La città dei Gonzaga emerge dalla pianura sulle sponde del Mincio come sospesa in un mondo di fiabe. La lunga e significativa Signoria dei Gonzaga ha donato alla città momenti di splendore artistico, culturale ed economico; le sue imponenti opere, che ancora la abbelliscono, rimangono a testimonianza di quel fervido periodo culturale che la abbracciò per ben quattro secoli di storia.
L’impressione di favola non diminuisce quando, giungendo dalla pianura ci si accorge che Mantova in realtà è come sospesa sull’acqua, adagiata pigramente su un’isola; un mare d’acqua la distacca aristocraticamente dal resto del paesaggio facendola vivere in un mondo tutto suo.
E poi la magia si compie fra i suoi antichi palazzi, si entra in un mondo affascinante come una rievocazione storica. La storia della città è fondamentalmente legata alle signorie che l’hanno governata per molti secoli: fra tutte i Gonzaga. È sotto questa nobile famiglia che la città conobbe i momenti di maggiore splendore artistico e culturale oltre che economico. La sua fama ed il suo peso politico si allargarono ben presto al di là dei confini stessi della signoria, per divenire decisamente affermati nell’area lombarda come nel resto d’Italia. Mantova è definita la “città dei Gonzaga”, un appellativo che rimane ancora oggi, a qualche secolo di distanza soprattutto grazie alle numerose ed importanti opere che rimangono a testimonianza di quel fervido periodo culturale che abbracciò ben quattro secoli di storia, dal XIV al XVIII. Mantova assunse allora una precisa configurazione urbanistica che rimane ancor oggi in gran parte inalterata: essa fu in parte determinata dalla trasformazione del nucleo medievale già esistente ed in parte dalla ristrutturazione e dalla creazione ex novo di spazi più ampi ed organici, secondo i criteri dettati dal prevalente gusto rinascimentale. Grandi artisti operarono a Mantova sia nel campo delle lettere che in quello dell’architettura e della pittura, grazie al mecenatismo dei Gonzaga.
Grandi opere di trasformazione e decorazione diedero ai grandi palazzi, soprattutto per merito del duca Ludovico II, desideroso di dare alla città un assetto rinnovato. Egli rivolgerà la sua attenzione ai canoni dell’arte umanistico-rinascimentale quale si era venuta affermando in Toscana. E’ per suo volere che giungerà a Mantova Giulio Romano, l’artista che con la sua opera continua e incessante cambierà il volto della città. Alla ricerca di un mondo perfetto, come tutti gli artisti dell’epoca, nelle sue opere approfondirà un linguaggio classico arricchendolo di effetti potenti e scenografici.
La sua opera è magnificata nella residenza di Palazzo Te, che ne costituisce il suo capolavoro. Il palazzo era il “buen retiro” del duca Federico, una dimora signorile voluta per il proprio divertimento.
Giulio Romano, appoggiato dal duca, ne volle dare una rinnovata testimonianza della grandezza e dello splendore della corte, per questo fu concepita più complessa e grandiosa. Nacque così, tra il 1525 ed il 1535, quello che invece di una semplice villa fu un vero e proprio palazzo per la bellezza degli affreschi che ricoprono quasi per intero le pareti. Autore di essi è Giulio Romano con vari allievi, nei quali l’artista ha espresso il meglio della sua arte pittorica.
Il palazzo è circondato dal verde e proprio in mezzo alla natura crea una simbiosi nuova e positiva. L’interno del palazzo, grandioso e ricco decorazioni, comprende numerose sale oltre al giardino ed al Casino della Grotta che sono annessi. Famosissima e di grande impatto è la sala dei Giganti coi suoi impattanti affreschi disegnati da Giulio Romano. Le scene hanno un aspetto apocalittico, le figure sono grandiose e incombenti sulla stanza, si percepisce quasi reale il rovinare delle pietre e delle colonne dei giganti.
Una dopo l’altra sfilano le grandi sale dalle sovrastanti figure mitiche, che nei paesaggi idilliaci esaltano la grandezza dei Gonzaga.
Palazzo Te e la Venere Divina
Una mostra eccezionale, che vuole esaltare la dea dell’amore e della bellezza, è in corso nelle sale del palazzo. Il progetto “VENERE DIVINA. Armonia sulla terra” si compone una serie di mostre e un programma di eventi e vuole esplorare il mito di Venere come rappresentazione del senso di rinascita dall’antichità fino ai tempi moderni.
Tre sono i momenti espositivi combinati in tre tappe: la prima tappa si apre con Il mito di Venere a Palazzo Te, che dal 21 marzo al 12 dicembre 2021 consente al pubblico di scoprire le oltre 25 rappresentazioni di Venere, tra stucchi e affreschi, presenti nel Palazzo. Un percorso tra miti e favole antiche, che si arricchisce con l’esposizione della scultura la Venere Velata della collezione del Comune di Mantova, appartenuta a Giulio Romano e conservata presso la Galleria dei Mesi a Palazzo Ducale, e dell’arazzo Venere nel giardino con putti, realizzato da tessitori fiamminghi su disegno dello stesso Giulio Romano, di recente ritornato a Mantova grazie a una complessa operazione d’acquisto condotta dalla reggia gonzaghesca, dalla Direzione Generale Musei del MiBACT e con il sostegno di Fondazione Palazzo Te.
Seconda tappa il 22 giugno con l’esposizione del capolavoro di Tiziano: Venere che benda Amore, fino al 5 settembre 2021, proveniente della Galleria Borghese di Roma. La tela del maestro cadorino presenta Venere nell’atto di bendare il piccolo Eros appoggiato sul suo grembo, mentre un altro putto osserva la scena con aria assorta. Un’opera che si inserisce perfettamente nel progetto VENERE DIVINA e costituisce uno dei vertici della rappresentazione della divinità nel Cinquecento.
Il terzo momento, dal 12 settembre al 12 dicembre, è dedicato all’importante mostra Venere. Natura, ombra e bellezza, a cura di Claudia Cieri Via, che esplora i diversi volti della dea che hanno popolato l’iconografia europea e italiana del Cinquecento. L’esposizione dedica parte del percorso alla diffusione del mito nelle corti europee, al legame della divinità con le acque, i giardini e i parchi, e con la bellezza delle donne dell’epoca.
Informazioni turistiche:
http://www.palazzote.it/index.php/it/palazzo-te