Tra Erice e Monreale, nel trapanese e nel palermitano, mito, storia e vino intrecciano da millenni itinerari suggestivi di luoghi e persone. Venti turbinano intorno alla rocca di Erice, inquietanti, e costringono i visitatori a faticose passeggiate nei vicoli che portano in alto.
Si conquista lentamente la cima, ma la fatica è ripagata. Dall’alto, a mille metri, lo sguardo spazia intorno su tutta la Sicilia occidentale, Mar Tirreno e Mar Mediterraneo, le isole al largo, la pianura di Trapani, più in là la distesa di Palermo, la ricchezza verde delle coltivazioni. Erice è la rocca imprendibile, di origine antichissima e leggendaria, abitata da Elimi e Cartaginesi che diedero filo da torcere ai Romani per vent’anni durante la prima guerra punica. Qui è passata tanta storia, perché la sua posizione la rendeva preziosa per le popolazioni del Mediterraneo. Tutti approdavano al porto di Trapani, elevando voti al tempio sulla cima della rocca: di Iside, o Afrodite, o Venere, comunque una dea della fertilità e della ricchezza. Palazzi importanti, chiese adorne di stucchi raccontano la ricchezza passata di Erice, famosa oggi per il Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, fondato da Antonino Zichichi, che ha richiamato a Erice scienziati da tutto il mondo. Ai piedi di Erice si apre il paesaggio di Trapani: un mare infinito, barche al porto, il mercato del pesce pittoresco, i gabbiani che si affollano intorno a un ricco banchetto, case color ocra, giardini di palme.
Al largo la meraviglia delle Egadi, Levanzo, Favignana, Marettimo. E sulla costa le famose Saline che risalgono addirittura ai Normanni, sullo sfondo magico dei mulini a vento e dei fenicotteri rosa che si rifugiano in questi specchi d’acqua.
In questo paesaggio così arioso, solare e invitante, si distende la provincia più vitata del mondo. Dove la viticoltura ha una storia antichissima e di grande successo. Distese meravigliose di vigneti gonfi di grappoli preludono a ricche vendemmie, profumi di mosto, botti traboccanti. Il vento che turbinava ad Erice è uno dei segreti della ricchezza e originalità di questi vini. Il vento elimina le muffe, vitalizza i tralci e porta quei sali marini che intridono anche il terreno, dando ai vini del trapanese una particolare sapidità .
La D.O.C. Erice è una delle D.O.C. più apprezzate della zona. E l’azienda Fazio, uno degli esempi più importanti della viticoltura trapanese, è stata parte attiva e determinante nell’ottenerne il riconoscimento nel 2004. L’impegno e la passione per l’arte della viticoltura dei fratelli Fazio e del socio e winemaker Giacomo Ansaldi, profondo conoscitore della millenaria vocazione viticola del territorio, ha portato al successo la Casa Vinicola Fazio. In soli 20 anni si è realizzata la trasformazione della proprietà di famiglia in una moderna ed efficiente azienda vinicola, oggi conosciuta ed apprezzata in Italia e all’estero, per la forte identità dei suoi vini, unici come unico, per caratteristiche geologiche e climatiche, è il territorio su cui vengono allevati i propri vitigni autoctoni ed internazionali.
I must: oltre 100 ettari di vigneto e 10 di uliveto, lungamente soleggiati, vinificazione delle uve realizzata all’interno di una cantina moderna, dalla capacità produttiva di 3 milioni di bottiglie, dotata delle più avanzate tecnologie per la vinificazione e la spumantizzazione di qualità , nel rispetto assoluto dell’integrità delle uve. In catalogo 30 tipologie di vini, tra cui spiccano i PietraSacra, vini affinati in barrique di grande struttura e complessità , con gusto suadente e ricco di carattere, come i vigneti storici, patrimonio paesaggistico da cui traggono origine. www.casavinicolafazio.it
Altra storia e altra specificità nel palermitano
Siamo sempre nella Sicilia occidentale, esattamente nell’area di Monreale. Una sosta a Palermo ci riempie gli occhi di capolavori: l’oro della Cappella Palatina, le cupole rosse di San Cataldo, la Martorana, la grandiosa Cattedrale, il Palazzo dei Normanni. E poi il folclore pittoresco di Ballarò e della Vucciria, che ha perso le bancarelle immortalate da Guttuso, ma ha aperto tutti i déhors possibili e immaginabili in un percorso a ostacoli. Che, soprattutto la sera, offre couscous e pesce fritto, cannoli e granite di limone, caponata e tartare di tonno, spaghetti ai frutti di mare e tranci di spada al pistacchio. Dopo questa immersione nei piaceri dell’arte e della gola, ci spostiamo a Monreale.Il Duomo ci attende con la magnificenza degli spettacolari mosaici bizantini, che l’hanno collocato nel Patrimonio dell’umanità UNESCO nell’ambito del sito seriale arabo-normanno della Sicilia Occidentale.
E a Monreale ci attende anche la bella storia del Feudo Disisa. Un Feudo enorme assegnato nel 1100 dal re normanno Guglielmo II all’Arcivescovo di Monreale, poi passato al Principe di Cassaro e infine dal 1867 di proprietà della famiglia Di Lorenzo. Una famiglia della nobiltà siciliana che si tramanda di padre in figlio questa splendida realtà di 400 ettari: vigneti, uliveti, seminativi, allevamento di animali, un baglio storico, cioè la masseria centrale, luogo di abitazione e di lavoro, con cappella privata e case dei contadini.
Il tutto con affaccio spettacolare sulla valle del Belice e dello Jato, dalle montagne del Corleonese sino al golfo di Castellammare. Un luogo perfetto per scoprire un pezzo di storia della Sicilia, uno stile di vita, una generosa ospitalità . Nella famiglia Di Lorenzo rimangono intatti l’amore e il rispetto per il territorio, con la volontà di unire alle antiche tradizioni le tecnologie più moderne. Così, attraverso scelte attente e consapevoli, si sono sperimentati i vitigni più adatti a questo territorio. Sono Grillo, Insolia, Catarratto, Nero d’Avola e Perricone, ma anche Syrah, Cabernet Sauvignon, Merlot ed altre varietà alloctone, su una superficie vitata complessiva di oltre 150 ettari. L’enorme valore enologico di questo areale collinare storicamente vocato alla viticoltura d’eccellenza è moltiplicato da una conoscenza minuziosa delle interazioni clima/suolo/vitigno, dalle tecniche di vinificazione, dalla preservazione del patrimonio organolettico delle uve, dall’invecchiamento in barricaia, dall’attenzione anche ai più piccoli dettagli, durante tutte le fasi evolutive dei vini. Oggi Feudo Disisa, che nell’etichetta conserva il bello stemma dei Di Lorenzo, produce e vinifica le proprie uve autonomamente, garantendo una totale tracciabilità dal vigneto al prodotto finale.
Ne derivano tredici etichette suddivise in quattro linee distintive (I Territoriali, I Tesori, I Cru, Vini da dessert) che racchiudono il patrimonio ampelografico dell’isola. Eleganti e ricercati, i vini della famiglia Di Lorenzo si distinguono per la fedeltà alle caratteristiche varietali delle uve, ma anche per l’approccio moderno e innovativo delle lavorazioni in cantina. La visita in baglio e in cantina, se si ha la fortuna di conoscere il titolare dell’azienda, l’ingegnere Mario Di Lorenzo, rivela un mondo di mappe storiche, con i confini dei possedimenti un tempo grandi come intere regioni, ceramiche e mobili d’epoca, fotografie e ricordi di famiglia e soprattutto quell’atmosfera di calda accogliente ospitalità propria dei signori di altri tempi. www.vinidisisa.it
Consigli di viaggio:
Gli Archi di San Carlo: ricette della tradizione siciliana rivisitata con maestria, nelle sale che circondano il cortile in pietra di un ex convento medievale. Via S. Carlo 10, Erice http://www.ristorantierice.com
Osteria Ballarò: menù siciliani di ricerca preparati con tocco creativo, nelle ex scuderie di un palazzo medievale. Via Calascibetta, 25, Palermo https://osteriaballaro.it/
Hotel Punta Tipa. collocato in una delle zone più interessanti della città , la baia di Punta Tipa, vanta una vista mozzafiato sul mare a 800 metri dal centro storico di Trapani. Lungomare Dante Alighieri, Trapani www.puntatipa.it