di Velletri. Ma, successivamente, il Gup di Roma ha condannato la mamma che si era tanto scandalizzata di fronte al procace topless della ragazza. La denunciante, condannata per calunnia, ha patteggiato la pena a un anno di reclusione e ha dovuto risarcire la giovane fotomodella di ben 25 mila euro. Il caso era scoppiato otto mesi fa, proprio sul tratto di spiaggia libera tra Lavinio ed Anzio. Per chi va all’estero, però, è opportuno informarsi, prima di partire e anche sul luogo, delle usanze e delle leggi perché spesso le stesse cambiano anche da località a località all’interno dello stesso paese. Per esempio:
Stati Uniti: il topless è vietato in ogni spiaggia, dalla California sino alla costa orientale. É consentito solo a Key West, in Florida.
Seichelles: il topless è tollerato, mentre è vietato il nudismo.
Antigua: il topless è vietato, esiste solo una spiaggia per nudisti nella zona di Hawksbill. Non è possibile girare per l’isola in costume da bagno.
Maldive: il topless è tollerato solo in alcune zone ristrette. É vietato il nudismo.
Paesi musulmani: l’uso del topless è vietato.
India: il topless è sconsigliato in tutto il Paese.
Kenia: il topless e il nudismo sono entrambi vietati.
Isole Fiji: il topless e il nudismo sono considerati offensivi. Il topless è tollerato solo ed esclusivamente sulle spiagge dei resort.
Brasile: il topless è possibile sulle spiagge di Ipanema e Copacabana, mentre è severamente vietato nel resto del Paese.
Anguilla: il topless non è legale.
Polinesia e Isole Cook: il topless è tollerato solo sulle spiagge degli alberghi internazionali, è però sconsigliabile il seno nudo. Girare per l’isola poco vestiti o con abiti molto succinti, in canottiera, a torso nudo, in costume da bagno è considerato un’offesa al pudore.
Messico: il topless è tollerato in spiaggia, anche se tuttora considerato immorale. Il nudismo è generalmente vietato: può, però, essere effettuato nelle spiagge effettivamente isolate.
Bali: il topless ed il nudismo sono vietati in spiaggia. Gli abiti succinti sono sconsigliati fuori dalle zone turistiche.