Il Premio Radicchio d’Oro, che celebra un’eccellenza dell’agroalimentare italiano, invita ad un itinerario tra città e campagna del trevigiano. Dopo lo stop di un anno a causa della pandemia da Covid, nel Teatro Accademico di Castelfranco Veneto è tornato il Premio Radicchio d’Oro, il prestigioso riconoscimento voluto, nel 1999, da Egidio Fior, presidente del Consorzio Ristoranti del Radicchio. Il Premio radicchio d’Oro celebra il radicchio di Treviso, una delle più rinomate eccellenze dell’agroalimentare italiano, conferendo riconoscimenti a personaggi dell’enogastronomia, dello spettacolo, dello sport e della cultura www.radicchiodoro.it
E’ importante ricordare che il Premio Radicchio d’oro è inserito nella campagna triennale di comunicazione europea dal messaggio “L’Europa firma i prodotti dei suoi territori”, che intende valorizzare e dare notorietà a frutta e verdura DOP e IGP in base alla loro stagionalità.
La campagna, finanziata dall’Unione Europea e, per la parte italiana, dal Consorzio del Radicchio Rosso di Treviso IGP e Variegato di Castelfranco IGP e del Radicchio di Chioggia IGP, punta i riflettori sull’acqua di risorgiva, l’elemento fondamentale che rende possibile la coltivazione del Radicchio. Questa acqua, infatti, crea un terreno estremamente fertile nelle province di Treviso, Venezia e Padova, che godono del marchio IGP dal 1996.
Per coloro che non conoscono il prodotto, sottolineiamo che esistono due varietà di Radicchio Rosso di Treviso IGP: quella Tardiva e quella Precoce.
Il Radicchio Rosso di Treviso IGP tardivo è caratterizzato da foglie lunghe ed affusolate di colore rosso vinoso intenso, con una costa bianca centrale ed un sapore amarognolo. Inoltre è croccante. Il Radicchio rosso di Treviso precoce, invece, ha un cespo voluminoso, un colore rosso intenso con la nervatura principale bianca e molto accentuata e il suo sapore è leggermente amarognolo e di consistenza mediamente croccante.
Dall’incrocio tra il radicchio di Treviso e la scarola, poi, è nato il variegato di Castelfranco IGP, definito il fiore o la rosa, per la sua bellissima forma: ha foglie espanse con nervature poco accentuate, bordo frastagliato e lembo leggermente ondulato. E’ bello nella forma e splendido nei colori, con foglie bianco crema. Il suo sapore va dal dolce al gradevolmente amarognolo, molto fresco e delicato. www.radicchioditreviso.it
Il Premio dedicato al Radicchio è un’occasione per studiare un itinerario a Treviso.
Città d’acqua, come Venezia, più piccola, ma non meno elegante, Treviso è bagnata dalle acque di fiumi e canali, tanto che spesso è chiamata la “piccola Venezia della terraferma”.
Due i corsi principali: il Sile, quello più importante, fiume di risorgiva, e il Botteniga, che, una volta entrato in città, si divide in canali più piccoli, i cosiddetti cagnani, che attraversano tutto il centro.
Passeggiando per Treviso, seguendo i suoi corsi d’acqua, è facile incontrare mulini, ponti e angoli d’acqua suggestivi sui quali si affacciano gli eleganti palazzi che appartenevano o appartengono a note famiglie trevigiane. Lungo il Sile si può anche vedere una delle prime aree abitate della città, quella che oggi è occupata dai Giardinetti di Sant’Andrea. Interessante il Canale delle Scorzerie, un piccolo corso d’acqua, all’altezza dell’antico portico, che prende il nome dalle numerose concerie che vi si trovavano qui in passato. Il Ponte dell’Università, progettato dall’architetto Paolo Portoghesi a immagine e somiglianza dell’antico Ponte di Santa Margherita, è, oggi, in pietra e con una struttura diversa da quella originale.
Dal Ponte dell’Università si può vedere un angolo letterario di Treviso citato nella Divina Commedia “dove Sile e Cagnan s’accompagna”. Infatti, se si guarda bene l’incrocio tra i due corsi d’acqua, pare davvero che si accompagnino senza mescolarsi mai fino a Ponte Gobba. Proprio in onore dello scrittore fiorentino, il piccolo ponte sulla riva sinistra del fiume è stato chiamato Ponte Dante. In realtà tra gli abitanti era conosciuto come Ponte dell’Impossibile, perché quando era in legno è crollato talmente tante volte che pareva strano potesse rimanere in piedi.
Il Canale dei Buranelli è forse uno degli angoli più famosi e suggestivi di Treviso e può essere considerato uno dei cuori d’acqua del capoluogo. Deve il suo nome all’edificio che nel Cinquecento ospitava i commercianti di Burano e le loro mercanzie ed è stato per decenni uno dei punti di ritrovo delle lavandaie della città.
Infine, merita una sosta la famosa Fontana delle Tette, uno dei simboli della città, che si nasconde tra il labirinto di strade e vicoli del centro in Galleria della Strada Romana. Quella che si può vedere oggi, però, è una ricostruzione in pietra d’Istria: l’originale, che risale al 1559, infatti, si trova in una teca sotto la Loggia dei Trecento, in Piazza dei Signori. Si racconta che quando la città era sotto il dominio della Repubblica di Venezia, in occasione dei festeggiamenti per il nuovo Doge, dai seni della statua sgorgavano vino bianco e vino rosso per tre giorni.
Nei si dintorni di Treviso si possono visitare aziende che producono il famoso radicchio. Ad esempio, nell’Azienda Agricola Mauro Brognera si possono scoprire le fasi di lavorazione: lavaggio, imbianchimento e tolettatura.
“Siamo una grande azienda che si tramanda da generazioni. La nostra sede è a Scandolara, una frazione di Zero Branco (TV), nel cuore della terra del radicchio. Siamo soci della Cooperativa Opo Veneto da circa vent’anni, a cui conferiamo i nostri prodotti: radicchio ed asparago”.
I campi di questa azienda si estendono per decine di ettari, principalmente nel comune di Zero Branco (TV), con circa 20 ettari coltivati a radicchio, mentre altri sono adibiti ad altre colture quali asparago, frumento, soia e mais.
“I nostri valori sono Innovazione (Crediamo nella tecnologia e nell’innovazione. Affiniamo le nostre tecniche di lavorazione e produzione investendo in macchinari sempre all’avanguardia), Qualità (Il nostro primo obiettivo è la qualità. La passione per il lavoro ci contraddistingue e contribuisce attivamente ad ottenere prodotti eccellenti), Green (Abbiamo a cuore la sostenibilità dell’ambiente. Con l’adesione al progetto BIOFUTURE ci poniamo l’obiettivo di eliminare gradualmente i prodotti antiparassitari e tutelare l’ambiente con buone pratiche agricole)”. www.aziendabrognera.it.
Interessante anche la visita nella sede di OPO Veneto, l’Organizzazione Produttori Ortofrutticoli nata nel 2001 per volontà di due storiche cooperative di Zero Branco (Treviso) e di Sottomarina di Chioggia (Venezia), presenti già dagli anni ’60 sui mercati italiani ed esteri. Oggi, OPO, che conta 400 soci diretti singoli e 100 soci indiretti, con un fatturato di circa 50 milioni di euro, è presente nel Nord-est e in centro Italia, collabora con le più importanti catene della GDO e rappresenta il punto di riferimento, anche in Europa, per vari prodotti ed eccellenze. www.ortoveneto.it
Sempre nei dintorni di Treviso non si può perdere una visita all’Oasi Naturalistica del Mulino Cervara, una riserva naturale che tutela un ambiente palustre di eccezionale bellezza e rappresenta il più importante ed attrezzato punto di accesso al Parco Naturale Regionale del Fiume Sile. La Palude di Cervara si estende per 25 ettari (250.000 mq) ospitando al suo interno boschi, prati, canneti e canali alimentati da polle di risorgiva che contribuiscono a dare vita al corso del Sile. L’Oasi di Cervara è un biotopo di elevato pregio naturalistico inserito dalla Regione Veneto nella Rete Natura 2000 come Sito di Interesse Comunitario 8sIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) per il rifugio della fauna selvatica e la conservazione della flora spontanea del Sile. L’Oasi ospita una delle più importanti colonie del Veneto di aironi cenerini, garzette, nitticore e aironi guardabuoi. Grazie all’intervento di restauro sostenuto dalla Fondazione Cassamarca, l’Oasi di Cervara nella quale si trova anche un mulino ancora funzionante, è, oggi, un innovativo laboratorio che coniuga la conservazione naturalistica con la fruizione di questo sito da parte di migliaia di visitatori ogni anno. In particolare, l’Oasi ha avviato due progetti speciali per fare avvicinare i visitatori alla fauna selvatica: Un nido per la Cicogna, grazie al quale l’oasi sta aiutando il ritorno della Cicogna bianca; La Selva dei Gufi, un progetto dedicato all’incontro ravvicinato e alla scoperta dei rapaci notturni europei.
L’Oasi offre ai propri visitatori: visite guidate e laboratori didattici; incontri ravvicinati con Gufi e Cicogne; escursioni in barca nella palude; letture animate domenicali per i bambini; area picnic, punto di ristoro e bookshop naturalistico. www.oasicervara.it
Informazioni turistiche: http://turismo.provincia.treviso.it
Contributi fotografici: Provincia di Treviso e Franca Scotti