Da Samarcanda a Bukhara lungo la Via della Seta. In primo piano oggi, come duemila anni fa
testo e foto di Silvana Rizzi
Città imaginifiche dalla storia millenaria, tuttora tra le mete più affascinanti dell’Uzbekistan, terra di conquista di Gengis Khan e del grande Tamerlano, un sogno irragiungibile per lo zar Pietro il Grande, una realtà per i suoi successori, che, nella seconda metà dell’Ottocento, sottomisero Samarcanda, Khiva e Bukhara.
Quando, dopo la rivoluzione d’ottobre, nel 1924, a Mosca viene costituita l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, Uzbekistan, Tajikistan, Kazakistan e Turkmenistan costituiscono le repubbliche dell’Asia Centrale, fino al collasso dell’Urss. Nel 1991, nasce la Repubblica dell’Uzbekistan con a capo un presidente. “Da allora”, racconta la nostra guida, “la popolazione è raddoppiata, e le condizioni economiche in crescita”.
A detta della nostra accompagnatrice, il 96% della popolazione vive in case di proprietà, scuole e università premiano il merito degli studenti con borse di studio. Devo ammettere che, durante i lunghi viaggi i pullman tra una città e l’altra, oltre ai casermoni d’impronta sovietica, sfilano quartieri interi di casette a misura d’uomo.
Un viaggio in questo paese, è quanto mai attuale, non solo per scoprirne il passato, ma perchè la Via della Seta torna oggi ad avere il ruolo di collegamento tra Oriente e Occidente. Negli ultimi anni, Cina, Russia ed Europa hanno investito centinaia di miliardi di dollari per costruire, lungo il vecchio percorso, gasdotti e ferrovie ad alta velocità per congiungere i due mondi. Di notte, sulla linea ferroviaria corrono interminabili treni merci, che dalla Cina trasportano computer, telefonini, elettronica di consumo, per tornare indietro carichi di apparecchiature di altissima tecnologia, come impianti medicali o microprocessori.Certo niente a che vedere con il mistero, che aleggiava un tempo intorno alle città sorte lungo i tanti percorsi della Via della Seta, nate per accogliere le carovane che trasportavano sete pregiate, spezie, pietre preziose, ma anche libri e cultura.
Comunque sia, entrare oggi nella cittadella di Khiva e di Bukhara, o sostare nella piazza del Registan di Samarcanda, avvolti dall’azzurro splendente delle cupole delle madrase, i collegi islamici di un tempo, è sempre un’emozione.
Non solo, ma è anche un divertimento per gli appassionati di shopping. Gli uzbeki, presi dal sacro fuoco del commercio e del guadagno, hanno trasformato i locali destinati agli studenti all’interno delle madrase, in botteghe stracolme di giacche di velluto ricamate, abiti tradizionali uzbeki, suzani (spiegazione più avanti), ikat, le preziose stoffe tessute a telaio con fili di seta, deliziose tracolle fatte con vecchi tappeti, cappotti impunturati, cappelli in pelliccia e in lana, borse di cotone ricamate, guanti, tappeti tessuti a telaio e quant’altro.Tanti antri di Alì Babà, in poche parole, che non offendono la vista, e consentono di fare ottimi affari, purchè si tratti senza fretta.
Ovunque si è accolti con simpatia e amicizia. E, se vi capita di chiedervi come mai alcune ragazze abbiano sopracciglia ben disegnate e ben curate e altre più selvagge, il mistero è presto risolto. Chi le ha addomesticate è sposata, mentre le sopracciglia ancora selvagge sono privilegio delle nubili
Khiva
E’ il primo impatto con il paese. Una meraviglia. La città, un’oasi carovaniera lungo la Via della Seta di minore importanza rispetto a Bukhara e Samarcanda, ha un centro storico meravigliosamente ben conservato. Passeggiare nella Ichon-Qala, cioè dentro le mura, nella parte più antica della città, è quanto mai piacevole.
Ecco Kuna Ark, la fortezza, dove i regnanti hanno vissuto per secoli, con la Moschea Estiva, decorata con piastrelle dai motivi floreali, la Madrasa Rakhim Khan, e la bellissima Moschea Juma dalle colonne in legno, che sorreggono il tetto. Si gira tra vicoli e vicoletti con sorprese ad ogni angolo, come la Moschea di Ak dalle splendide porte intagliate.
Tra i piaceri, c’è anche lo shopping. Scopriamo i suzani, i tradizionali tessuti ricamati dalle ragazze, usati come copriletto matrimoniali o decorazioni murali. Coloratissimi, con disegni floreali come l’uva, la palmetta, i tulipani e il giacinto, hanno un significato simbolico e prezzi diversi, secondo la qualità del lavoro e l’antichità del pezzo. Un’ultima notizia su Khiva. Ottimo il Restaurant Yavasul Boshi, a Ichon Kala, con i ravioli ripieni alle erbe. Sembra che Marco Polo li abbia portati in Italia proprio da qui.
Quanto agli alcolici, in Uzbekistan vige un islamismo moderato, e la birra locale si trova dappertutto.
Bukhara
Bella, bellissima, ricca di edifici millenari, Bukhara è da scoprire a piedi, lentamente, partendo dalla bella piazza dei gelsi, piazza Lyabi-Hauz, dove è piacevole fermarsi a bere una tazza di tè.
Città colta, un tempo sede della più grande biblioteca del mondo islamico, Bukhara conserva un centro storico di grande fascino: dalla madrasa di Ulugbek con il suo minareto, simile a quello spettacolare di Kalyan e di Vabkent, ai caravanserragli, alla Moschea di Kalyan e di Bolo-Hauz, alla spettacolare madrasa di Miri-Arab, a Chor Minor, la madrasa dai quattro minareti, per citare alcuni dei monumenti più importanti, tutto rivela un passato grandioso. Oggi, come nei secoli passati, Bukhara è il regno del commercio. Sotto i “toq”, le quattrocentesche cupole cilindriche, si trova ogni tipo di merce, dai tappeti, ai cappelli, alle borse, ai suzani. Vale la pena di prendersela con calma per scegliere e trattare.
Un’esperienza da non perdere qui è quella dell’hammam Bozori Kord, il più antico della città, tuttora in funzione. Nulla è cambiato nel tempo, dal pavimento in pietra, alle cupole, ai sedili dove ci si rilassa, avvolti dai vapori, fino ai tavoli su cui sdraiarsi per il bagno e i massaggi, tutto ha conservato il fascino di un tempo.
Samarcanda
Ecco l’Araba Fenice, una delle città più leggendarie del mondo, il cuore della silk road. Distrutta da Gengis Khan nel 1220, risorge nel 1370 grazie a Tamerlano. Amir Timur, Tamerlano per gli occidentali, dove “lano” significa zoppo, a indicare la menomazione subita dal condottiero in battaglia, s’innamora di Samarcanda, ne fa la capitale del suo immenso regno, facendo convergere in città, dopo ogni conquista, i migliori artigiani, architetti, scienziati e letterati delle terre annesse. L’orgoglio di Tamerlano è la realizzazione del complesso di Bibi-Khanum, di cui resta oggi ben poco, con la moschea, una delle più grandi dell’impero islamico, dallo splendore incomparabile, secondo le testimonianze di allora.
Il Registan, nel cuore della città, lo spettacolare complesso di tre madrase dalle cupole azzurre, deve invece l’eternità al nipote di Tamerlano, Ulug Bek, che iniziò a costruirla nel 1417.
Ulug Bek, chi era costui? L’Isis esisteva anche allora…
Un personaggio straordinario, di cui non sapevo nulla. Mohamed Taragai, detto Ulug Bek, cioè il grande principe, amava le scienze, le arti e in particolare l’astronomia, tanto che da tutto l’Oriente arrivavano gli studenti per assistere alle lezioni nelle tre madrase. A rendere Ulug Bek un personaggio straordinario, è la costruzione dell’osservatorio, inaugurato nel 1429. Un capolavoro della scienza, da non perdere assolutamente! A questo seguì il trattato delle Tavole del Sultano, con i dati per rilevare i dati della posizione del sole, della luna e dei pianeti ecc.
L’antidogmatismo religioso e la libertà di pensiero del Sultano gli attirarono gli strali dei fondamentalisti islamici, tanto che a farlo decapitare nel 1449, sarà il figlio, convertito al fanatismo religioso. Ce ne parla Jean Pierre Luminet nel suo libro “Ulug Bek. L’astronomo di Samarcanda”
Dall’arte ai bazar
Imperdibili quelli di Samarcanda, tra cui il bazar siyab, nei pressi della moschea di Bibi Khanum. Vi si trova di tutto, compresa un’offerta incredibile di frutta secca e candita. Da passarci un paio di ore…
Tashkent, tra ricordi sovietici e modernità
Ultima tappa del viaggio, la capitale dell’Uzbekistan, una delle principali metropoli dell’Asia Centrale con 2,3 milioni di abitanti. Interessante da visitare, con una metropolitana degna di nota, dove le 36 stazioni rappresentano ognuna un’opera d’arte. In metro si raggiunge il Bazar Chorsu, nella Città Vecchia, il mercato più grande della città. Da non perdere assolutamente, per respirare l’atmosfera dinamica e moderna della metropoli.
Per organizzare il viaggio:
Sapphire Asia
Fatimasapphireasia@gmail.com
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