Rabat, oltre a essere la capitale del Marocco, è anche una delle città più verdi del Paese. Bella, elegante e ordinata, si affaccia strategicamente sull’oceano garantendo alla sua popolazione un clima mite in inverno e non troppo afoso in estate. Le mura della medina fronteggiano, per una breve parte del loro tratto la collina su cui sorge la Chellah, la parte più antica della città e dal 2012 Patrimonio culturale dell’UNESCO. Era la Sala Colonia romana, sorta sulla base di un precedente presidio fenicio. Ai romani si sostituirono gli arabi e, nel XIII secolo, i Marinidi di cui oggi rimangono le rovine di una moschea accanto alle tombe dei sultani qui sepolti. Durante l’estate numerose colonie di cicogne costruiscono i loro nidi e passeggiarvi, passando dal foro romano alle navate della moschea o delle madrase, è una delle scampagnate fuoriporta più apprezzate dagli stessi marocchini.
La Kasbah degli Udayas è, dopo Chellah, la parte più vecchia della città . Oggi è un quartiere residenziale che guarda direttamente sull’oceano, austera sentinella delle due spiagge che in estate vengono prese d’assalto dagli abitanti, ma che nel X secolo, quando venne la kasbah fu costruita dagli Omayyadi di Cordoba, aveva la funzione di difendere la costa dagli assalti dei berberi kharijiti.
La terza serie di mura, le più possenti che oggi circondano la medina sono state costruite nel 1197 dal califfo almohade Yaqub al-Mansur Moulay Yacoub, che vi stabilì la sua flotta dando al porto il nome di Ribatu I-Feth (Fortezza della vittoria), mantenuto sino ad oggi come Rabat. È in questo periodo che si venne a delineare la fisionomia che oggi possiamo vedere della capitale marocchina e che ha nella famosa torre di Hassan il suo emblema più famoso. Commissionata da Yaqub al-Mansur, la torre, modellata secondo il minareto della Koutoubia di Marrakech, sarebbe dovuta essere il minareto della moschea più grande al mondo. La morte di Yaqub, avvenuta nel 1199, interruppe i lavori ed oggi la spianata su cui sarebbe dovuto sorgere il complesso sacro presenta, oltre all’incompleta torre di 44 metri (probabilmente una volta completata avrebbe raggiunto gli 80 metri) anche 348 colonne e parte dei muri perimetrali.
Negli anni Settanta l’architetto vietnamita Cong Vo Toan completò la costruzione del mausoleo di Mohammed V (1927-1961) in stile moresco collegato al padiglione occidentale con una moschea.
Nel 1912, la Francia stabilì il protettorato sul Marocco e l’amministratore, il generale Hubert Lyautey, trasferì la capitale da Fes, considerata troppo ribelle e difficile da controllare a causa del suo contorto piano urbanistico, a Rabat. Lyautey fu anche colui che decise, così come fece per Marrakech, di costruire una Ville Nouvelle a Rabat dove stabilire gli uffici amministrativi. La città di Rabat continuò a rimanere la capitale del Marocco anche dopo l’indipendenza, raggiunta nel 1956.
La famiglia reale ha sempre considerato Rabat come il fiore all’occhiello della sua politica nazionalista e, ancora più di Casablanca, ha spinto affinché la città fosse il traino culturale del Paese. L’attuale re Mohammad VI ha promosso numerose iniziative in questo senso inaugurando nuovi musei (come il Museo d’arte moderna e contemporanea, http://www.museemohammed6.ma/) o rinnovando quelli già esistenti.
Rabat presenta una discreta quantità di possibilità di alloggio, ma per chi volesse assaporare il lusso dell’ospitalità marocchina abbinata ad un cibo raffinato l’hotel Story Rabat, situato nel quartiere delle ambasciate ad una quindicina di minuti d’auto dal centro, offre camere impeccabili con un ristorante specializzato in cucina locale, il tutto immerso in opere d’arte appositamente create da artisti internazionali (https://www.story-rabat.com/).
Per raggiungere Rabat vi sono comodi voli con la Royal Air Maroc (https://www.royalairmaroc.com/it-it) sia diretti sia via Casablanca.
Per organizzare al meglio una vacanza e visite, l’ufficio turistico marocchino in Italia ha un sito molto ben strutturato da cui si possono ottenere notizie logistiche e turistiche (https://www.visitmorocco.com/it)
Contributi fotografici: Piergiorgio Pescali