La Cina vista con gli occhi di un viaggiatore curioso e colto. E quella presentata in una mostra nel Veneto
di Claudia Farina
Venezia Pechino: 7.900 chilometri. In andata verso Beijng, alla scoperta del lato spirituale della Cina; in senso inverso le Meraviglie dello Stato di Chu esposte a Este (Pd), Adria (Ro) e Venezia. Di intensa spiritualità soprattutto buddista ma, anche taoista e confuciana (non a caso si parla di neo confucianesimo come fattore trainante della Cina) parlano splendidi monumenti religiosi della regione a nord est, appena sotto la Mongolia, lo Shanxi.
Perfino nello stesso tempio, il Tempio sospeso.
Il Budda della fortuna, Lao Tze e Confucio stanno fianco a fianco ognuno sul proprio altare, con un unico grande cuscino per le preghiere in una sala scura. Eccezionale, questo monastero di 1400 anni fa – 75 chilometri a sud est della città di Datong, – sospeso su pali appoggiati alla roccia. Stretti pianerottoli a strapiombo e scalette da brivido fanno salire e scendere i due piani fino ad una larga finestra, set fotografico per i visitatori a mani alzate, vittoriosi sulla paura, consapevoli che gli invisibili piloni conficcati nella montagna hanno retto.
Vicino, a Yingxian, la Pagoda di legno – la più alta e antica pagoda in legno del mondo, ricca di reliquie e di affreschi sulla pietà filiale confuciana – è stata costruita nel 1056 con tecniche d’incastro delle assi, senza usare chiodi. Come per miracolo, ha resistito a sette terremoti e duecento cannonate dei giapponesi. È città fortificata Datong, già capitale imperiale nel V secolo, ora pienamente industrializzata grazie ai giacimenti di carbone che la circondano, come si vede dai fumi e si sente nell’aria. Sull’energia fossile è prosperata anche Taiyan, capitale della provincia dello Shanxi, che entusiasmò Marco Polo. Di cultura materiale e sculture sagomate con materiale fossile narra il locale Museo del carbone. Pingyao è una meta imperdibile, a due ore da Taiyan. La città fortificata meglio conservata della Cina è percorsa da strade decorate con lanterne rosse, palazzi imperiali, guest house di tradizionale accoglienza, cerimonie d’alto impatto emotivo, patria della prima banca cinese nel 1824, ora museo Rishengchang. E proprio nella vicina, fastosa Qiao’s Family Courtyard è stato girato il film Lanterne rosse con il tragico personaggio della concubina Songlian.
Da Pingyao in pullman verso altre mete rigeneranti lo spirito: il Monte Wutai e le Grotte di Yungang. Le pendici della più settentrionale delle montagne buddiste sono santificate da una quarantina di templi, sopravvissuti a guerre e rivoluzioni. Bellissimo quello di Huayan, con la sala Mahavira abbellita da Bhudda, grandi vasi preziosi e un ritratto della dea Guaynin, detta Madonna cinese, che vedremo nel Tempio dei lama a Pechino in altre sembianze. Di sapiente arte rupestre e intima religiosità sono espressione le Grotte di Yungang con il Budda in pietra di 17 metri.
Somma espressione di tradizione imperiale e spiritualità a Pechino è il Tempio dei Lama dove il Bhudda del futuro accoglie fedeli e visitatori con la frase beneaugurante “Se il cuore è luminoso, apparirà il meraviglioso”. Sul retro è in mostra il buddismo tibetano con ruote del Dharma (della legge), campane, effigi, una statua a molte braccia della dea Guaynin e la spiegazione dei rituali di designazione dei lama Panchen e Dalai. Là dove l’azzurro cielo si unisce all’ azzurro sacro c’è il complesso Tempio del Cielo (1420), nel luogo che i geomanti di corte, esperti in feng shui, scelsero come punto d’incontro tra terra e volta celeste. Tra splendenti cromie e cosmologie conserva memoria delle cerimonie più importanti dell’anno svolte dall’imperatore, per avere prospere annate.
Per ammirare, in Italia, tesori archeologici cinesi, ecco la mostra Meraviglie Dello Stato Di Chu, aperta fino al 25 settembre e allestita in due sezioni complementari nei musei nazionali di Este (Pd) e di Adria (Ro), con una “finestra” al Museo d’Arte Orientale di Venezia. E’ la prima occasione in Europa di scoprire le straordinarie testimonianze di una delle principali civiltà dell’Antico Regno: lo Stato di Chu. Si tratta di una mostra-evento con percorsi plurisensoriali tra bardature e armamenti, bronzi cerimoniali e strumenti musicali provenienti da corredi funerari di alto rango (www. mostra-chu.it). Un’esposizione che narra due storie parallele nel tempo ma che si avverano a più di 8 mila chilometri di distanza: nelle antiche terre dei Veneti, tra Po e Adige, e lungo le sponde del Fiume Azzurro, in quella che poi sarà la Cina. In questi fertili territori, nel millennio che precede l’era cristiana, si affacciano alla storia due grandi civiltà, capaci di proporre manufatti di straordinaria raffinatezza e di accogliere il meglio della cultura locale e dei popoli contemporanei. Civiltà che diventeranno parte integrante di realtà molto più potenti: l’Impero Romano nel caso dei Veneti, il regno di Qin per il futuro Celeste Impero. Un accordo tra Italia e Cina, e più precisamente tra Veneto e la Provincia cinese del Hubei, consente per la prima volta in Europa di scoprire le testimonianze, davvero magnifiche, della civiltà dell’antico Regno. Come, successivamente, una Mostra allestita al Museo Provinciale del Hubei, consentirà ai cinesi di avvicinarsi alla grande storia che precedette di secoli la nascita di Venezia.
Nato come piccolo regno militare, Chu si espanse al punto da diventare, sul finire del Periodo delle Primavere e degli Autunni (770 – 454 a.C.), una vera e propria potenza e visse il suo momento di massimo splendore nel successivo Periodo degli Stati Combattenti (453 – 221 a.C.). L’impressionante qualità e stato di conservazione di reperti archeologici rinvenuti nella provincia di Hubei, cuore dello stato di Chu, in uno straordinario contesto archeologico di recente scoperta, testimonia come la supremazia del regno fosse culturale, prima ancora che militare. Armi e giade che rappresentano i due punti estremi dello Stato di Chu: la supremazia terrena attraverso la guerra e il consenso celeste attraverso l’offerta del bene più prezioso.