A Cernobbio per la “casa che parla”, Faenza ospita le ceramiche di Picasso, Ferrara rende omaggio a Giuseppe De Nittis con una grande mostra
La “casa che parla”: Villa Bernasconi e la mostra di Marcello Dudovich.
Inaugurato nel 2017, il Museo di Villa Bernasconi (www.villabernasconi.eu), ospitato nell’omonima splendida villa Liberty a Cernobbio, sul lago di Como, non è un museo tradizionale, ma un’esperienza offerta al visitatore. “Vieni a trovarmi, ho delle storie da raccontare”: la Villa, costruita nel 1905 dall’architetto Alfredo Campanini come “casa di moda” per l’ingegner Bernasconi, fondatore delle omonime tessiture seriche a fine ‘Ottocento, invita gli ospiti ad entrare nel vivo del suo passato. Al piano rialzato viene illustrato il contesto storico e artistico in cui è nata la Villa, mentre al piano superiore una voce parlante racconta la storia dell’imprenditore, della famiglia e dell’azienda da lui fondata.
Fino al 16 febbraio la Villa ospita una sezione della mostra Marcello Dudovich (1878-1962). Fotografia tra arte e passione”. La mostra principale è al m.a.x. museo di Lugano in Svizzera (www.centroculturalechiasso.ch), dove sono esposte 300 opere, tra cui fotografie e manifesti di Dudovich, dandy della Belle Epoque, padre del moderno cartellonismo pubblicitario. Dopo di lui, la maniera di fare pubblicità cambia completamente. Da non perdere.
Sempre piacevolissimo fare una gita a Faenza, città dall’inarrivabile tradizione di ceramiche e maioliche, soprattutto se il M.I.C., il suo affascinante museo, espone una cinquantina di pezzi di Pablo Picasso.
Le opere in mostra “Picasso la sfida della ceramica”, curata da Harald Theil e Salvator Haro, (fino al 13 aprile, www.micfaenza.org) raccontano il percorso e il pensiero creativo dell’artista spagnolo nei confronti dell’argilla e il suo stretto rapporto con Faenza.
Le ceramiche picassiane, infatti, rivelano le fonti d’ispirazione di Picasso, partendo dai manufatti presenti nelle collezioni del MIC.
L’artista spagnolo nel 1950 regala a Faenza il suo primo piatto con la Colomba della Pace, un messaggio contro la guerra. A supporto della mostra, un interessante filmato ci fa scoprire l’attrazione di Picasso per la ceramica.
L’affascinante De Nittis a Ferrara
Venire da Barletta e ritrovarsi tra boulevards, cafés alla moda e grandi avenues…Per Giuseppe De Nittis è stata la rivelazione di un mondo inaspettato, improntato sulla joie de vivre, sull’arte e la modernità. A Parigi Giuseppe de Nittis (1846-1884) arriva nel 1867. E’ un amore a prima vista, Parigi gli corrisponde, tanto che tutte le parigine vogliono farsi ritrarre da lui. Nel 1874 ottiene un grande successo con la mostra nello studio del fotografo-artista Nadar, nel 1878 la Francia lo insignisce della Legion d’Honneur, ma purtroppo muore giovanissimo, a 38 anni, colpito da ictus.
Con la sua capacità pittorica, le pennellate che anticipano l’arte moderna, la sua eleganza e fascino, l’artista di Barletta conquista i salotti bene della città. Soprattutto conquista la futura moglie, Léontine, protagonista di molte sue opere, che lo introduce nell’alta borghesia parigina.
Oggi, fino al 13 aprile, il Palazzo dei Diamanti di Ferrara (www.palazzodiamanti.it) dedica una bellissima mostra “De Nittis e la rivoluzione dello sguardo”, curata da Maria Luisa Pacelli, Barbara Guidi e Hélène Pinet. Di sala in sala ci si lascia affascinare dal modo del maestro di guardare la realtà e di tradurla con immediatezza sulla tela, utilizzando anche inquadrature audaci e tagli improvvisi. E’ un momento fondamentale per i cambiamenti: la pittura si mette a confronto con la fotografia e l’arte di De Nittis segna l’avvento della modernità.