L’azienda italiana RimborsoalVolo.it è tra le organizzazioni che si battono per e difendere i diritti dei passeggeri aerei nella Comunità Europea. La Corte di Giustizia Europea condanna Ryanair per la mancata trasparenza sui prezzi. Prima condanna via Skype in Serbia per violazione dell’obbligo dell’auto-isolamento per il coronavirus. La giurisprudenza relativa al rinnovo della patente dopo un incidente, provocato in stato di ebbrezza
RimborsoalVolo.it portavoce dei diritti dei passeggeri Italiani in Europa
L’Associazione dei difensori dei diritti dei passeggeri (APRA), istituita nel 2017, ha annunciato che l’azienda italiana RimborsoalVolo.it è stata inserita tra le otto organizzazioni che si battono per migliorare, proteggere e difendere i diritti dei passeggeri aerei nella Comunità Europea. Siamo l’unica azienda italiana a far parte di APRA. – racconta Giuseppe Conversano, fondatore di RimborsoalVolo.it – Questo è per noi motivo di grande orgoglio. La nostra è un’azienda 100% italiana, tra le prime nate in Europa specializzate dell’assistenza ai passeggeri; dopo 10 anni di attività dedicata alla tutela dei loro diritti siamo felici di entrare a far parte di un’organizzazione la cui missione è quella di garantire la massima protezione ai passeggeri del trasporto aereo impegnandosi attivamente in un dialogo costruttivo con le istituzioni europee e nazionali e con le compagnie aeree. In questo periodo così complesso, causato dalla emergenza sanitaria da COVID 19, dunque, è arrivato un nuovo riconoscimento per RimborsoalVolo.it, che, nel corso del 2020, già ha ottenuto la certificazione “ZERO TRUFFE” di Il Salvagente, che certifica l’idoneità di un servizio a seguito di specifici test a tutela del consumatore.
Info: www.rimborsoalvolo.it
Corte di Giustizia europea: Ryanair deve essere più trasparente sui prezzi dei voli sul suo sito web
Lo scorso 23 aprile, la Corte di Giustizia dell’Unione europea, pronunciandosi nella causa C-28/19, Ryanair Ltd e a./Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – Antitrust e a., ha confermato la sentenza con la quale l’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato (Agcm), nel 2011, aveva condannato Ryanair al pagamento di una multa di 500’000 euro per pratica commerciale sleale: la compagnia, infatti, aveva pubblicato sul proprio sito dei prezzi non ritenuti completi: i prezzi non indicavano l’importo dell’Iva per i voli nazionali, gli oneri di web check-in e le tariffe applicate in caso di pagamento con una carta di credito diversa da quella prescelta da Ryanair. La compagnia aerea era ricorsa al tribunale amministrativo italiano, che aveva respinto il ricorso. Ryanair, allora, ha fatto appello davanti al Consiglio di Stato, che si è, a sua volta, rivolto alla Corte di Giustizia per chiarimenti. La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha chiarito che i vettori aerei devono indicare, sin dalla pubblicazione delle loro offerte di prezzo su internet, l’IVA applicata ai voli nazionali nonché le tariffe per il pagamento con carta di credito. La corte ha aggiunto che essi devono anche indicare gli oneri di web check-in qualora non sia proposta alcuna modalità alternativa di check-in gratuito. Pertanto le compagnie aeree devono sempre indicare, fin da subito, in modo chiaro e trasparente sul loro sito, l’Iva applicata ai voli nazionali, le tariffe per il pagamento con carta di credito e gli oneri per il check-in, qualora non sia proposta alcuna modalità alternativa gratuita.
Info: www.curia.europa.eu
Coronavirus: in Serbia condannato via Skype per violazione dell’obbligo dell’auto-isolamento per il coronavirus
Anche in Serbia sono state emanate disposizioni di autoisolamento, per 14 o 28 giorni, per contenere la diffusione del contagio da Covid-19: il Ministero della Giustizia della Serbia, in particolare, ha raccomandato l’arresto immediato e quindi la carcerazione per chi viola le misure di autoisolamento in appositi centri, che si trovano a Vrsac, Pozarevac e Pirot. A seguito di ciò, un uomo di 38anni di Nis, che non ha rispettato l’auto-isolamento impostogli al suo ritorno dall’estero, è stato condannato in primo grado a tre anni di reclusione proprio perché non. La caratteristica del procedimento, però, è stata che, a seguito delle raccomandazioni dettate dal Ministero della Giustizia serbo, il processo si è svolto in maniera tecnologica, vale a dire via Skype, con un collegamento video tra il tribunale di Dimitrovgrad, dove c’erano i giudici e gli avvocati, ed il carcere della vicina Pirot, dove era rinchiuso l’imputato. Naturalmente, imputato e difesa hanno diritto a presentare ricorso contro la sentenza di condanna.
Il rinnovo della patente dopo un incidente, provocato in stato di ebbrezza
A seguito della richiesta di un lettore precisiamo che gli artt. 186 e 187 del Codice della Strada prevedono a carico di chi guida sotto l’influenza di stupefacenti o in stato di ebbrezza (con un tasso alcolemico superiore agli 1,5 grammi per litro), in caso di incidente, anche senza danni alle persone, non solo sanzioni penali, ma anche il ritiro della patente, che viene trasmessa alla Prefettura che ne dispone la sospensione cautelare. L’art. 219, comma 3 ter, inoltre, prevede che, concluso il processo penale, l’interessato potrà sostenere un nuovo esame per riavere la patente: devono, però, precisa la norma essere trascorsi almeno tre anni dalla data dell’accertamento del reato. In merito la giurisprudenza non è concorde su come interpretare tale disposizione. Secondo la seconda sezione del Tribunale civile di Bologna (sentenza n. 5789 del 18 luglio 2018), ad esempio, il triennio di revoca deve essere conteggiato dall’accertamento del fatto-reato da parte degli agenti operanti. Secondo la sentenza n. 126 del 7 gennaio 2020 della quarta sezione della Corte di Cassazione penale, l’accertamento dei fatti dipende dalla sentenza passata in giudicato e, in caso di tempi lunghi, i tre anni di inibizione dalla guida non possono sommarsi al periodo di sospensione precedente ma devono essere scomputati.