Rango, Balbido e San Lorenzo, un’esperienza nella natura Unesco tutta italiana, in Trentino. Un assoluto bisogno di respiro, di rigenerazione, di scoperte di luoghi dell’anima e per l’anima… qualcosa che va oltre il consueto “via dalla pazza folla”, per assumere un significato più profondo.
Abbiamo perlustrato con questo spirito, tre borghi trentini, incastonati ai piedi del Parco Adamello Brenta, nel territorio di Comano (TN), ai più conosciuto per le terme della pelle, ma che ha in serbo delle vere chicche nella natura (Riserva Biosfera Unesco): tre occasioni di visita da unire in un’unica perlustrazione ad alto tasso di suggestione, in una dimensione di bellezza fuori dal tempo. A pochi chilometri tra di loro, sono Rango, San Lorenzo in Banale (entrambi tra i Borghi più belli d’Italia) e Balbido, “paese dipinto”.
Noi vi consigliamo di partire da Rango– famoso anche per ospitare nei suoi vòlt uno dei più suggestivi mercatini di Natale d’Italia- gioiellino di architettura rurale che domina l’altopiano del Bleggio e la vallata: un pugno di case contadine, perfettamente conservate, che parla di un passato popolato di pellegrini, pastori, greggi, mercanti e viaggiatori. Era un borgo di passaggio Rango e da qui la sua particolare struttura a gallerie (i portech) per dare riparo, come si suol dire a “animali e cristiani”.
Qui il tempo sembra essersi davvero fermato. Oltre ai suoi vòlt, che da soli valgono la visita, soffermatevi sulla antica fontana in pietra che domina la piazza, perno della vita sociale contadina del passato, riservata all’abbeveraggio delle mucche e cercate con gli occhi il colore nero che ancora adesso contorna molte finestre delle case, che si può togliere solo a colpi di scalpello e che racconta di quando le case non possedevano i camini, il fuoco veniva acceso nel mezzo della stanza e il fumo usciva dalla finestra: se siete bravi individuerete ancora, all’esterno delle finestre, qualche “beccafumo”, che serviva a catturare le scintille che avrebbero potuto incendiare i tetti di paglia. E così, lasciate che i passi vi portino, con lo sguardo sulle stalle e i volt (le fresche dispense di un tempo), l’era (aia), al piano superiore a cui si accedeva a piedi e con i carri attraverso il “pont”, per lo stoccaggio della legna e ai soler (solai), il posto del fieno. E se volete unire alla scoperta del borgo il piacere della camminata nella natura ma seguendo un preciso filo logico, non potete non percorrere il sentiero della noce, che parla in ogni sua parte della noce del Bleggio, presidio Slow Food e prodotto tipico di Rango (a cui a novembre si dedica una suggestiva sagra). Il modo migliore per godersi la passeggiata è imboccarlo da Santa Croce e percorrere circa sette chilometri di piacere per gli occhi: alberi di noce, stradine, sentieri e vicoli che portano a scoprire luoghi non ancora troppo conosciuti e naturalmente, col piacere di acquistarle direttamente dai contadini o anche coglierne il sapore nella tipica torta alle noci, nel pane alle noci, nel salame e nel liquore nocino, che un po’ tutte le trattorie casalinghe propongono.
Proseguendo il nostro trittico appena usciti da Rango, il primo paese in cui ci si imbatte è Balbido. Situato all’imbocco della Val Marcia, ritenuta dalla tradizione luogo di rifugio delle streghe, considerate responsabili delle calamità naturali che spesso si abbattevano sulla zona, fa parte dell’Associazione Paesi Dipinti, per la caratteristica dei murales sulle pareti esterne delle case, realizzati negli anni da artisti vari e raffiguranti scene di vita quotidiana legate alla storia, ai mestieri e alle tradizioni del luogo. Oggi sono una quarantina e consentono di scoprire il borgo in un percorso a forma di “8”. C’è quello del moleta (a ricordo dei tanti arrotini che in autunno lasciavano questi borghi per la pianura, per farvi poi ritorno a primavera, in tempo per il lavoro nei campi), il punto di origine di questa narrazione a muro, poi la mugnaia, lo spazzacamino (si rappresenta il sogno dello spazzacamino, culminante nel momento in cui la sua amata vestita di bianco lo trae dal camino vestito d’un bianco candido), il fabbro-maniscalco, el caregheta che si fermava sotto un portico per impagliare le sedie, i carboni con la raffigurazione del poiat ovvero la catasta di legna che fatta bruciare produceva il carbone, gli ombrellai, la lavandaia, il calzolaio, il panettiere, el postin…. E in più, passeggiando tra le sue vie, negli angoli più suggestivi, tra voltoni e piazzette, ci si imbatte in installazioni e sculture di legno, tracce e ricordo dei Simposi di scultura lignea che si sono tenuti negli anni e che rendono il paese un borgo di installazioni diffuse. E poi… una chicca divertente anche per i bambini…a Balbido alla scorsa estate c’è “la strega più grande del mondo”. Realizzata con fitto intreccio di bambù e legno, misura oltre dieci metri ed è stata inserita nel Guinness dei Primati.
Scendendo da Balbido a Comano Terme per poi, a 9 km, risalire l’altopiano del Banale, ecco San Lorenzo in Banale. A pochissima distanza dal castello di Stenico, è un antico borgo di contadini e boscaioli nato dalla fusione di sette Ville: Berghi, Pergnano, Senaso, Dolaso, Prato, Prusa e Glolo. Posto all’imbocco della splendida Val d’Ambièz, la valle che fa da sfondo all’anfiteatro delle Dolomiti di Brenta Patrimonio Unesco, il borgo è porta di accesso al Parco Naturale Adamello Brenta, la più vasta area protetta di tutto il Trentino. Le sette ville hanno tratti architettonici rurali simili a Rango, specie nelle case, che vedono a piano terra cantine e stalle, al primo piano cucina e stanze, al terzo e quarto piano “le ere” (aie coperte), “le ralte” (depositi di fieno) e “i raltedei” (piani di sottotetto per l’essicazione della paglia) accessibili dai “pont”, rampe carrabili. Ma anche tocchi di grazia a impreziosire, certi loggiati e archi, come casa Mazoleti a Prusa. A Pergnano, è imperdibile la chiesetta dedicata ai santi Rocco e Sebastiano con affreschi dei Baschenis, i famosi pittori itineranti bergamaschi del 400 e 500, che preferivano l’ospitalità dei contadini a quella delle residenze nobiliari mentre dipingevano le loro pievi: i colori vividissimi quasi a contrasto con la pace della chiesetta sono di una suggestione che emoziona.
Il borgo ha un fiore all’occhiello enogastronomico: la ciuìga, oggi presidio Slow Food, e tipico prodotto di norcineria contadina, è un salame fatto con le rape, che arriva da una storia di povertà e sopravvivenza montanara dell’800. Prodotto unicamente a San Lorenzo in Banale. come spesso accade, è il risultato della necessità di ovviare alla povertà e scarsità di materie prime, mescolando materie prime “povere”, come appunto le rape, creando un gusto finale unico e raro. Nella forma ricorda una pigna, ciuìga appunto, nel dialetto locale. Un itinerario che attraversa il paese di San Lorenzo in Banale e quello di Dorsino e ne riscopre gli antichi e i nuovi luoghi di produzione, compreso l’affumicatoio dove la ciuìga, ancora oggi, viene appesa per essere affumicata.
Per una visita a questi territori farciti di vita contadina e storia e godibili in qualsiasi periodo dell’anno www.visitacomano.it