Nel leccese l’esempio virtuoso di iniziative per valorizzare il patrimonio locale di arte ed enogastronomia.
E’ stato un terremoto rovinoso nel 1743 a determinare la caduta e la rinascita di Nardò, una cittadina in provincia di Lecce a pochi chilometri dal Mar Ionio.
Il terremoto distrusse case e persone, ma provocò anche la gratitudine dei cittadini per essere sopravvissuti e il desiderio di ricostruire. Così oggi abbiamo una Nardò di impronta settecentesca, tutta intorno al “salotto di città”, Piazza Salandra, una delle più scenografiche del Salento, splendidi palazzi in carparo, la tipica pietra gialla di questa zona della Puglia, dalle ricche decorazioni, cornicioni, riccioli e guglie.
Il centro storico conserva, una vicina all’altra, numerose chiese, in cui colpiscono ricchissimi altari e cappelle, mentre i tesori più importanti sono conservati nel Museo Diocesano, in un trionfo di sculture, tele e capolavori di oreficeria delle botteghe napoletane. La cattedrale, monumento nazionale, dedicata a Santa Maria Assunta, conserva ancora addirittura tracce degli affreschi di epoca normanna, mentre anche qui la fisionomia attuale è settecentesca.
La fascia costiera di Nardò si allunga verso Portoselvaggio e Torre Inserraglio, tra coste rocciose e frastagliate che poi cedono il passo al litorale sabbioso. Qui, a Porto Cesareo, il GAL Terra d’Arneo, particolarmente attivo nel supportare piccole aziende e produttori locali, ha destinato parte delle risorse ai pescatori.
Di fronte all’invecchiamento della popolazione dedita a questa attività, si è deciso di favorire la pescaturismo. Nel periodo estivo, da giugno a settembre, anche in concomitanza con il fermo pesca, si facilitano i pescatori nell’utilizzare i pescherecci per escursioni in mare.
In mezza giornata i turisti, di solito una decina per peschereccio, vanno al largo, imparano a pescare con la lenza, fanno il bagno in calette da sogno, perlopiù irraggiungibili via terra, e fanno un pranzetto in barca col pescato del giorno freschissimo, che possono anche portare via a casa.
Si impara così ad apprezzare i pesci poveri, ma gustosissimi, dei nostri mari, si scoprono le regole della pesca all’insegna del rispetto del mare e del ciclo biologico, si contribuisce al reddito dei pescatori, che non a caso vedono il ritorno a questa attività delle giovani generazioni e quindi anche la conservazione di saperi e tradizioni.
La pescaturismo a Porto Cesareo si svolge in una bellissima Area Marina protetta, tra le più vaste d’Italia, un paradiso di mare e di spiagge costellate da torri di avvistamento. Basti pensare al fascino selvaggio di Punta Prosciutto, famosa a livello mondiale.
Senza dimenticare che qui a breve è prevista la costituzione di un Parco Archeologico subacqueo, per valorizzare il turismo che porta a scoprire, tra praterie di Posidonia, magnifici reperti, colonne, anfore, statue, relitti di naufragi, posizionati nei fondali marini, a pochi metri dalla superficie dell’acqua.
Il GAL Terra d’Arneo ha voluto valorizzare il lavoro dei pescatori anche con un’altra iniziativa di economia solidale. Soprattutto con l’arrivo della pandemia, e l’aumento di persone indigenti, il GAL ha promosso la vendita diretta del pescato alla Caritas della Diocesi di Nardò Gallipoli, in modo da fornire pesce fresco locale alla mensa gestita dalla Caritas e nel contempo garantire il giusto reddito ai pescatori.
Il tutto anche con la collaborazione della filiera etica del Progetto Opera Seme, mirato a valorizzare le tipicità nella viticoltura, olivicoltura e ortofrutta del territorio, e a favorire forme di turismo lento negli antichi percorsi rurali.
E, poiché l’identità e le attività dei borghi marinari vanno di pari passo con quelle dei borghi dell’entroterra, il GAL Terra d’Arneo si è fatto promotore di valorizzare anche aziende dell’entroterra.
Basti pensare a un esempio tra tutti: la creazione del Museo del Vino a Salice Salentino presso l’azienda Leone De Castris.
Un’azienda che vanta quattro secoli di storia, dalla fondazione ad opera degli spagnoli Conti di Lemos alle generazioni del Novecento, che fusero nel doppio nome le enormi proprietà dei Leone e dei De Castris.
Con un matrimonio nel 1925 cominciarono le fortune nuove che hanno portato l’azienda all’avanguardia nel settore vitivinicolo pugliese e italiano, soprattutto nella produzione di vini da vitigni autoctoni, negroamaro e primitivo.
Basti ricordare almeno tre grandi innovazioni: il primo imbottigliamento, rispetto alla vendita tradizionale del vino pugliese sfuso fino ai primi del Novecento, il lancio del vino rosato, che ha poi avviato la tendenza fortissima alla produzione e al consumo di rosati in Italia, la creazione nel 1971 della DOC Salice Salentino.
Una bella storia aziendale fatta di uomini tenaci e visionari. La ricchezza di questa storia, fatta di documenti, riconoscimenti, bolle ed etichette, è raccolta appunto nel Museo del Vino di Salice Salentino, che è una vera miniera per appassionati wine lovers.
Una curiosità su tutte: il famoso vino rosato Five Roses, primo rosato imbottigliato in Italia, che ha fatto tra gli altri la fortuna dell’azienda, nacque nel 1943 in piena 2ª guerra mondiale, fu imbottigliato in bottiglie di birra recuperate, e fu servito alla mensa dell’esercito americano. Proprio un generale americano lo apprezzò, gli diede il nome in inglese e lo introdusse alla grande, facendone la fortuna, nel mercato americano anni ’50.
Da Nardò a Lecce il passo è breve e qui le emozioni si moltiplicano. Il barocco straripa, le chiese, solo nel centro storico, sono 108, una più fastosa dell’altra, le facciate sono movimentate, concave e convesse, sul modello borrominiano, cornicioni e nicchie splendono di statue, putti, angeli, santi, gli altari all’interno sono strabilianti di colonne tortili e trionfi in argento.
Anche a Lecce una operazione lungimirante e virtuosa aiuta a valorizzare le opere d’arte e nel contempo crea lavoro per cooperative di giovani.
Il biglietto introdotto per visitare le chiese contribuisce ai restauri e alla manutenzione e a pagare il lavoro di giovani che si occupano delle visite guidate.
Il turismo consapevole cresce, apprezza queste iniziative e diventa a sua volta traino alla creazione di altre attività. I giovani possono rimanere sul posto e mettono a disposizione della propria terra le loro competenze.
L’ultima iniziativa che attirerà a Lecce gli appassionati d’arte è “I Misteri di Santa Croce” che di notte, ogni settimana, organizza uno spettacolo di luci, parole e musica nella chiesa iconica del Barocco leccese, portando a scoprire il ricco simbolismo delle pietre e la Teologia della Bellezza.
Consigli di viaggio:
www.terradarneo.it – www.chieselecce.it – www.artworklecce.it – www.museodiocesanonardo.it
Per alloggiare:
Il wine resort Villa Donna Lisa a Salice Salentino, attiguo al Museo del Vino Leone De Castris, celebra il vino in tutti i modi: camere dedicate alle pregiate etichette aziendali e dipinte nelle sfumature del vino, frasi sul vino in tutti i corridoi e una grande piscina a forma di bottiglia. Alla Leone de Castris appartiene anche il Five Roses club 1943 che ha due sedi, una di fronte all’azienda e una nel centro di Lecce, perfetto per degustare i vini aziendali abbinati a taglieri di salumi e formaggi tipici.
Contributi fotografici: Franca Dell’Arciprete