A Firenze visite speciali grazie ai ponteggi, alla Fondazione Beyeler a Basilea per l’affascinante Georgia Keeffe, il geniale Antonio Ligabue all’Orangerie della Villa Reale di Monza
A Firenze per ammirare dal ponteggio la Cappella Brancacci e non solo
Dal 4 febbraio, chi entra nella Basilica oltrarno di Santa Maria del Carmine avrà una sorpresa. Grazie ai ponteggi, installati per il restauro, c’è la possibilità di scoprire da vicino i preziosi affreschi della Cappella Brancacci, eseguiti tra il 1424 e il 1428, da Masaccio e Masolino da Panicale e da Filippino Lippi, che portò a termine il progetto 50 anni dopo. Prima di salire sul ponteggio, chi desidera conoscere il contesto storico e culturale della chiesa e, in particolare, della piccola cappella, pietra miliare del Rinascimento fiorentino, miracolosamente scampata all’incendio del 1771, può rivolgersi alle guide del MUS.E prenotando via mail a cappellabrancacci@musefirenze.it – www.cappellabrancacci.it
Fino al 30 marzo si potrà ammirare, sempre da vicinissimo, la Pietà Bandini di Michelangelo, appena restaurata, custodita all’Opera del Duomo. La sua storia, degna di un romanzo di Sherlok Holmes, è interessantissima e ancora oggi avvolta dal mistero: perché Michelangelo l’abbandonò senza mai finirla? Il marmo era difettoso? Faceva fuoco, come scrisse il Vasari? La Fondazione Friends of Florence, sponsor del restauro, ce lo racconta.
Georgia O’Keeffe approda a Basilea
Interessante, affascinante, figurativa e astratta nello stesso tempo, Georgia O’Keeffe (Wisconsin 1887-Santa Fè 1986), icona dell’arte moderna americana, domina la scena alla Fondazione Beyeler di Basilea fino al 22 maggio. Riconoscibile in ogni opera per il suo linguaggio espressivo, tra astrazione e figurazione, è ancora oggi attuale.
Il successo inizia quando Georgia si trasferisce a New York e riesce ad entrare nella sofisticata cerchia di artisti, che ruota intorno al potente gallerista Alfred Stieglitz, suo futuro marito, sempre pronto ad accogliere le novità. Natura e paesaggio sono al centro delle sue ispirazioni: dai fiori, dipinti grandi abbastanza da “consentire agli altri di vedere ciò che io vedo”, come diceva, compresi i richiami agli organi sessuali femminili, fino ai paesaggi bianchi e aridi delle pitture a olio di grande formato, ispirati ai deserti del New Mexico. Tutto si amplifica sulle sue tele attraverso forme generose, colori brillanti, gravità e leggerezza.
Vale il viaggio a Basilea, fattibile in giornata in auto, ma soprattutto con un comodo treno da Milano.
Antonio Ligabue all’Orangerie della Villa Reale di Monza
La cornice è perfetta per ospitare il geniale artista Antonio Ligabue: un parco immenso, un paesaggio agreste, abitato da animali domestici, simile alle campagne, dove Ligabue ha sempre vissuto. Nato a Zurigo nel 1899 e scomparso a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, nel 1965, Ligabue esprime la sua personalità sofferente attraverso gli autoritratti, che riflettono una perenne angoscia di fronte all’esistenza. “Questi autoritratti”, sottolinea Sandro Parmiggiani, il curatore della mostra,”dicono tutta la sofferenza dell’artista”.
In mostra novanta opere, tra cui alcuni dipinti considerati tra i suoi capolavori, come Caccia grossa e Tigre reale. Si passa dagli animali domestici, come il gallo pennuto, a quelli selvaggi, pronti a piombare sulla preda, dipinti con tratti amplificati e contorti, che anticipano l’espressionismo. Una mostra piena di colori, di colpi di scena, d’immagini stupefacenti che coinvolgono il visitatore. Da non perdere. Fino al 1° maggio.
https://www.reggiadimonza.it/it/antonio-ligabue