Dopo un trasferimento durato quasi sette mesi ed aver percorso 471 milioni di chilometri, lo scorso 18 febbraio il rover Perseverance è giunto su Marte col suo carico di strumentazioni che permetteranno di approfondire la conoscenza del pianeta e della nostra casa, il sistema solare.
La missione, costata un totale di 2,75 miliardi di dollari e il cui progetto è iniziato ben 11 anni fa, cercherà di svelare se nel passato siano comparse forme di vita microbiotiche e sonderà il terreno e nuove apparecchiature per futuri equipaggi umani che metteranno piede sul pianeta.
Come spesso accade in questo tipo di ricerche pioneristiche, la NASA ha aggiunto alla parte scientifica e tecnica una nota di colore ricca di simbolismo. A partire dal paracadute utilizzato durante la discesa per frenare il rover da 1.500 a 320 km/h. Lo schema di colori bianchi e rossi della tela aperta sul cielo marziano disegnato dall’ingegnere Ian Clark aveva due significati ben precisi tradotti in codice binario: la porzione esterna indicava le coordinate GPS del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, dove hanno sede gli uffici e i laboratori del progetto Mars 2020. Il messaggio contenuto nella parte interna era invece una frase pronunciata da Theodor Roosevelt in un discorso tenuto il 10 aprile 1899 all’Hamilton Club di Chicago: “Dare mighty things” (Osa fare cose grandi).
Una frase che si adatta perfettamente al nome del rover Perseverance (Perseveranza) che oggi sta preparandosi a girovagare per il cratere Jezero (lago in lingua serba), dove quasi 4 miliardi di anni fa sorgeva un delta di un fiume.
Perseverance è stato così battezzato da Alex Mather, un alunno tredicenne della Lake Braddock Secondary School di Burke in Virginia dopo aver vinto un concorso indetto dall’ente spaziale statunitense.
“Siamo una specie di esploratori e per arrivare su Marte dobbiamo superare molti ostacoli. Ad ogni modo possiamo perseverare. Noi, non tanto come nazione, ma come genere umano, non ci arrenderemo.” ha scritto Axel per spiegare la sua scelta.
Perseverare è una delle qualità che ha permesso all’uomo di sopravvivere anche in condizioni estreme e così è stato anche per il rover della Nasa, il nono oggetto umano ammartato con successo su Marte.
La complessa fase di posa sulla superficie (i famosi “7 minuti di terrore”) era resa complicata dall’atmosfera rarefatta, che impedisce alla sonda di rallentare la velocità di discesa con il solo utilizzo del paracadute e dal ritardo di 11 minuti delle comunicazioni tra Marte e la Terra.
Quindi, in quei sette minuti, Perseverance con tutta la strumentazione scientifica da esso portata doveva avvicinarsi al cratere appeso ad una gru dotata di retrorazzi che hanno permesso di deporre il rover delicatamente su un terreno scelto automaticamente dal Terrain-Relative Navigation, un navigatore che, riconoscendo la topografia della superficie, può indirizzare il rover verso un’area adatta alle successive manovre.
Oltre ai compiti già menzionati, il rover dovrà raccogliere campioni di suolo in attesa di essere prelevati da future missioni e riportati sulla Terra dove potranno essere analizzati con più accuratezza.
Tra i 19 strumenti scientifici il MOXIE è forse quello più interessante per il successo delle missioni umane: cercherà infatti di produrre ossigeno dalla CO2, che compone il 95% dell’atmosfera del pianeta permettendo così la sopravvivenza di una futura colonia. Proprio alla presenza umana Perseverance dedicherà una parte importante della propria missione. A bordo del rover c’è infatti Ingenuity (Ingegnosità), un piccolo elicottero dal peso di meno di 2 kg che avrà il difficile compito di sollevarsi dal suolo (cosa non semplice in un’atmosfera rarefatta come quella marziana). Ingenuity è solo un prototipo, ma la sua attività su Marte segnerà l’inizio di nuovi possibili sviluppi tecnologici per una colonizzazione del pianeta permettendo di trasportare materiali da un luogo all’altro in velocità e sicurezza.
Da quando, a cavallo tra il IX e il XX secolo, l’italiano Giovanni Schiapparelli pubblicò i suoi studi su Marte focalizzandosi sui canali (dando origine alle ipotesi più fantasiose di una vita aliena sul pianeta), l’esplorazione ha potuto svelare molti misteri, tra cui la presenza di acqua in forma liquida sotto la superficie.
Ora aspettiamo che i numerosi programmi varati dalle agenzie spaziali per mandare il primo uomo sul pianeta si possano avverare. Parafrasando Neil Armstrong, Perseverance è solo il primo passo, ma un altro gigantesco balzo per l‘umanità.
Per seguire il programma Mars 2020 sul canale della NASA https://mars.nasa.gov/mars2020/
Per seguire le missioni attuali e future i SpaceX https://www.spacex.com/updates/
Contributi fotografici: NASA/JPL Caltech