La Riserva di Berenty
a cura di Sahara Sebastiani
Nell’estremo sud-est del Madagascar c’è una riserva privata, la riserva di Berenty, che nel corso del tempo ha assunto una particolare rilevanza non solo per il suo habitat, ma anche perché dispone di una struttura ricettiva in grado di accogliere i turisti, caratteristica ancora pressoché assente nelle altre aree protette. La sua storia ha un po’ il sapore della leggenda e, per molti versi, si identifica con quella della famiglia De Heaulme, la più antica dinastia francese trapiantata sull’isola.
L’autorità dei De Heaulme sul territorio ha giustificazioni geografiche e sociali ben precise: la capitale Antananarivo è molto lontana, e i collegamenti sono scarsi, difficili. La famiglia, insomma, ha finito per diventare un punto di riferimento per tutti nella zona. Non lontano da Fort Dauphin, posseggono un’enorme piantagione di sisal e fu proprio nelle vicinanze che, parecchi anni fa, decisero di preservare come riserva naturale una parte della loro proprietà ancora ricoperta da foresta originale primaria. Una decisione che guadagnò loro diversi riconoscimenti internazionali, compreso quello del Wwf.
La riserva di Berenty si trova a circa cento chilometri a nord-ovest di Fort Dauphine, nel territorio degli Antandroy: raggiungerla, significa scavalcare gli ultimi scampoli della catena montuosa che attraversa tutto il Madagascar, seguendo un percorso piacevole che porta a contatto con villaggi, enormi tombe ornate di teschi di zebù, pitture naif e gli immancabili “alo-alo”, le tipiche sculture in legno che rappresentano i momenti più significativi della vita dei defunti.
Pochi bungalow piuttosto spartani ai bordi della foresta, e un ristorante dall’ottima cucina, danno il benvenuto nella Riserva. Prima tappa, il piccolo, ma interessante, museo: tra reperti botanici e archeologici e testimonianze delle tradizioni locali, spicca una curiosità naturalistica, l’uovo di Aepyornis, un capolavoro di 33 centimetri di diametro e con una capacità di ben otto litri che era il minimo indispensabile per quell’enorme uccello che era l’Aepyornis. Estinto ormai da qualche secolo, come lo struzzo anche l’Aepyornis non sapeva volare, ma ha lasciato comunque il ricordo impressionante delle sue dimensioni: tre metri d’altezza per 450 chili di peso.
Un’estensione di 240 ettari di foresta, formata in prevalenza da centenari alberi di tamarindo, segna il territorio di Berenty. Sentieri ben tracciati e ben tenuti la solcano, consentendo al visitatore di avvistare con facilità tartarughe, serpenti (nessuno è velenoso), camaleonti, fagiani, pappagalli, falchi, aquile, scoiattoli, tantissime varietà di farfalle e anche i flying-fox, enormi pipistrelli chiamati anche volpi volanti.
Ma sono i lemuri i veri signori di Berenty: nella riserva si trovano cinque delle 30 specie diverse che si contano in Madagascar. Simpatici, allegri e a volte anche dispettosi, non hanno paura dell’uomo: basta mostrar loro una banana per vederli avvicinare, e se le banane si moltiplicano non si fanno scrupoli a prendersi qualche confidenza in più, fino ad arrampicarsi sulle spalle del turista e a farsi portare a spasso in attesa del prossimo frutto.
Animali vivaci e del carattere pacifico, i lemuri sembrano un buffo miscuglio tra le caratteristiche più simpatiche di animali a cui siamo ben abituati: hanno le orecchie da gatto, i denti da coniglio, la coda da volpe e le mani da scimmia. La loro origine è remota: popolavano le foreste di mezzo mondo già 60 milioni di anni fa, ben prima della comparsa delle scimmie. Ormai estinti ovunque tranne che nelle foreste del Madagascar, continuano a stupire e a divertire con le loro acrobazie aeree da un albero all’altro, spesso con i cuccioli attaccati al grembo o sulla schiena.
Informazioni utili
Per saperne di più sulla Riserva di Berenty cliccare su: http://travelmadagascar.org/PARKS/Berenty-Reserve.html
Per entrare nel mondo dei lemuri clicca il video