A Brescia per una mostra straordinaria sull’Ottocento italiano, a Cremona per le celebrazioni di Monteverdi, ad Aosta per Giovanni Segantini e i pittori della montagna
di Silvana Rizzi
A Brescia l’Italia dell’Ottocento
Dalla mostra “Da Hayez a Boldini. Anime e volti della pittura italiana dell’Ottocento” si esce felici, incantati da artisti innamorati del bello. In mostra a Palazzo Martinengo (www.amicimartinengo.it) fino al 17 giugno 2017 cento opere, dalla Scapigliatura al Divisionismo, passando dai Macchiaioli fino alla Belle Epoque parigina, che illustrano gli straordinari movimenti pittorici italiani dell’Ottocento.
Si parte da Antonio Canova, che incarna i canoni dell’estetica neoclassica, per proseguire con i romantici, tra cui, ovviamente Hayez. A questi segue la Scapigliatura, che si afferma in Lombardia. L’artista più affascinante del movimento è Tranquillo Cremona, l’iniziatore dello sfumato sul contorno delle figure, che realizzava utilizzando le mani invece del pennello, tanto da assorbire i coloranti tossici, causa della sua morte a soli 41 anni. Firenze, nello stesso periodo, esibisce i Macchiaioli, capitanati da Giovanni Fattori. Si prosegue con le tele cariche di significati simbolici di Segantini e Pelizza da Volpedo, per arrivare alla Parigi della Belle Epoque, dove vissero Zandomenighi e Boldini, anticipatore della modernità novecentesca, con i suoi ritratti, dove esalta la bellezza e il mistero della donna.
Brescia non è nota come città turistica, ma il quartiere di Santa Giulia, tra archeologia e stradine antiche, merita una visita accurata. A pranzo si può andare alla Trattoria al Fontanone (tel.0330 40554) in via dei Musei, sicuri di trovarsi bene.
Da non perdere: Cremona celebra Monteverdi
Un anno eccezionale per la lombarda città del violino. In occasione dei 450 anni della nascita di Claudio Monteverdi, nato qui, Cremona organizza straordinari eventi musicali e artistici. Oltre al Festival Monteverdi, la prima mostra ad aprire è “Monteverdi e Caravaggio, sonar strumenti e figurar la musica”(fino al 23 luglio, www.monteverdi450.it), presso il Museo del Violino della città. In mostra la ricostruzione dell’orchestra dell’Orfeo attraverso l’esposizione degli strumenti originali dell’epoca, scelti secondo criteri di valore filologico ed estetico. Fantastiche le applicazioni multimediali, che permettono di ascoltare il suono di ogni strumento.
A sottolineare il ruolo salvatore della musica, ecco in mostra il capolavoro del Caravaggio, Il Suonatore di Liuto, presentato come introduzione agli strumenti musicali, proveniente da una collezione privata newyorkese. Se la natura morta del dipinto ricorda quella del Ragazzo morso da un ramarro, il liuto e il violino, dipinti in ogni particolare, dal dettaglio delle corde alla scatola dei piroli, fanno parte della stessa collezione del Cardinale del Monte, il committente dell’opera in mostra, presso il quale Caravaggio lavora dal 1595.
Cremona merita una visita, dal celebre Duomo con il Torrazzo al centro storico, tutto invita a girarla a fondo. Ci si può fermare all’ombra del Duomo, al Tramezzo, specializzato in tramezzini di ogni genere. Perché non provarli?
Aosta espone i pittori della montagna
A mezz’ora di auto da celebri luoghi di villeggiatura montana, come Courmayeur, Aosta diventa il centro dell’attenzione con una mostra in tema: Giovanni Segantini e i pittori della montagna, presso il Museo Archeologico Regionale (fino al 24 settembre, www.regionevda.it). Cuore della mostra, l’esperienza pittorica di Giovanni Segantini (1858-1899), tra i massimi esponenti del divisionismo italiano, che ha eletto la montagna come soggetto principe delle sue opere. In mostra, i dipinti giovanili, quelli che l’artista realizza in Brianza, dove abita per un certo periodo di tempo, sponsorizzato dagli amici Emilio Longoni e Vittore Grubicy, che lo stipendia e ne promuove i dipinti. Artista di umili origini, Giovanni Segantini riesce ad emergere grazie proprio agli amici, conosciuti all’Accademia di Brera, che ne intuiscono il suo alto valore artistico. Del periodo brianzolo, precedente al suo trasferimento a Savognino, in Svizzera, ecco in mostra la vita agreste di quel tempo, con la raccolta dei bozzoli, il lavoro nei campi e la filatura. A rendere unici i dipinti, la ricerca della luce, che porterà l’artista a lasciare la Brianza per le alte quote dell’Engadina, dove la luce, appunto, si fa assoluta. Intorno a Segantini, sono esposti altri 50 artisti dello stesso periodo, come Vittore Grubicy, Emilio Longoni e Pelizza da Volpedo. Una particolare sezione è dedicata a Italo Mus, l’artista valdostano più ammirato nel XX secolo.
Per gustare i prodotti valdostani, ottima La Bottegaccia di Luca e Danila nel centro della città.