Chi se lo sarebbe immaginato qualche anno fa… Oggi, Milano è sotto i riflettori dei viaggiatori di tutto il mondo con i suoi musei e i quartieri alla moda
di Silvana Rizzi
Milano, una città turistica?
Dal celebre quadrilatero della moda, ai Navigli, regno di ristorantini per ogni tasca, al quartiere di Brera, a piazza Gae Aulenti, a Fiera Milano City con i grattacieli Di Zaha Hadid e di Isozaki a fare da sfondo alla tradizionale via Mascheroni, tutto incuriosisce e merita un giro.
Tra le ultime novità, l’itinerario Di Casa in Casa, quattro case museo per la città, è una passeggiata attraverso i quartieri più affascinanti, alla scoperta di dimore secolari, oggi aperte al pubblico, ricche di storia e di arte. Il visitatore, collegandosi al nuovo sito www.casemuseo.it e consultando la mappa Di Casa in Casa, può scegliere uno dei percorsi tematici ideati dallo storico dell’arte Stefano Zuffi, individuando la zona di Milano, la durata della visita e il contorno cittadino.
Si passa dalla Casa Museo Bagatti Valsecchi, al 5 di via Gesù, in stile neogotico, frutto di una straordinaria vicenda collezionista di fine Ottocento, che ha come protagonisti i due fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi (www.museobagattivalsecchi.org), al vicino spettacolare Museo Poldi Pezzoli (www.museopoldipezzoli.org), famoso in tutto il mondo, dove alle pareti dei salotti ottocenteschi, tra specchi e arredi preziosi, sono appese opere di artisti quali Perugino, Piero della Francesca e Pollaiolo. A questo si aggiungono collezioni straordinarie di orologi e porcellane.
Diversa per stile e epoca ecco Villa Necchi Campiglio (www.fainecchi@fondoambiente.it), ora di proprietà del Fai, in via Mozart 14, costruita negli anni trenta da Piero Portaluppi, uno dei maggiori architetti di quel tempo: all’interno, tutto è rimasto inalterato negli anni, come ai tempi delle sorelle Necchi.
L’ultima, forse la meno spettacolare, ma altrettanto sorprendente, è Casa Boschi Di Stefano (www.fondazioneboschidistefano.it), in via Giorgio Jan 15, un po’ defilata, rispetto alle altre, al secondo piano di una bella casa borghese progettata sempre da Piero Portaluppi. Tutto il grande appartamento riflette la vita dei due coniugi Antonio e Marieda, senza figli, tanto appassionati di arte italiana del Novecento, da farne lo scopo della loro vita. Marieda, partita per Parigi per comprarsi una pelliccia, torna indietro con i Gladiatori di De Chirico; Mario Sironi è tra gli amici più cari, così come Morandi, con cui Marieda stipula un contratto per l’acquisto di 3 quadri al mese. Lucio Fontana fa il primo taglio nella tela davanti a Antonio, mentre per incontrare Dova, i Boschi salgono in Valdaora, dove l’artista vive in solitudine.
I costumi del Teatro alla Scala e il Panettone Giovanni Cova
“Milan l’è on gran Milan”, dice una celebre canzone degli anni ’30. Ma cosa offre di unico al mondo la città meneghina? Il Teatro alla Scala e il panettone a Natale, è la risposta dei milanesi. Giuseppe Verdi rende omaggio al dolce milanese in una lettera rivolta al suo editore, Tito Ricordi, che glielo invia come omaggio natalizio ”Come al solito era buonissimo e bellissimo”.
Per assistere a un’opera di Verdi, Puccini o Bellini, per fare solo qualche nome, arrivano fans da tutto il mondo: dal Giappone, dal Canada, dagli Stati Uniti, dalla Cina. Ma, oltre alla musica, i costumi, vere e proprie opere d’arte e le scenografie ricoprono un ruolo fondamentale nell’incantesimo della rappresentazione.
Oggi, per celebrare i quarant’anni di attività, l’Associazione Amici della Scala, con il Comune di Milano-Cultura, promuove una mostra straordinaria, da non perdere assolutamente: Incantesimi – I costumi del Teatro alla Scala dagli anni Trenta a oggi-(fino al 28 gennaio, www.palazzoreale.it, ingresso gratuito), per far scoprire al pubblico di tutto il mondo la magia del costume, legato all’opera lirica e al balletto.
Anima della mostra è la curatrice Vittoria Crespi Morbio, milanese doc, autrice tra l’altro, dello splendido volume Incantesimi.
I costumi portano la firma dei nomi più celebri della storia del teatro, da Caramba a Zeffirelli, dalla poetica Anna Banti al barocco Pier Luigi Pizzi, a Gianni Versace. Ecco Eugenio Oneghin, con il costume disegnato da Alexandre Benois, apposta per la grande Renata Tebaldi, nei panni di Tatiana. Il costumista Caramba, amico del grande direttore Arturo Toscanini, rivela la passione per il colore negli abiti, la fantasia e la raffinatezza nella scelta dei particolari, come i bottoni e i ricami, prodotti nei laboratori della sartoria del Teatro alla Scala. Non si può non citare la mitica Maria Callas vestita da Zeffirelli in Il Turco in Italia di Rossini, con un raffinatissimo abito giallo oro per illuminare la scena notturna. Di fronte ad ogni abito, ci si ferma incantati ammirando la fantasia, i colori e il lavoro degli artigiani, oggi impensabile.
Un Natale all’insegna della cultura, quello di quest’anno. I panettoni di Giovanni Cova &C, eccellenza della tradizione nella pasticceria, tanto da essere premiata al Superior Taste Award con le Tre Stelle d’oro, sono presentati avvolti con le riproduzioni delle opere dei grandi Maestri. Tutto questo è stato possibile grazie all’Archivio Storico Ricordi, che ha messo a disposizione, per il Natale 2017, le immagini storiche della Turandot di Puccini per incartare il panettone. Ad altre specialità della pasticceria Cova sono riservate sorprese culturali diverse, tra cui la copertina della prima assoluta della Madama Butterfly di Giacomo Puccini. L’idea è affascinante e il regalo del panettone natalizio si veste di una milanesità raffinata. Degna della città meneghina la Pasticceria Giovanni Cova, via Cusani 10, Milano
Quanto ai ristoranti, è il momento degli etnici ad alto livello. In piazza Mirabello, tra Brera e Porta Nuova, al posto dello storico Verdi, si è appena aperto il ristorante indiano Cittamani (prezzo intorno ai 50 euro, tel.02 38240935), gestito da Ritu Dalmia, una celebrità nel suo paese. A renderlo unico, il modo di proporre la cucina del subcontinente, in maniera contemporanea, senza esagerare nel peperoncino, con un’aggiunta positiva di qualche ingrediente italiano.
A pochi passi da qui, al ristorante Pacifico (via della Moscova 29, www.wearepacifico.it) si gusta la cucina peruviana al top. Protagonista del menu è il ceviche, il piatto più conosciuto in Perù, una ricetta a base di pesce marinato nel limone, con l’aggiunta di spezie. Da Pacifico, lo chef Jaime Pesaque lo declina in ben sei versioni diverse. Ottimo quello con salmone o tonno, leche de tigre di miso, cetriolo, sesamo, alghe croccanti!
Per stare sul classico, ottimo per l’ambiente e la cucina con piatti milanesi come il risotto giallo e ossobuco, ma anche antipasti raffinati con tocchi esotici e una meringata eccellente, è il Bugandè, sull’ Alzaia Naviglio Grande 8 (tel.02 89400407).
A gestirlo sono gli stessi proprietari dell’adiacente Hotel Maison Borella (www.hotelmaisonborella.com, da 160 la doppia), un romantico albergo di charme, amatissimo dagli stranieri.
Per spendere meno, oggi va di moda l’Ostello Bello, in via Medici 4 (www.ostellobello.com/ostello-bello-contatti), con camere singole, ma anche a 3, 4 letti. L’atmosfera è giovane, allegra e anche intellettuale.
Due ultimi consigli per mezzogiorno. Adoro le insalate e il caffè servito insieme a una micro porzione di gelato del bar Juice (1 euro), in via Hoepli angolo via Agnello.
L’ultima scoperta è il LuBar, nella serra della Villa Reale, in via Palestro 16. Una sorpresa da non perdere.