Quell’etichetta con la mappatura della “proprie colline”.
Amore per il territorio, gusto e vino
a cura di Valentina Maestrelli
Da tempo ho su uno scaffale della mia libreria un interessante libro, di Gaspari Editore, dal titolo “50 anni di carta geografica. Storia di un viaggio intorno”, uno di quei volumetti che ogni tanto mi piace sfogliare, leggerne qualche pagina e poi riporlo per fantasticare un po’ e per riprenderlo un po’ più in là. Per me, ma sicuramente non solo, le carte geografiche hanno sempre avuto un grande fascino perché ti permettono di viaggiare con la mente ancora prima che con il corpo. Mi piace citare testualmente un brevissimo passo di queste pagine: “Fin dalla più remota antichità l’uomo ha avuto il bisogno di comunicare, molto prima che con la scrittura, con segni, schizzi e tracce il senso del dove, del vicino in relazione al lontano, rappresentando dapprima gli spazi del proprio vissuto quotidiano, della propria civiltà di villaggio, per ampliarsi poi alle terre più lontane e al cosmo stesso. Ed è proprio questo il fascino che spinge tutti ad essere attratti dalle vecchie carte e mappe, non solo per le loro valenze artistiche, ma per quello che comunicano e che rappresentano: la conoscenza dei luoghi, le loro caratteristiche più profonde, e soprattutto l’organizzazione del territorio e l’idea dello spazio che sta alla base della loro civiltà e della loro cultura. (…) Le carte raccontano, entro i limiti da loro stesse definiti, di terre, di luoghi e dei loro nomi, di fiumi e di campi, di strade e di alture, dei segni dell’uomo e della natura, e trasmettono, per chi sa leggerlo, il senso profondo di un territorio, quella identità che lo rende unico e originale”.
Ecco, questo aspetto mi ha sempre affascinato ed è sicuramente la prima cosa che mi ha attratto di una ben nota cantina vinicola. Visto che di cantine qui vogliamo parlare, ci sembra perfetto raccontare quell’etichetta, con la mappatura della “proprie colline”, inventata nel ’56 da Livio Felluga, che ha determinato la “geografia” del proprio vino in tutto il mondo, con un’idea di marketing ante litteram che ha origine nel semplice amore per la terra. Perché come per le terre e i luoghi, “…è così anche per i vini: i vini spesso hanno nomi di luoghi, di terre, di regioni, sono forniti di forte senso di identità e di appartenenza e comunicano in maniera indelebile la civiltà, la cultura e il territorio da cui traggono origine. Basta chiudere gli occhi e richiamare alla mente nomi di vini noti e meno noti per lasciarsi trasportare in un viaggio fantastico tra i luoghi del mondo”.
In Friuli, e ormai non soltanto in questa terra, Livio Felluga (http://www.liviofelluga.it/ ) si identifica nella migliore tradizione enoica. Settant’anni or sono Livio Felluga, che ha il grande privilegio di essere considerato il “patriarca” della vitienologia friulana, primogenito della quarta generazione, trasferì l’attività in Friuli dalla natìa Isola d’Istria e fondò la cantina di Brazzano di Cormons, in provincia di Gorizia, e consacrò l’amore per la collina acquistando, con felice intuizione, i primi vigneti a Rosazzo. Oggi l’Azienda vanta un’estensione collinare nel Collio e nei Colli Orientali del Friuli di oltre 160 ettari di proprietà, di cui 135 a vigneto. Da questi impianti solamente grandi vini dai profumi e dagli aromi inconfondibili: sono i vini della “carta geografica”.. “50 anni di carta geografica. Storia di un viaggio intorno” è anche la “storia di un viaggio intorno” a Livio Felluga e alla sua azienda, alla vicende imprenditoriali e umane di un patriarca dell’enologia italiana, che ha “creduto nel potere delle colline”, prima degli altri, quando erano “le fabbriche a popolarsi intorno”.
Terre Alte nasce nel 1981 ed è da considerarsi uno dei più prestigiosi vini bianchi italiani. L’armonico assemblaggio di uve Friulano, Pinot Bianco e Sauvignon, coltivate a Rosazzo negli storici vigneti delle Terre Alte, crea un vino elegante e ricco, dagli intensi profumi fruttati e floreali. È un vino di grande struttura e con l’invecchiamento acquisisce un’evoluzione terziaria di notevole complessità.
Colore: giallo paglierino intenso. Profumo: intenso, raffinato, complesso, di grande personalità e persistenza; sentori di frutta tropicale perfettamente fusi a note di macchia mediterranea, fiori di acacia, biancospino, scorza di agrumi, zafferano, mandorla dolce, grafite, salmastro. Gusto: seducente, profondo, armonioso, ricco, sapido, morbido ma vibrante; retrogusto aromatico, intrigante, persistente, con richiami di bergamotto, salvia e minerali marini. Abbinamenti: particolarmente indicato per i piatti di pesce, eccellente con i risotti di verdure, carni bianche e formaggi.