di Claudia Farina
Mazzolada al carnevale di Venezia
Sarà un carnevale gourmet, all’insegna dei sapori della tradizione veneta quello proposto da Mazzolada, azienda di Lison Pramaggiore, che a Venezia darà il via a una vera e propria caccia al tesoro del gusto e dei vini di qualità. A partire dal 31 gennaio e per tutto il mese di febbraio, andrà in scena “Tra bacari e cicchetti con Mazzolada”: nei bacari convenzionati, ai buongustai sarà consegnato un coupon con una mappa per scoprire il lato gourmet della città lagunare. Coloro che degusteranno i cichetti accompagnati dai vini di Mazzolada, nelle osterie ed enoteche che aderiscono all’iniziativa, ad ogni tappa potranno timbrare la scheda che, una volta completata, permetterà di ricevere subito un buono sconto per acquistare i vini della cantina e poi a casa propria un piccolo omaggio firmato dall’azienda di Portogruaro. www.mazzolada.it
Cà del Magro di Monte del Frà
È il Custoza superiore Cà del Magro 2012 ad aggiudicarsi, in contemporanea, i tre bicchieri Gambero Rosso (quinta volta) e il Premio speciale per il migliore rapporto qualità- prezzo nella Guida Vini d’Italia 2015. Cà del Magro è un vecchio, nobile vigneto di oltre quarant’anni e sette ettari sulla collina di Custoza, a pochi chilometri da Verona e dal lago di Garda, di proprieta dell’azienda Monte del Frà della famiglia Bonomo, una delle storiche del Custoza, che dal 1958 ad oggi si è espansa fino a produrre un pregevole Amarone in Valpolicella. L’uvaggio del pluripremiato Ca del Magro è composto da 40% Garganega, 20% Trebbiano, 15% incrocio Manzoni e poi Cortese, Chardonnay, Riesling e Malvasia. Agli occhi, presenta colore giallo venato da riflessi verdi paglierino; al naso, un bouquet di fiori di campo e mela Golden sfumata di vaniglia; in bocca, sapore asciutto, sapido con lunghi sentori. Un’occasione per degustare l’ampia gamma di etichette Monte del Frà è la kermesse “Aperitivi letterari”; il calendario aggiornato si trova sul sito www.montedelfra.it. Entrata gratuita su prenotazione a silvia@montedelfra.it
La vite ad alberello di Pantelleria Patrimonio dell’Unesco
Tra i beni immateriali dell’umanità, l’Unesco ha iscritto la vite ad alberello di Pantelleria, riconoscendone il valore storico-culturale oltre che identitario. La coltivazione della vite sull’isola ha modellato nel tempo il paesaggio, con quell’originale sistema di allevamento ad alberello basso rasente ai terreni. Oggi, il paesaggio disegnato dalle viti è il segno di un equilibro raggiunto con la natura grazie all’opera dell’uomo e al rispetto dell’ambiente. Il terrazzamento è l’emblema di quest’unione, all’origine della lavorazione della pietra da cui sono nati il dammuso e il giardino pantesco, strutture necessarie per praticare l’agricoltura in un contesto produttivo impervio. La viticoltura a Pantelleria può contare solo sulle braccia dell’uomo, non ci sono macchine che possano sostituire il contadino e la sua sensibilità produttiva. Sui terrazzamenti, spesso con pendenze estreme, la vite viene allevata al di sotto del livello del suolo, in una larga conca per riparare la pianta e i frutti dai venti di scirocco e di greco levante che spirano frequenti e violenti sull’isola. Questa pratica è utile anche ad equilibrare lo sviluppo della parte aerea rispetto a quella radicale, in modo tale che la mano dell’uomo possa facilmente intervenire sulle vite, durante tutto il suo sviluppo vegeto-produttivo. E noi, inebriarci con il Passito. www.consorziopantelleria.it
Vini a Venezia
Recuperare la memoria di un passato impresso nei libri di storia, ricreare i vigneti della Serenissima e l’atmosfera delle locande goldoniane, restituire a Venezia il suo patrimonio viticolo e il ruolo di fervido porto commerciale che ha avuto fin dai tempi più antichi. Scoprire l’origine, la provenienza e le caratteristiche delle antiche viti presenti in Laguna, campionarle e propagarle per dare vita a impianti che costituiscano una banca genetica delle varietà ricavate dallo studio. E’ questo l’ambizioso progetto del Consorzio Vini Venezia che, nel 2010, ha iniziato un progetto di ricerca allo scopo di creare una mappatura delle vecchie viti di Venezia, studiandone il Dna, per realizzare due vigneti: uno a Torcello, con la ristrutturazione di un vecchio vigneto, e l’altro all’interno del convento dei Carmelitani Scalzi. Il progetto del Consorzio Vini Venezia si prefigge quindi di scoprire l’origine, la provenienza e la caratteristica delle viti ancora presenti in Laguna, attraverso lo studio del materiale genetico prelevato dalle piante, ricercando all’interno di conventi, broli, giardini. Come spiegato nel libro “ll vino nella storia di Venezia”, tra le varietà da vino sono prevalenti quelle a bacca bianca, cioè Albana, Dorona, Garganega, Glera (o Prosecco), Malvasia istriana, Moscato giallo, Tocai friulano, Trebbiano toscano, Trebbiano romagnolo, Verduzzo trevigiano e Vermentino; le rimanenti sono a bacca nera, cioè Marzemino, Merlot e Raboso veronese. Nell’isola di S. Lazzaro degli Armeni, inoltre, nelle proprietà del monastero è stata identificata una varietà a bacca bianca denominata Rushaki, importata dall’Armenia nella laguna di Venezia. www.consorziovinivenezia.it