Se si guarda la città di Napoli dall’alto della collina di San Martino si distingue bene la lunga strada che attraversa il centro storico, Spaccanapoli. Parte dai quartieri Spagnoli e arriva fino a Forcella, prendendo vari nomi. In posizione centrale ecco il tetto verde della chiesa di Santa Chiara e il suo chiostro, in piazza del Gesù.
Da questa piazza parte la via Benedetto Croce, percorrendola a piedi, superata piazza San Domenico Maggiore, tra vicoli e palazzi storici (patrimonio dell’Umanità dell’Unesco), si arriva a San Gregorio Armeno, la strada dei presepi. È stretta stretta, sale verso il Decumano Maggiore, cioè via Tribunali. Su tutti e due i lati si affacciano le piccole botteghe artigianali, tutte dedicate al presepe. È bello percorrerla in ogni periodo dell’anno, e questo la rende unica nel genere, ma a dicembre, illuminata a festa, è davvero imperdibile. Sui banchetti si trovano statuine di terracotta di ogni misura e qualità, gli “scogli” cioè le scenografie in sughero a vari piani con la grotta, il laghetto, le montagne. Tante Madonne, san Giuseppe, Gesù Bambino, re Magi, pecorelle.
La particolarità del presepe napoletano è la presenza di personaggi di attualità: politici, star, artisti, sportivi e quest’anno i nostri “angeli”, medici e infermieri che si prendono cura dell’Italia. Spesso la popolarità dei vip è stata sancita proprio dalla loro presenza tra le statuine di San Gregorio Armeno.
Qui vengono i napoletani per acquistare ciò che serve per allestire la propria scena della Natività. Secondo la tradizione, qualunque siano le sue dimensioni, il presepe deve avere più piani e le figure devono rispettare la prospettiva, le più grandi si mettono in basso, gradualmente salendo si posizionano le più piccole. Adagiato in una grotta c’è il personaggio che non può mai mancare, Benino, il pastore che dorme e sogna il presepe, con le sue luci e la sua vita, le scene popolari, quotidiane, la lavandaia, la zingara, i venditori, che devono essere almeno 12 quanti i mesi dell’anno.
E poi la Sacra Famiglia con il Bambinello, che nelle case il più piccolo della famiglia appoggia sulla paglia la sera del 24 dicembre. Le luci, il ruscelletto con l’acqua che scorre, il forno completano l’allestimento tradizionale.
Già, ma perché proprio in questa strada si è concentrata la produzione e la vendita delle statuine in terracotta?
La storia è molto antica, risale all’epoca romana quando vi sorgeva il tempio di Cerere, la divinità della terra e della fertilità, a cui i cittadini erano soliti portare come ex voto le figure di terracotta realizzate nelle botteghe dei dintorni. L’area rimase sacra anche in età cristiana. Santa Elena, madre dell’imperatore Costantino (nato nel 274 ) sulle rovine del tempio pagano fece edificare una chiesa. Poi nell’VIII secolo le monache di san Basilio, fuggite dall’Oriente con le spoglie di San Gregorio, fondarono il complesso monastico.
La chiesa di San Gregorio Armeno è anche conosciuta come chiesa di Santa Patrizia protettrice della città insieme a san Gennaro, perché qui sono custodite le sue reliquie.
Alla compatrona è dedicata la messa del martedì, quando si può assistere alla liquefazione del suo sangue. Ecco perché il rito dell’offerta non si interruppe nel corso dei secoli, i miracolati portavano ai due santi statuine raffiguranti l’uomo o la donna che avevano ricevuto la grazia. Facile quindi il passaggio alla produzione per il presepe, quando si diffuse l’uso di rappresentare la Natività.
Riprendendo la tradizione francescana anche a Napoli nel ‘300 e ‘ 400 si diffuse l’usanza di allestire la scena della Natività nelle chiese o nei conventi, con figure quasi ad altezza naturale. Nei secoli successivi però la spiritualità fu messa in secondo piano dalla spettacolarizzazione: alla Sacra Famiglia si aggiunsero i pastori, il corteo dei re Magi, le figure diventarono più piccole e si arricchirono di personaggi minori presi dalla strada, dalla vita del porto o dalle campagne.
La grotta della Natività perse la centralità e venne inserita in una serie di quadri che rappresentavano la vita quotidiana: il mercato del pesce, l’osteria, i suonatori ambulanti, il macellaio, l’arrotino, il cieco, lo storpio. Ognuno corredato da utensili, vasellame, strumenti musicali, sempre più piccoli e ricchi di particolari.
Intorno al Seicento gli aristocratici napoletani iniziarono a realizzare delle personali rappresentazioni della Natività, facendo a gara per poter mostrare i pezzi più belli. Vennero così coinvolti i migliori artisti e artigiani per realizzare dei presepi sempre più scenici. Diverse strade del centro storico si trasformarono in vere e proprie esposizioni dei vari artisti e San Gregorio Armeno divenne il luogo simbolo del presepe napoletano.
L’epoca d’oro dell’arte presepiale fu il Settecento. Giuseppe Sanmartino, lo scultore della statua in marmo del Cristo velato, diede inizio ad una vera scuola di artisti del presepio.
Per ammirare gli splendidi manufatti del Settecento e dell’Ottocento bisogna andare al Museo di San Martino, al Vomero dove, ambientato in una finta grotta e dotato di un impianto di illuminazione che simula l’alternarsi di alba, giorno, tramonto e notte, si ammira il Presepe Cuciniello. Il nome è quello di Michele Cuciniello, il collezionista che donò allo Stato la sua raccolta di circa ottocento tra pastori, animali e accessori, tra i più belli del Sette-Ottocento, e che organizzò il montaggio dell’intero presepe, inaugurato nel 1879.
Oltre al presepe Cuciniello la raccolta del Museo Nazionale di San Martino custodisce anche altre stupende opere di pregevole fattura. Da ricordare è il lascito dell’avvocato Pasquale Perrone che nel 1971 affidò al Museo la sua raccolta costituita da 956 oggetti di qualità, di cui alcuni montati nelle caratteristiche ‘scarabattole’, vetrine lignee, che permettono la vista del presepe da più lati in cui possono essere allestite le scene tipiche dell’Osteria, la Natività, l’Annuncio ai Pastori.
Sulle bancarelle e nei negozi di via San Gregorio Armeno si trova davvero di tutto, a prezzi ottimi. Per un acquisto un po’ più importante si va nelle botteghe storiche: dal 1836 la famiglia Ferrigno realizza pastori classici, anche vestiti con abiti di seta, come si usava nel Settecento www.arteferrigno.com
Quella di Genny Di Virgilio attiva dal 1830 invece si è specializzata in figure contemporanee www.divirgilioart.com
San Gregorio Armeno https://ecampania.it/event/chiesa-san-gregorio-armeno-convento-e-splendido-chiostro
Santa Patrizia www.napoli-turistica.com/santa-patrizia-compatrona-napoli
Museo di San Martino www.polomusealecampania.beniculturali.it/index.php/le-sezioni-smartino
Informazioni turistiche www.visitnaples.eu
Contributi fotografici di Elena e Guido Precchia
“Quanno nascette Ninno”, con l’Accademia Mandolinistica Napoletana di Mauro Squillante.
Voce: Irene Isolani.
Musicisti: Adolfo Tronco, Massimiliano Del Gaudio, Luca Petrosino.
Cappella Palatina di Palazzo Reale a Napoli, 6 gennaio 2020.