L’Unesco premia i Longobardi in Italia, la Città Industriale di Ivrea, il Paesaggio della Luz di Madrid. E la luce dell’Engadina svizzera ispira artisti di tutti i tempi
I Longobardi in Italia: 10 anni di Patrimonio UNESCO
Dal 25 giugno 2011 i Comuni coinvolti nel sito seriale i Longobardi in Italia sono Patrimonio UNESCO, portando all’attenzione internazionale un popolo antico e spesso poco considerato. A far parte del sito seriale «I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)» iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale (World Heritage List) i comuni di: Cividale del Friuli (UD), Brescia, Castelseprio-Torba (VA), Campello sul Clitunno (PG), Spoleto (PG), Benevento e Monte Sant’Angelo (FG).
Il Sito seriale comprende le più importanti testimonianze monumentali longobarde esistenti sul territorio italiano, che si situano dal nord al sud della Penisola, laddove si estendevano i domini dei più importanti Ducati Longobardi, che formarono quella che possiamo definire la prima «nazione» italiana. I beni compresi nel Sito, rigorosamente selezionati, sono, ognuno per la propria tipologia, il modello più significativo o meglio conservato tra le numerose testimonianze diffuse sul territorio nazionale e rispecchiano l’universalità della cultura longobarda nel momento del suo apice. Ne fanno parte: l’area della Gastaldaga e il complesso episcopale a Cividale del Friuli (UD), l’area monumentale con il Monastero di San Salvatore – Santa Giulia a Brescia, il Castrum con la Torre di Torba e la Chiesa di Santa Maria Foris Portas a Torba e a Castelseprio (VA), la Basilica di San Salvatore a Spoleto (PG), il Tempietto del Clitunno a Campello sul Clitunno (PG), il Complesso di Santa Sofia a Benevento e il Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo (FG). Dal loro arrivo in Italia, nel 568 d.C., alla caduta di Pavia, nel 774 d.C., per opera dei Franchi, guidati da Carlo Magno, i Longobardi ebbero un ruolo fondamentale: assimilarono la tradizione romana, la spiritualità del Cristianesimo, l’influenza Bizantina e i valori germanici, di cui erano portatori, dando vita ad una nuova ed originale cultura che vide il suo apice tra la fine del VII e l’VIII secolo d.C.
I Longobardi si pongono tra i principali protagonisti del complesso periodo di transizione tra l’Antichità ed il Medioevo avviando quel processo culturale, ereditato poi da Carlo Magno, che trasformò il mondo antico e contribuì alla formazione dell’Europa medievale.
Ivrea e Canavese: una destinazione vicina, sostenibile e ricca di spunti per vacanze tutto l’anno
Ivrea e Canavese: da territorio comunemente considerato a vocazione industriale e agricola a destinazione turistica ideale per chi cerca una vacanza sostenibile, tra natura e paesaggi, ricca di spunti tra storia, cultura, tradizione, turismo attivo e molto di più. E anche nelle vicinanze di grandi centri urbani come Torino e Milano.
Come il più celebre degli eporediesi, Adriano Olivetti, portò il design e la tecnologia italiana nel mondo dando forma a una nuova visione della fabbrica, così Ivrea si reinventa.
Ed è proprio grazie alla concezione umanistica del lavoro di Adriano Olivetti se Ivrea, Città Industriale del XX secolo, è stata proclamata Patrimonio mondiale UNESCO nel 2018: il sito è rappresentato dagli edifici costruiti tra il 1930 e il 1960 destinati alla produzione, ai servizi sociali e a scopi residenziali per i dipendenti dell’industria delle macchine da scrivere. Anche il Castello di Agliè è una delle Residenze Sabaude Patrimonio UNESCO dal 1997: sette secoli di storia e un passato nobile e antico testimoniato dagli allestimenti che caratterizzano le 300 stanze e i giardini. E dal 2011 sono UNESCO anche l’insieme dei Palafitticoli Preistorici dell’Arco Alpino, tra cui anche quelli del Lago di Viverone, a cavallo tra le province di Torino e di Biella.
D’altronde il forte aumento di visitatori premia questi luoghi vicini, facili da raggiungere, ricchi di attrattive e risorse naturali e poco affollati. E a settembre apre anche, fino al 10 ottobre, la personale “Ernesto Morales. Possible Places”, allestita alle Officine ICO all’interno del polo industriale Olivetti. La mostra ripercorre l’indagine del pittore negli ultimi quindici anni, proponendo una serie di lavori nei quali il soggetto dell’architettura si fa pretesto per una ricerca sullo spirito dei luoghi e sul ruolo simbolico della città: luoghi sognanti e sognati, paesaggi onirici e reali, ricostruiti attraverso una memoria personale e collettiva.
www.agenziasviluppocanavese.it
Engadin St. Moritz, sui sentieri dell’arte
“Riuscirò a replicare il significato eterno dell’essenza delle cose? Mentre dipingo la Natura, potrò darle l’illuminazione che dà vita alla pittura, che infonde luce e vita nel lontano e fa apparire il cielo infinito?” scriveva Giovanni Segantini sull’Engadina.
Ci sono luoghi in Engadina che affinano i nostri sensi e che ci avvicinano alle esperienze artistiche vissute da celebri pittori e pensatori. Uno tra tutti è la cima di Muottas Muragl, a 2456 metri di quota. Quassù si cammina tra opere d’arte, un sentiero porta fino alla Capanna Segantini e ad ogni sguardo ci si immerge in uno spettacolo panoramico unico al mondo. Su questo monte idilliaco troneggia il Romantik Hotel Muottas Muragl, un rifugio prezioso per chi è in cerca di contemplazione. I pittori Segantini e Giacometti, il filosofo Nietzsche e il contemporaneo Claudio Abbado hanno trascorso in Engadin St. Moritz molto del loro tempo lasciandosi ispirare dalla luce, dai panorami e dalla suggestione di questa regione alpina. Molte sono le opportunità di ripercorrere le orme di questi artisti sui sentieri di montagna e di trascendere la natura engadinese con la loro stessa intensità.
Dal Romantik Hotel Muottas Muragl parte il breve percorso circolare «Senda d’Inspiraziun» lungo il quale si possono ammirare opere d’arte recenti di significati diversi. Tra queste, una goccia di pietra naturale e malta rivestita di marmo di Timo Lindner, rappresenta l’intero mondo dell’acqua, dalla pioggia alla neve passando per il ghiaccio. Si tratta di un’opera tipica dell’artista, i cui lavori in forma essenziale e arcaica rappresentano in modo sorprendente il quotidiano.
www.engadin.stmoritz.ch/montagne
Il Paesaggio della Luz di Madrid diventa patrimonio mondiale
L’enclave del Paesaggio de la Luz, costituito dal peculiare tandem del Paseo del Prado e dal Parco del Buen Retiro di Madrid, è stato iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nella categoria di Paesaggio Culturale e diventa il primo enclave della capitale con questo riconoscimento. La scelta del progetto madrileno ha riconosciuto la rilevanza dell’unione tra un contesto urbano e la natura, la cultura e la scienza, un fatto che trasformò Madrid già nel XVI secolo nella prima capitale sostenibile d’Europa.
Il progetto rappresenta un paesaggio culturale concepito in un contesto urbano che si è trasformato nel corso degli anni e, allo stesso tempo, ha mantenuto la sua essenza: ossia, il desiderio di unire cultura e natura nel cuore di una città per la fruizione da parte dei cittadini, nella quale si uniscono cultura e geografia, l’individuale e l’universale, con alcune caratteristiche distintive chiare. Intorno al Paseo del Prado, il primo esempio di viale alberato urbano fin dal XVI secolo, si trovano le grandi istituzioni culturali, scientifiche, politiche, economiche e rappresentative della società madrilena e dello Stato spagnolo. Alla fine del XVIII secolo, il re Carlos III aprì tempestivamente al pubblico i giardini del Buen Retiro, integrandoli nella riqualificazione generale della città, con una nuova visione dello spazio urbano che includeva un fattore innovativo e decisivo, unico per l’epoca: la creazione di un complesso di istituzioni di carattere scientifico. Era un grande progetto di divulgazione e di istruzione scientifica per tutti i cittadini che, in un’epoca di abbellimento della città, costituì un modello di sviluppo urbano tipico dell’Illuminismo.