Per chi volesse passare una serata “trendy”, a Roma c’è una infinità di locali che offrono aperitivi glamour in location con dj set, certamente divertenti ma spersonalizzati. Per ritrovare atmosfere ricercate tra cultura e mondanità, bisogna invece frequentare i caffè storici della capitale che ancora sopravvivono, mantenendo intatto tutto il loro fascino d’antan.
Dalla bevanda esotica che i Turchi nel seicento importarono in Europa, trassero origine quegli ambienti ove intellettuali, borghesi e artisti amavano incontrarsi davanti a una tazzina fumante.
Il “caffè” è l’ambiente giusto per concedersi durante la giornata una pausa ricreativa, un momento di vero sollievo alle normali occupazioni, magari per fare incontri, condividere pettegolezzi o giocare a carte.
Nell’ottocento, come in tutte le capitali europee, i caffè romani divennero protagonisti della vita sociale cittadina; luogo di ritrovo e di dibattito di una vivace borghesia sostenuta da un incombente sviluppo economico e di una gioventù alla ricerca di nuovi ideali.
Sull’onda di un crescente movimento turistico a Roma si moltiplicarono i caffè: sorsero locali a carattere artistico-internazionale, quelli più popolari più simili all’osteria, i caffè rionali e quelli di una particolare eleganza.
Fra i caffè storici della capitale, l’Antico Caffè Greco in via Condotti è certamente il più famoso, sopravvissuto ad altri ancor più antichi ma che ormai hanno chiuso i battenti. La sua nascita risale al 1760 ed ha mantenuto negli anni, quelle caratteristiche di ambiente e di arredo che danno la sensazione di rivivere il buon tempo antico. Nell’ottocento il caffè incontrò un successo ineguagliato, soprattutto come luogo d’incontro di artisti e di visitatori stranieri, di cui godette di grandi simpatie tant’è vero che la sua fama riempì le pagine di molta letteratura europea.
Nelle sue stanze dall’atmosfera antica, si susseguono come in un museo pareti ricoperte di quadri, stampe e oggetti d’arte che nel tempo una molteplicità di artisti significativi, ha lasciato come testimonianza del suo passaggio: una narrazione delle vicende per le quali il caffè stesso è passato, delle mode artistiche e dei fervori dei loro protagonisti. Ancor oggi personaggi del Gotha del mondo internazionale, mantengono la tradizione della visita al locale, non mancando di apporre la propria firma nel “libro d’oro”.
Le sale da tè arricchiscono nel nuovo secolo e nel primo dopoguerra, il panorama dei locali pubblici; il loro totale trionfo nella vita romana si deve soprattutto alle signore che prendono a frequentare i locali pubblici, caratterizzandoli per un certo snobismo e raffinatezza di tipo anglosassone. Questi locali dispensano anche caffè, ma associano la pasticceria che al tè si abbina alla perfezione. Babington’s Tea Rooms fu il primo locale con tali caratteristiche e non poteva che sorgere in piazza di Spagna, fulcro del variatissimo mondo degli stranieri e meta fissa del “Gran Tour” per gli inglesi. Nel 1893, due giovani signorine inglesi di buona famiglia, Isabel Cargill e Anna Maria Babington, decisero di investire i loro risparmi aprendo nella capitale una sala da tè e di lettura, un’impresa ardita visto che a quei tempi in Italia la bevanda si vendeva solo in farmacia. Il locale, situato all’interno del prestigioso palazzo settecentesco adiacente alla scalinata di Trinità dei Monti, ebbe subito un grande successo divenendo il punto d’incontro di esponenti dell’aristocrazia e del bel mondo internazionale. Nel volgere dei decenni, il locale subì alterne vicende che lo videro vicino alla chiusura, in seguito agli eventi della grande guerra e all’epidemia di spagnola che dilagò in tutta Europa. Il locale comunque sopravvisse grazie alla sorella di Isabel che investì tutti i suoi capitali, facendo radicali cambiamenti alla sala che riacquistò così tutto la sua fama. E, in questo salotto nel centro di Roma, da allora si danno appuntamento famiglie reali e personaggi della cultura e dello spettacolo, per assaggiare lo special Blend, la prima miscela di tè Babingtons creata su misura per l’acqua della Barcaccia di piazza di Spagna.
Dagli anni Quaranta a tutti i Sessanta a Roma si viveva un momento di fervori, dati dalla voglia di ripresa dopo la guerra; dalla scalinata di piazza di Spagna a Piazza del Popolo, era un gran dibattere di princìpi artistici fra pittori e cineasti. Il naturale riferimento di quel mondo in piena ebollizione erano le oltre 300 gallerie d’arte moderna che si affacciavano sulla via del Babbuino. Fra queste il magnifico museo atelier Canova Tadolini, appartenuto a quella dinastia di artisti e scultori che oggi è stato trasformato in un elegante caffè. Antonio Canova, all’apice della sua fama europea, dava in locazione il suo studio di scultura in via del Babbuino, al suo allievo prediletto, Adamo Tadolini. Da I818 al I967 l’atelier è rimasto in possesso di quattro generazioni di scultori appartenenti alla famiglia Tadolini; al suo interno si conservano modelli preparatori di opere finite, sculture in marmo e in bronzo, esercitazioni anatomiche, strumenti del mestiere sistemati proprio come in uno studio artistico. L’effetto di queste opere che invadono prepotentemente gli spazi del bar, sovrastando i tavolini e le sedie è davvero di grande effetto. I maestosi esemplari dell’arte senza tempo di Canova e di Adamo Tadolini, erede spirituale del grande artista a cui affidò la riproduzione delle sue opere più importanti.
Un fenomeno unico nella recente storia di Roma sono stati i caffè di via Veneto, dove la vivacità e le luci della “dolce vita” impazzava tra il Doney e l’Harry’s Bar. Tanti i caffè e i locali divenuti famosi lungo questa via di largo richiamo, dove i paparazzi davano la caccia ai protagonisti di Cinecittà. Poi le luci della strada si attenuarono e tanti locali che hanno goduto di una celebrità internazionale hanno chiuso i loro battenti. Alcuni di questi caffè sono comunque riusciti a preservare la loro notorietà e la loro classe signorile aperta al mondo: qui ancora si respira un clima davvero raffinato, colto e corrispondente al livello cosmopolita che ha dato lustro alla nota strada di Roma.
Informazioni utili:
Dove dormire:
L’hotel St. Martin, in un quartiere strategico della città di Roma, è un nuovo hotel nato dalla totale ristrutturazione da uffici a moderno e accogliente albergo tra la Biblioteca Nazionale e Piazza Indipendenza. Gli ambienti sono molto luminosi, l’architettura contemporanea ha toni caldi e avvolgenti ed è realizzata con materiali di pregio. Particolari le suite con terrazza esterna all’ultimo piano, dotate anche di vasca jacuzzi, dove potersi rilassare ammirando il panorama romano.
Il Café Sidus e il ristorante Sidera si presentano anche come luogo ideale di incontro per chi vive il quartiere, per residenza o per lavoro, nell’arco di tutta la giornata, così come il centro congressi è lo spazio pensato proprio per riunioni o eventi non lontano dalla stazione Termini.
L’hotel fa parte del gruppo OMNIA Hotels, che vede ora al suo attivo 7 alberghi nella città di Roma: l’Hotel Donna Laura Palace affacciato sul Lungotevere nel quartiere Prati, il Grand Hotel Fleming immerso nel cuore della Collina Fleming, l’Hotel Imperiale proprio su via Veneto, l’Hotel Shangri La Roma punto di riferimento dell’EUR, l’Hotel Santa Costanza a pochi passi dall’omonimo mausoleo di via Nomentana, il Rose Garden Palace, boutique hotel di via Boncompagni.
Per informazioni: OMNIA Hotels www.omniahotels.com
Contributi fotogrfici: Stefania Mezzetti