Un autentico gioiello che incanta sia nella bella stagione, sia nei mesi invernali, quando nella città vecchia si accendono le colorate luci natalizie e si allestiscono i tradizionali mercatini dell’Avvento
di Roberto M. Polce – foto di Roberto M. Polce / Pomorska Regionalna Organizacja Turystyczna
La magica città dell’ambra
Sì, lo sappiamo bene: “magico”, nel giornalismo turistico, è uno degli aggettivi più inflazionati. Mi si permetta però di usarlo un’ultima volta. E, vi assicuro, assolutamente non a sproposito. Danzica è davvero magica. Da tempi non sospetti e in un senso affatto letterale. Danzica è ritenuta infatti la capitale mondiale dell’ambra: centinaia di laboratori in grado di trasformare questa preziosa resina fossile formatasi fra 35 e 50 milioni di anni fa in affascinanti gioielli e altri oggetti artistici, il più delle volte coniugandola con l’argento, ma anche con il platino, l’oro (meglio se bianco: i colori caldi dell’ambra si sposano male con l’oro giallo) o anche il legno. All’ambra – presente in natura in decine di sfumature diverse, dal bianco latte, passando per le diverse gradazioni del miele, al verde fino al nero più cupo – sono stati però attribuiti fin dall’alba della Storia anche poteri terapeutici e apotropaici, oltre che estetici. Le pepite d’ambra si raccolgono in genere sulle spiagge dopo le notti di burrasca, quando il Baltico in tempesta smuove il fondo marino e le fa risalire a galla essendo più leggere dell’acqua poco salata di questo mare quasi chiuso alimentato da diversi fiumi di grande portata, come la Neva, la Vistola, l’Oder e il Niemen. Oltre al bel Museo dell’Ambra – che, allestito nella Torre della Prigione, racconta la storia naturalistica e le applicazioni terapeutiche, magiche e artistiche della preziosa resina fossile da secoli oggetto di fiorenti commerci e anche per questo definita “oro del Baltico” – merita una visita, soprattutto se si è con bambini, la Fattoria Romana, nel sobborgo di Pruszcz GdaÅ„ski, ricostruita sul luogo dove presumibilmente esisteva la stazione terminale della Via dell’Ambra, lungo la quale in epoca imperiale si trasportava il pregiato materiale fino ad Aquileia e da là a Roma e nel resto dell’impero romano. Continuando a seguire il filo dell’ambra, non si può non fare una visita nella ulica Mariacka, la via più suggestiva di Danzica, racchiusa fra l’abside della possente chiesa di S. Maria e l’antico porto anseatico. Qui si è conservata l’atmosfera della Danzica dei secoli d’oro, con i deliziosi palazzetti rinascimentali, manieristici e barocchi preceduti dai tipici terrazzini detti przedproża, antisoglie, su cui si affacciano, intervallate ogni tanto da un caffè o un negozio di capi di lino o di lana fatti a mano, le botteghe dell’ambra. Andateci all’imbrunire, quando le luci delle vetrine e dei lampioni dipingono il cielo al crepuscolo di uno struggente color carta da zucchero, e ditemi se l’aggettivo “magico” l’abbiamo usato a sproposito.
Danzica si fa in tre
Danzica fa davvero magie. Come in uno spettacolo di prodigi e trasformismi, si moltiplica come in un caleidoscopio offrendo allo spettatore goloso almeno tre diversi volti, anzi anime. Sì, perché quando si dice Danzica ogni polacco la associa quasi automaticamente a Sopot e Gdynia, con cui forma una conurbazione detta Tricittà (Trójmiasto, in polacco) che si estende senza soluzione di continuità per più di una ventina di chilometri lungo un ampio golfo riparato dal Baltico aperto dalla stretta e lunga penisola di Hel. Danzica (GdaÅ„sk, in polacco), all’estremità sud dell’agglomerato ne rappresenta il coté più antico, anseatico, medievale-rinascimentale. All’estremo nord, ecco invece la modernissima Gdynia, città sorta dal nulla – anzi, sorta “dal mare e dai sogni” (“z morza i marzeÅ„”), come si racconta da queste parti – negli anni ’20 e ’30 del ‘900 come porto della neonata Repubblica Polacca in concorrenza con Danzica, dopo la prima guerra mondiale dichiarata Città Libera sotto l’egida della Lega delle Nazioni, e presto divenuta una sorta di terra promessa per lavoratori e imprenditori in cerca di occupazione e fortuna da ogni angolo del Paese. Nel 1939, alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, Gdynia contava 120mila abitanti ed era il più importante scalo marittimo del Baltico. Oggi è una vivace città portuale di 250mila abitanti che attrae visitatori grazie alla sua piacevole atmosfera marinara e mercantile, ai suoi locali e ristoranti, ai suoi negozi e centri commerciali sempre ben forniti, anche in epoca socialista, ai suoi musei legati al mare, e al suo notevole – anche se poco appariscente – tessuto architettonico modernista, ondeggiante fra Art Déco, funzionalismo, razionalismo e Bauhaus. Sopot, incastonata come una gemma fra i territori di Danzica e di Gdynia e il mare, nel periodo estivo ammalia i visitatori con le sue spiagge, il Molo che si protende per più di mezzo chilometro nel Baltico come un proseguimento della lunga, pedonale ulica Monte Cassino, ma soprattutto per la sua atmosfera da stazione balneare Belle Epoque, con un tessuto urbanistico composto di graziosi edifici nello Heimatstil di ispirazione storicistica tanto caro al gusto tedesco di fine ‘800 si innestano elementi del nuovo stile chiamato Secessione, o Art Nouveau, o Liberty, o Floreale che soffiava da Vienna, Berlino, Parigi e Bruxelles.
La “chiave di tutto”
E quindi, last but not least, Danzica, il leone della Lega Anseatica, intraprendente e ricca potenza marinara del Baltico, che irretisce con le sue atmosfere nordiche, i suoi palazzetti che ricordano le città olandesi e fiamminghe, la sua anima da sempre multiculturale, ma anche e soprattutto con il suo spirito indipendente. Città da sempre orgogliosamente libera, pur facendo parte volta per volta di questo o quello stato (Ducato semi-indipendente di Pomerania, Ordine dei Cavalieri Teutonici, Polonia, Prussia, Città libera nell’ambito dell’Impero Napoleonico, di nuovo Prussia, poi Germania, di nuovo Città libera fra le due guerre mondiali, ancora Germania, e di nuovo Polonia dal secondo dopoguerra), ‘profeticamente’ definita da Napoleone “chiave di tutto”, espressione divenuta pesante come pietra nel secolo seguente, quando Danzica si è effettivamente rivelata elemento cruciale dello scacchiere internazionale: a Danzica è scoppiata la seconda guerra mondiale, a Danzica nel 1980 è nata Solidarność e da Danzica nel 1989 è partito il processo storico sfociato nel disfacimento dei regimi dell’Europa dell’Est e infine alla caduta del Muro di Berlino. La storia a Danzica è un elemento che continua ad avere un grosso peso non solo per studiosi e gli appassionati, ma pure in chiave turistica. Si viene qui infatti anche per visitare luoghi-simbolo come Westerplatte, dove il 1° settembre del 1939 l’incrociatore tedesco Schleswig-Holstein sparò i colpi di cannone che scatenarono la seconda guerra mondiale, o la piazza in cui svetta il monumento agli operai caduti nel 1970, le celebri tre croci metalliche su cui sono crocifisse tre ancore simbolo di speranza, davanti ai cancelli dei cantieri navali dove WaÅ‚Ä™sa incitò i lavoratori a mobilitarsi contro il regime. E peserà sempre di più, anche in chiave turistica, quando saranno ultimati i lavori del Centro Europeo di Solidarność e il Museo della Seconda Guerra Mondiale, nei pressi del luogo in cui sorgeva fino al 1454 il castello dei Cavalieri teutonici che i gedanesi demolirono fino all’ultimo mattone non tanto per odio verso l’Ordine crociato, quanto perché non cadesse in mano al re di Polonia, di cui pure la città stava entrando a far parte per propria libera scelta. Tanto radicato era il desiderio di libertà dei gedanesi che non volevano che nessuna autorità esterna possedesse all’interno o nei pressi delle mura una fortezza da poter usare contro la città stessa. Allo stesso modo, per lo stesso spirito di libertà , gli Schopenhauer, quando la città venne inglobata nella Prussia nel 1793 (il futuro filosofo Arthur aveva allora solo cinque anni), per protesta se ne andarono in volontario esilio non prima di aver definito “vampiri” i nuovi dominatori, benché fossero accomunati da lingua e religione, essendo entrambi, prussiani e gedanesi, tedeschi e protestanti.
Una meta per tutte le stagioni
Essendo affacciate sul bel golfo di Danzica, riparato a nord dalla stretta e lunga penisola di Hel, coperta di pinete e disseminata di borghi di pescatori, è naturale che le Tre Città siano particolarmente prese d’assalto nei mesi estivi, quando alla vita di mare si possono però anche coniugare mille opportunità di cultura, svago e shopping, tra festival di musica, teatro di strada e mercati, come la celebre Fiera di S. Domenico, che si tiene ogni anno nelle prime tre settimane di agosto fin dal lontano 1260 e durante la quale le vie del cuore antico si riempiono di bancarelle con ogni genere di merci e la città risuona di spettacoli e concerti. Altrettanto vero però è che ormai anche nel resto dell’anno si assiste a un flusso crescente di visitatori, richiamati, oltre che dalle bellezze architettoniche, storiche e artistiche, anche dalle numerose proposte culturali che non lasciano sguarnita nessuna stagione – come, per esempio, il festival di musica antica Actus Humanus, che si svolge, all’inizio di dicembre, negli antichi palazzi e chiese di Danzica. Da qualche anno, inoltre, un motivo ulteriore di attrazione è costituito dai mercatini di Natale – tradizione particolarmente coltivata in area germanica e anche per questo intenzionalmente ‘dimenticata’ in epoca comunista – che si stanno radicando di nuovo con successo in questa città abitata, fino alla seconda guerra mondiale, da una popolazione nella stragrande maggioranza di etnia tedesca. E allora il vasto Mercato del Carbone, Targ WÄ™glowy, si accende di luci e bancarelle che offrono scintillanti e colorati decori natalizi, leccornie dolci e salate, salumi, liquori e birre regionali, e una varietà di oggetti artistici in legno, vetro, metallo, lana o tessuto – rigorosamente fatti a mano e frutto della creatività di giovani artisti e artigiani locali, che spesso attingono al ricco patrimonio tradizionale della regione dell’entroterra chiamata Casciubia. Tutto si svolge sullo sfondo delle torri e dei resti delle mura gotiche, lungo cui nel ‘600 fu eretto il magnifico Arsenale Grande, capolavoro del manierismo fiammingo, oggi utilizzato dalla vicina Accademia di Belle Arti e del cui pianterreno nel periodo dell’Avvento prendono possesso venditori di piccole opere d’arte ideali per un regalo natalizio non banale. Sulla scia delle luminarie e del flusso di visitatori, dal Mercato del Carbone si varca la Porta d’Oro – così detta per il colore aureo che un tempo la rivestiva, mentre oggi si presenta in una veste candida che sottolinea le sue classiche forme rinascimentali ispirate agli archi trionfali di area italiana – e si accede al ‘salotto’ della città , il tratto monumentale percorso solennemente dai re di Polonia in visita a Danzica, accolti festosamente da plebei e artigiani e patrizi, i cui sontuosi palazzetti sorgevano proprio qui, ai bordi della Via Lunga e del Mercato Lungo, che insieme vengono detti Strada Reale. Subito dopo l’antico Municipio segnalato da una snella e alta torre, la Via Lunga si apre a formare il Mercato Lungo. Qui, proprio, la Fontana del Nettuno simbolo della città , la Corte di Artù, sede delle corporazioni medievali, e l’ornatissimo Palazzo d’Oro formano uno dei più affascinanti angoli d’Europa. E proprio in questo punto viene addobbato l’altissimo albero di Natale. La prospettiva del Mercato Lungo è chiusa in fondo dalla Porta Verde – in realtà un vero e proprio palazzo di mattoni rossi e inserti di pietra grigia, al di là  della quale si apre l’antico porto sul fiume MotÅ‚awa, lungo la cui Riva Lunga oggi non attraccano più i velieri mercantili delle città della Lega Anseatica, ma solo traghetti e imbarcazioni a motore in forma di antichi galeoni che in stagione trasportano i turisti fino al Baltico aperto, alla penisola di Hel, a Stogi, a Westerplatte. E anche a Sopot.
Le calde notti di Sopot
In inverno, però, quando la neve e talvolta il ghiaccio impediscono la navigazione, Sopot si può raggiungere in meno di mezz’ora con la ferrovia veloce urbana SKM, una sorta di metropolitana a cielo aperto che collega giorno e notte, seppur con corse più rarefatte, le tre città della conurbazione. Perché anche a Sopot, nelle settimane dell’Avvento, dal 5 al 22 dicembre, in plac Kuracyjny, la piazza di raccordo fra la pedonale ulica Monte Cassino e il Molo, si tiene un suggestivo mercatino di Natale. E, benché più nota come ‘capitale estiva della Polonia’, anche in inverno a Sopot la vita di società  continua a fervere, solo trasferendosi dai tavolini all’aperto verso i caldi, anzi ribollenti, interni di birrerie, caffè, ristoranti e discoteche. Fenomeno ben noto del resto a un numero vieppiù crescente di giovani di tutta Europa che, dopo le visite d’arte e storia a Danzica e di shopping a Gdynia, verso sera migrano proprio a Sopot, perché pare che qui si officino i più coinvolgenti riti della movida e della febbre del sabato sera in una miriade di locali in genere aperti fino all’ultimo cliente, ovvero, molto spesso, fino al canto del gallo.
Informazioni
Ente Nazionale Polacco per il Turismo
Via G.B.Martini 6, 00198 Roma – tel. 0039 06 4827060, fax 06 4817569
http://www.polonia.travel
Pomorskie Centrum Informacji Turystycznej
WaÅ‚y JagielloÅ„skie 2a, 80-887 GdaÅ„sk – tel. 0048 58 732 70 41
info@pomorskie.travel
www.pomorskie.travel
GOT – GdaÅ„ska Organizacja Turystyczna
Gdańskie Centrum Informacji Turystycznej (GCIT)
DÅ‚ugi Targ 28/29, 80-830 – tel. 0048 58 683 54 85 /0048 58 301 43 55
gcit@gdansk4u.pl
www.gdansk4u.pl
Altri punti di informazione turistica della GOT sono nel tunnel fra la stazione e il City Forum e in aeroporto.
Informacja Turystyczna PTTK
Ulica Długa 45, 80-827 Gdańsk
tel. 58 301 91 51
it@pttk-gdansk.pl
www.pttk-gdansk.pl