a cura di Sahara Sebastiani
Mal d’Africa
Mal d’africa: è il contagio cui è impossibile sottrarsi se si decide di vivere l’esperienza indimenticabile di un viaggio in Kenya, forse uno dei più conosciuti, ma anche dei più magici, Paesi del continente nero. Dove sopravvivono antiche tradizioni e usanze tribali. Dove la savana corre ad abbracciare il mare. Dove accanto a sua maestà il leone, regnano incontrastati elefanti, giraffe, gazzelle, antilopi, fenicotteri… Emozioni intense, sensazioni che hanno il profumo dell’irreale, suggestioni profonde: sono questi i sentimenti che ubriacano il cuore appena arrivati in Kenya, un angolo di paradiso affacciato sull’Oceano Indiano e incastonato come una pietra preziosa nel fianco occidentale dell’Africa, tra la Somalia, l’Etiopia, il Sudan, l’Uganda e la Tanzania. È così che si manifestano i primi, inequivocabili sintomi del”mal d’Africa”. Non è una patologia clinica nel senso letterale del termine: piuttosto, è un solco emotivo indebellabile che ha mietuto milioni di vittime: praticamente tutti coloro che, almeno una volta nella vita, hanno voluto avventurarsi oltre il confine delle savane, all’interno dei Parchi e delle Riserve naturali che sono il fiore all’occhiello del Kenya. Potrà sembrare strano, eppure non ci vuole molto per adattarsi al clima e per adeguarsi ai ritmi lenti di una vita che qui, almeno per la maggior parte della popolazione, resta ancora scandita dal susseguirsi monotono di antiche usanze tribali, di tradizioni ataviche rimaste miracolosamente immacolate, dai diktat indiscutibili della natura. Eppure, è proprio un’impalpabile atmosfera di pace che accompagna il turista innamorato della natura e appassionato di animali, verso quella che lui stesso definirà poi come verso l’avventura più bella che mai potesse immaginare.
Nel Masai Mara
La scoperta del Paese e del suo ricco patrimonio naturale, può iniziare del Masai Mara Game Riserve, ovvero la porzione keniota (il parco si sviluppa per gran parte sul territorio della confinante Tanzania) del vastissimo Serengeti National Park. È sicuramente il più celebre, e celebrato, dei parchi del Kenya, e indubbiamente è anche quello che, regalando una straordinaria alternanza paesaggistica di foreste e ampie radure, offre uno spettacolo unico sia per ricchezza sia per completezza: oltre alla molteplicità degli habitat naturali, infatti, si ha sempre la certezza di incontrarvi praticamente tutte le specie che costituiscono la fauna del Paese, dai grandi animali ai più piccoli insetti. Non mancherà l’emozione quando, appostati nei pressi delle rive dei fiumi Mara e Talek, si assisterà all’esibizione di centinaia di elefanti che, con usato fare snob da top model oversize, si addentrano pigramente nell’acqua per poi lasciarsi cadere con aria annoiata in cerca dei piaceri del bagno: non degnano di uno sguardo (forse le giudicano anoressiche) le centinaia di antilopi e zebre che si accalcano non lontano da loro spinte dal desiderio di trovare nell’acqua fresca del fiume ristoro alla sete e alla calura della savana. Sembra un’immagine idilliaca. E lo è, certo. Eppure, nonostante l’apparente tranquillità, i sensi di tutti gli animali sono in stato di allerta: sanno fin troppo bene che ci può essere un pericolo in agguato, un nemico astuto e nascosto pronto a tendere la sua trappola micidiale. Infatti, se si aguzza bene la vista, non è difficile scorgere temibili cacciatori che già assaporano il gusto della prossima preda: il leone è in allerta, e un leopardo sta per compiere il suo balzo assassino. Intanto, nell’azzurro acceso del cielo, gli avvoltoi fendono l’aria compiendo ampi cerchi: aspettano pazienti il loro turno, quando le belve ormai sazie lasceranno loro i resti del banchetto per la sopravvivenza.
Verso il Tsavo e l’Amboseli
Ma, anche se la fama del Masai Mara è indiscutibile almeno quanto la sua favolosa bellezza, non è il parco più grande e più frequentato del Kenya: questo primato va al Tsavo, regno incontaminato della natura selvaggia dove il ruolo di protagonisti è svolto da elegantissime giraffe con i loro colli lunghissimi, da centinaia di bufali dall’aria sonnacchiosa, da famiglie di elefanti che giocano tirandosi per le code, da migliaia di gazzelle e di antilopi che sembrano fare a gara su chi è più agile e veloce. Comunque, anche il turista più esigente, quello che va alla ricerca di quel senso d’immensità che solo i paesaggi più maestosi sanno regalare, non resterà deluso dal suo viaggio in Kenya: basterà che consideri come meta imperdibile la riserva dell’Amboseli: non a caso è dominata da uno sfondo spettacolare, il profilo del Kilimangiaro, che con i suoi 5.895 metri d’altezza è la vetta più elevata dell’intero continente africano. La vita, all’interno dell’Amboseli, è tutta un rincorrersi magico di situazioni ambientali e faunistiche che, per la loro straordinaria spettacolarità, sembrano provenire direttamente dalle pagine di un racconto di Linvingstone: mentre nella savana riecheggia il grido dell’aquila pescatrice, leoni, ghepardi e rinoceronti, ma anche elefanti, zebre e impala, si contendono con feroci lotte la supremazia sul territorio che corre fino alle paludi, impero indiscusso di aironi dai colori sgargianti e pellicani.
Uno sgaurdo alla Rift Valley
Il mal d’Africa peggiorerà se si avrà poi la possibilità doi inoltrarsi nei parchi della Rift Valley, dove suggestioni violente e coinvolgenti aspettano il visitatore per poi rincorrersi nel suo cuore, senza soluzione di continuità, a ogni cambiamento di scenario. Ecco i trampolieri, gran cerimonieri tra tutti i fenicotteri, che con il loro elegante piumaggio sembrano voler tingere di rosa le acque del lago Nakuro. Ed ecco il lago Naivasha, con le sue rive affollate di uccelli di tutte le specie, confine ultimo di quella sterminata savana dove leoni, giraffe e gazzelle compiono il ciclo vitale della natura disturbati soltanto dal click delle macchine fotografiche di qualche turista curioso della loro intimità. Un Eden che merita di essere conosciuto e vissuto. Non a caso furono proprio questi luoghi incontaminati che rappresentarono, per l’etologo e zoologo George Adamson, una musa insostituibile: lui, innamorato della natura e delle sue bellezze, ricordando le meraviglie della Rift Valley, scrisse pagine memorabili che vennero poi raccolte in un libro che ha fatto il giro del mondo ed è stato tradotto in tutte le lingue, “Nata libera”. Una Bibbia per chi ama e rispetta la natura e gli animali. Un album dei ricordi su misura per chi torna dal Kenya immancabilmente ferito dalla piaga del mal d’Africa. Per informazioni: http://www.magicalkenya.com e http://www.tourism.go.ke/