Di là dal fiume e tra gli alberi
a cura di Sahara Sebastiani
“Posso andare, ora?” chiese il colonnello. “Signorsì” disse il chirurgo. “Sei in forma”. “Grazie” disse il colonnello. “Vuoi venire a caccia di anatre nelle paludi alle foci del Tagliamento? Una caccia magnifica. Appartiene a italiani molto simpatici che ho conosciuto a Cortina”. “È lì che vanno a caccia di folaghe?” “No. Lì cacciano proprio anatre. Germani reali, codoni, fischioni. Qualche oca selvatica. Bello come a casa, quando eravamo ragazzi”. È con questo dialogo asciutto che Ernest Hemingway introduce, nel secondo capitolo del suo celebre romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”, alle meraviglie naturali di uno scampolo di territorio veneto tra i più spettacolari, incastonato com’è tra le foci del fiume Livenza, dove sorge Caorle, e quelle del Tagliamento. Zona di lagune, di antiche paludi malariche che hanno visto massicce opere di bonifica, di vestigia storiche, di tradizioni che si perdono nella notte dei tempi. E, soprattutto, oasi naturale spontanea miracolosamente scampata allo scempio industriale, dove passeggiare o andare in bicicletta nell’entroterra ha ancora il sapore affascinante della scoperta e dell’avventura. Ne sanno qualcosa gli amanti del birdwatching che qui, utilizzando l’antica tecnica della “botte orba”, tanto cara a Hemigway durante le sue battute di caccia in laguna, possono ancora provare l’emozione di incontri ravvicinati con uccelli stanziali e migratori ormai altrove difficilmente osservabili.
Aiutati dalla “botte orba”
Che cos’è la “botte orba”? Facile: è un’antica tecnica di caccia caratteristica delle aree lagunari. Tutto comincia prima dell’alba, quando ci si fa accompagnare in barca fino a delle grosse botti immerse in mezzo alla laguna. Ci si infila dentro, si pongono intorno dei richiami, poi ci si nasconde e si aspetta. Gli uccelli non vedono il buco, ma vedono gli stampi, e allora scendono richiamati da quelle presenze che intuiscono simili a loro. Un tempo tutto questo terminava con ripetute scariche di fucile: oggi, dalle botti, è molto più facile sentir levarsi lo scatto a ripetizione delle macchine fotografiche o il ronzio delle videocamere.
Tra i casoni della laguna
La laguna di Caorle ha saputo conservare intatta la magia di un ambiente naturale degno di fare da sfondo ai ricordi più belli: si estende per migliaia di ettari tra canneti e distese d’acqua che creano scorci paesaggistici di incontaminata bellezza. È lungo le sue rive che sorgono i “casoni”, interamente costruiti in canna palustre e testimoni di quelle che, un tempo, erano le povere case dei pescatori: può essere piacevole visitarli, magari durante una gita in bicicletta o in barca. La laguna, insomma, è un piccolo paradiso abitato da aironi, gru, folaghe e da una varietà di specie ittiche e vegetali che, con la loro bellezza, colpiscono in modo indelebile l’occhio del visitatore. Ma è soprattutto l’avifauna che svolge un ruolo da protagonista nel patrimonio naturalistico della zona: se l’alzavola è la regina della valle, spettacolare con quel suo alzarsi in volo in verticale come il più all’avanguardia degli aerei supersonici, altrettanto si può dire della gazzetta di Steno, del chiurlo, dei gabbiani di diverse famiglie, del beccaccino, di anatre di tutte le specie e, dove la laguna raggiunge almeno i due metri di altezza, del moriglione. E non è neppure raro, nell’area a Est della città, avvistare qualche magnifico esemplare di fenicottero rosa. Ma non è ancora tutto: persino i cigni hanno trovato qui un ambiente talmente favorevole da indurli a diventare stanziali. Anzi: è proprio a causa loro se si sta assistendo a un lento diminuire della presenza del germano reale, che fino a poco tempo fa era un dominatore della zona. Il cigno, infatti, si ciba dello stesso tipo di alghe che costituiscono l’alimento principe del germano, ed è anche più aggressivo di quest’ultimo che, perciò, nella lotta per la sopravvivenza, finisce per avere la peggio. Ma torniamo alla “botte orba: gli esperti di birdwatching assicurano che è ancora oggi il sistema migliore per osservare da vicino molti altri uccelli, dai più comuni a quelli decisamente insoliti o curiosi nelle loro abitudini. Come dire: dal martin pescatore al frullino, dalla pittima maggiore e minore alla pispola e al pispolone, dallo svasso alle volpoche dai magnifici colori, dalle oche lombardelle e prataiole fino allo stupendo stercorario, capace di volare fino a 10 mila metri di quota. Info su www.caorlevacanze.it.