Nell’ormai perduta opera di Catone il Censore, Origines, vengono descritte popolazioni di origine ligure stanziatesi nelle valli prealpine che avrebbero fondato piccoli insediamenti, tra cui Bergamo.
Sono gli Orobi, il cui termine è oggi utilizzato per indicare quella regione geografica che comprende le province di Brescia, Bergamo e, in forma più estesa, quella di Sondrio e parte del cremasco. L’asprezza del territorio a nord della pianura, ha portato poi ad indicare col nome di Orobie la porzione di montagne che si allungano a sud della Valtellina e tra il lago di Lecco e la Val Camonica, col nome di Alpi Orobiche.
In questa catena montuosa, dove i dialetti sono ancora un veicolo linguistico utilizzato nella vita quotidiana e le tradizioni rappresentano una parte importante della orobicità, si staglia un massiccio anomalo nell’omogeneità geologica del territorio: la Presolana, situata tra la Val Seriana e la Val di Scalve.
Il nome, al di là delle leggende che lo vogliono derivante da “presi gli alani” il popolo che abitava le valli e che venne sconfitto dai Romani o da Cornelio Alano, il signore della zona sconfitto da Carlo Magno, sembra sia etimologicamente legato alla parola dialettale praizzöla, piccolo prato, o da prata solana, prati soleggiati, di cui la zona è circondata.
Pur non essendo la cima più alta delle Orobie bergamasche (il primato spetta al Pizzo Coca con 3.050 metri), il soprannome con cui viene spesso indicata – “La regina delle Orobie” – esprime la sontuosa maestosità del gruppo roccioso che comprende, oltre alla cima più alta (2.521 metri) altre quattro vette che superano i 2.400 metri (Presolana Centrale, 2.517 m; Presolana Orientale, 2.490 m; Presolana di Castione, 2.474 m e Presolana del Prato, 2.405 m).
Il gruppo della Presolana viene spesso paragonato alle Dolomiti per via della comune composizione chimica della sua roccia, in particolare la porzione centro-meridionale, costituta da dolomite, doppio carbonato di calcio e magnesio, CaMg(CO3)2. Anche qui, quindi, in particolari condizioni ambientali e di soleggiamento, è visibile l’effetto dell’enrosadira, sebbene la colorazione delle rocce non sia così marcata come quella che si riscontra nelle Dolomiti.
La bellezza del paesaggio e la facilità con cui è possibile raggiungere i luoghi da Bergamo e da Milano, hanno contribuito a sottoporre la Val Seriana, e in particolare le frazioni di Bratto e Dorga, a spericolate speculazioni edilizie che negli anni Settanta e Ottanta hanno rischiato di coinvolgere anche la stessa Presolana. Impianti sciistici, oggi per lo più inutilizzati a causa della mancanza di neve a basse quote, hanno fatto la loro comparsa lungo i versanti orientali, sfregiando i boschi di conifere.
D’inverno, la zona del Pizzo è meta di ciaspolatori, mentre d’estate il sentiero delle Orobie che attraversa i piedi del massiccio è percorso da escursionisti che, nel caso dei più allenati ed esperti, ne compiono anche il periplo. Da quando, il 3 ottobre 1870, Antonio Curò, Federico Frizzoni e Carlo Medici hanno conquistato la vetta più alta, le pareti sono un’ottima palestra per alpinisti esperti e non.
Tra le mete più frequentate vi sono la cappella Savina (2.085 m), il bivacco Città di Clusone (2.050 m) e la Grotta dei pagani (2.225 m), un piccolo anfratto il cui nome rimanda alla leggenda alana, secondo cui gli abitanti pagani della Val di Scalve si erano rifugiati sino alla cavità per fuggire agli eserciti cristiani di Carlo Magno. Da questa grotta, il 4 ottobre 1888, don Achille Ratti, futuro papa Pio XI, intraprese la scalata della Presolana, impresa commemorata nel 2013 con l’inaugurazione di un altare dedicato al “papa alpinista”.
Numerosi sono i rifugi o le malghe in cui sostare per la notte o riposare per qualche ora davanti a piatti tipici: in quota, sulla parte sud, il rifugio Olmo (https://rifugiorinoolmo.wixsite.com/rifugioolmo), a 1.820 metri d’altezza, può essere raggiunto da Castione o da Valzurio, mentre a nord si arriva al rifugio Albani (https://www.rifugi.lombardia.it/bergamo/colere/rifugio-albani.html) (1.940 metri) da Colere. Chi, invece, volesse ammirare la Presolana in tutta la sua bellezza può fermarsi alla malga Cassinelli (https://www.rifugiobaitacassinelli.it/en/) (1.568 metri), raggiungibile con una comoda camminata di un’ora dal passo (1.297 metri).
Info: https://visitpresolana.it/
Contributi fotografici Piergiorgio Pescali