Sempre più marcata l’attività delle donne nel mondo del vino, meno numerosa la loro presenza nei luoghi dove si decidono le politiche di settore.
Comunicazione empatica
Che la comunicazione, il marketing e le pubbliche relazioni siano esercitate in prevalenza da donne nelle aziende del vino, è acclarato dai fatti e sostenuto da peculiari caratteristiche femminili: maggiore loquacità ed empatia rispetto agli uomini, doti indispensabili per tessere relazioni e praticare storytelling; spesso sono loro a conoscere meglio le lingue straniere rispetto a padri, fratelli e mariti occupati in campagna e in cantina. In ascesa numerica il ruolo ricoperto da enologhe, sommelier, agronome, esperte assaggiatrici, giornaliste specializzate. Da sottolineare le recenti presidenze femminili nei Consorzi di tutela come nel veronese Consorzio Tutela Custoza, che all’unanimità ha eletto presidente Roberta Bricolo, titolare dell’azienda Gorgo, una delle più importanti della denominazione. Chiara Turazzini, laureata in scienze agrarie, ricopre dal 1994 il ruolo di responsabile area tecnica nello stesso ente; nel frattempo, oltre alle viti, cura la crescita di quattro figli.
Due nuove presidenti sono state elette nel maggio 2020: Gilda Fugazza, titolare dell’azienda Mondonico di San Damiano al Colle, è la prima donna a ricoprire tale incarico nella storia del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese; Ruenza Santandrea, nome noto e apprezzato nel panorama vinicolo, è alla guida del Consorzio Vini di Romagna. Ricordiamo, altro esempio, che fino a gennaio 2021 Caterina Andorno, che conduce un agriturismo nel Canavese, è stata presidente del Consorzio che tutela l’Erbaluce di Caluso docg e le doc Carema e Canavese.
Donne tra passato e futuro
Come ha detto Kamala Harris, se io sono stata la prima vicepresidente d’America, altre ce ne saranno dopo di me, grazie anche alle donne che hanno lottato in passato. Eppure, il numero di donne nei CDA dei consorzi di tutela è ben lontano dalla percentuale del 20% fissata da una legge che non è mai stata applicata; di norma sono presenti una o due donne, in qualcuno zero come nel Consorzio dell’Asti appena eletto, in altri si supera tale quota come nel Franciacorta. Se il 26% delle aziende vitivinicole sono condotte da donne, con medie superiori in questo settore rispetto a quello industriale, attualmente sono meno del 10% le consigliere nei Cda. Per i dati attingo alla ricerca di Loredana Sottile sul settimanale Tre bicchieri del Gambero Rosso, pubblicata il 1°febbraio del 2018, che non è molto lontana dalla situazione attuale: “A oggi, le presenze dirigenziali femminili si contano sulle dita della mano. Due per quanto riguarda le direttrici: Olga Businello per il Consorzio Vini della Valpolicella e la neoeletta Carlotta Gori per il Chianti Classico. Qualcuna di più se passiamo alla presidenza, tra cui Donatella Cinelli Colombini per Vini Orcia, Letizia Cesani per Vernaccia di San Gimignano, Carolin Martino per Aglianico del Vulture, Lorella Zoppis per Nebbioli Alto Piemonte, Daniela Pinna per Vermentino di Gallura, Stella Giomi Zannoni per Val di Cornia Doc”. Ma Olga Bussinello ha lasciato la direzione nel novembre scorso mentre, come abbiamo scritto sopra, altre presidenti sono state elette di recente. “La Toscana – prosegue Loredana Sottile – appare come una delle regioni più virtuose per quel che riguarda la presenza femminile nel mondo agricolo. In particolare, delle quasi 70 mila imprese agricole, quasi 25 mila sono condotte da donne (35,9%), con un’età media di 65 anni (66 per gli uomini). Di queste, quasi 20 mila sono aziende vitivinicole, di cui 6524 condotte da donne (32%). Come succede, di norma, negli altri settori lavorativi, le donne del mondo del vino svolgono un’intensa attività dedicandosi in parallelo alla sfera privata. Se a qualcosa si deve rinunciare per quell’accidente del destino che è il ritmo circadiano di ventiquattr’ore, allora si rinuncia, senza rimpianti, a far parte delle istituzioni politico-amministrative. Del triangolo potere-tempo-lavoro, sembra proprio il primo fattore ad interessare di meno anche le donne del comparto vino.
Le donne dell’ONAV
Altri dati interessanti aggiornati al 31-12-2020 li fornisce Francesco Iacono direttore generale dell’ONAV, Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino. Su 10.074 fidelizzati all’ONAV, 3.350 pari al 33% sono donne, suddivise nelle categorie comunicazione 280, Food&beverage 700, istruzione 140, marketing/commercio 70, produzione 650; ben 1510 pari al 45% non appartengono al mondo del vino, quindi sono assaggiatrici per passione.
Iniziative delle Donne del vino
Per stimolare la partecipazione ai luoghi di potere e incentivare la formazione permanente, l’Associazione Donne del vino, che conta oltre 900 socie, organizza da tempo specifiche iniziative. L’attività prosegue anche quest’anno con Future, formazione a distanza per le future generazioni femminili, offrendo borse di studio, stage, esperienze didattiche; contrasto al gender gap, focalizzato sullo studio della situazione esistente e la proposta del decalogo di buone pratiche con Università di Siena e UIV che verranno presentate a Wine2wine 2021; Internazionalizzazione, rete di associazioni femminili creata nel novembre 2019 e finalizzata allo scambio di opportunità formative e di business fra le donne del vino di tutto il mondo.
Per arricchire il capitolo agricoltura del Recovery Fund
La XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha ascoltato l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, rappresentata dalla Presidente Donatella Cinelli Colombini del Casato Prime Donne di Montalcino, che ha creato la prima cantina italiana con uno staff interamente al femminile e dalla vicepresidente Paola Longo, che hanno portato la voce di 900 produttrici, enotecarie, ristoratrici, giornaliste ed esperte di tutta Italia, interpellate attraverso un sondaggio online.
L’appello è affinché l’agricoltura non venga presa in esame solo per l’impatto ambientale ma anche in termini economici e occupazionali all’interno di una filiera produttiva e commerciale, che arriva fino alla tavola dei consumatori.
Le donne dirigono circa un terzo delle imprese agricole italiane e sono esempi virtuosi: infatti pur gestendo solo il 21% della SAU- superficie agricola utilizzabile, producono il 28% del PIL agricolo. Sono un’enorme risorsa per l’agricoltura italiana perché spesso sono più scolarizzate e più aperte all’innovazione e all’internazionalizzazione dei colleghi uomini. Per questo la richiesta ha puntato soprattutto su 4 argomenti oltre il riequilibrio fra i generi, il sostegno al credito e all’esportazione:
-digitalizzazione delle aree rurali. La mancanza di una buona connettività e di banda larga nelle campagne, la scarsità di strumentazione elettronica, sono considerati il maggiore ostacolo allo sviluppo economico e turistico delle zone rurali.
-agricoltura di precisione, Green deal – farm to fork – next generation: il processo di qualificazione dell’agricoltura e di produzioni eco sostenibili passa attraverso un processo di formazione e di digitalizzazione che richiede infrastrutture e connettività.
-trasporti e viabilità. La carenza di collegamenti favorisce la marginalizzazione culturale ed economica delle popolazioni rurali e danneggia particolarmente i giovani in età scolare, le donne e gli anziani.
-servizi per la maternità, soprattutto asili nidi e materne nelle zone agricole e nei piccoli centri.
-politiche di parità di genere in tutte le imprese e in modo specifico nella filiera del vino, con agevolazioni fiscali e di punteggio nelle graduatorie per le imprese dove si rispettano la parità di salario e progressione di carriera fra i generi ed è offerta la flessibilità nell’orario di lavoro.
-politiche per il turismo enogastronomico. Le Donne del Vino, che sono alla guida di aziende agricole caratterizzate da grande diversificazione produttiva, forte internazionalizzazione e maggiore orientamento al BIO-Biodinamico rispetto a quelle maschili, chiedono che fra gli obiettivi del settore turismo sia inserito l’agroalimentare italiano di eccellenza e specificamente il vino. Sottolineano come l’enogastronomia costituisca, secondo gli studi più recenti, la prima attrattiva per i turisti stranieri verso il nostro Paese, superando la cultura e collocandosi, nell’immaginario mondiale, come un aspetto integrante della civiltà e dello stile di vita italiano. Infatti i pizzaioli napoletani, la Val d’Orcia con il Brunello, le viti ad alberello di Pantelleria, i vigneti delle Langhe Roero e Monferrato, le colline del Prosecco sono parte del patrimonio dell’Umanità Unesco.
Conclusione
E se qualcuno continua a organizzare convegni e incontri di soli uomini, per abitudine, pigrizia o malafede, può attingere ad un database, libero e gratuito, con centinaia di donne autorevoli e competenti in diversi campi del sapere www.100esperte.it
Per maggiori informazioni: www.ledonnedelvino.com – www.onav.it