A un’ora di auto da Torino, Milano e Genova si arriva nel Monferrato e ai quattro punti cardinali della provincia di Alessandria, seguendo le cangianti tonalità di blu e viola dei campi di lavanda, la coltivazione che ormai non è più solo appannaggio dei Paesi d’oltralpe ma che, con lo svilupparsi dell’intero ciclo – dalla produzione alla trasformazione – anche in Piemonte diviene non solo fattore economico agricolo sostenibile, a coltivazione biologica e biodinamica (pochi sanno che gli olii essenziali vengono esportati proprio in Francia), ma meta turistica vera e propria. E allora, pronti per una trasferta o una vacanza tra colori e profumi inebrianti, si va in Piemonte tra campi di lavanda alla scoperta di borghi, pievi e castelli oltre che naturalmente, di paesaggi rilassanti e fascinosi.
Alto Monferrato acquese: lavanda, torri e formaggette
Siamo nella parte sud occidentale della provincia, nell’Alto Monferrato acquese, sulla dorsale che divide la Val Bormida dalla Valle dell’Erro, già vicinissimi al confine ligure, di cui si avvertono le contaminazioni, nell’architettura dei borghi, nei sapori e anche nell’accento parlato. La zona è quella di Spigno, Ponti, Merana, Castelletto d’Erro, per citare alcuni dei borghi.
E, proprio a Castelletto, i sette ettari di lavanda dell’azienda di Anna Calviello offrono un colpo d’occhio che incanta, facilmente raggiungibili dal paese, dopo circa un km, seguendo la provinciale in direzione Montechiaro Alto.
Essendo un’azienda che segue i metodi dell’agricoltura biologica e biodinamica, vi si trovano spesso anche ginestre, orchidee selvatiche e una meravigliosa varietà di erbe officinali. Il punto panoramico consigliato per la foto perfetta? Dalla chiesetta di Sant’Anna (che apre solo alla festa della Santa, a luglio) che si affaccia sui campi, oppure dalla torre quadrata del XIII secolo e circondata da alcune rovine delle mura dell’antico castello e da torrette circolari in pietra create anch’esse per scopi militari. Questa torre costituisce ancora oggi un ottimo punto di osservazione per ammirare sia l’Appennino Ligure che le Langhe, con il vicino comune astigiano di Roccaverano e la sua pregiata formaggetta di capra (la robiola di Roccaverano), la pianura alessandrina e in lontananza il Monviso e alcune vette lombarde.
Alessandria: la lavanda, il ponte e la cittadella
La soave e delicata accoglienza della signora Franca Goggi, è la cifra stilistica della sua azienda, l’Azienda agricola Cascina Ospedale, ad Alessandria. (https://www.cascinadellanonna.com). La si può raggiungere anche con una piacevole passeggiata a piedi, dalla città . Qui si coltiva la lavanda sia officinale che ibrida, tutta biologica, (oltre che farine e cereali come farro, soia, grani, ceci, mais…poi macinati a pietra). I campi sono spettacolari, e si possono fare vere esperienze, poiché sono stati creati laboratori per fattoria didattica: un piccolo mulino per fare la farina, semi da piantare e scoprire (e poi portarsi a casa) ed ovviamente la passeggiata tra la lavanda che, dice Franca, è un toccasana per il mal di testa.
Spunti inusuali per godersi Alessandria: il museo della bici ( ACDB – Alessandria città delle biciclette) a Palazzo Monferrato, il ciclo degli affreschi delle Stanze di Artù alle Sale d’Arte del Museo Civico e…per proseguire nella dimensione outdoor, molto consigliata una passeggiata al tramonto sul nuovo ponte Meier, opera del noto architetto omonimo, dalla cui corsia ciclopedonale sarà come essere sulla tolda di una nave sul fiume Tanaro, per arrivare poi alla Cittadella, uno dei più grandiosi monumenti europei nell’ambito della fortificazione permanente, del tredicesimo secolo e uno dei meglio conservati in Europa, oggi anche sede del Museo delle divise militari.
Monferrato casalese: lavanda, castelli e big bench
Da Alessandria, venti km più a nord…e si è nella parte settentrionale della provincia, in quel Monferrato delle colline Patrimonio Unesco, con paesaggi vitati e originali infernot, le specule vinarie ipogee scavate per sottrazione nel tufo (pietra da cantone). Al centro Casale Monferrato, perla di romanico e barocco.
Nel cuore del Monferrato, una strada panoramica che anche senza lavanda sarebbe da sola oggetto di meta imperdibile, a piedi o in bicicletta: rigorosamente chiusa al traffico salvo i residenti, è una strada interna che collega i due borghi di Cuccaro e Lu. Oggi proprio per la sua suggestività entrambi i borghi hanno apposto le big bench, le panchine iper-dimensionate che affacciano sui paesaggi più affascinanti del Piemonte e, quella di Cuccaro, proprio come tributo alla distesa profumata, è di un colore blu intenso che unisce le diverse stesse tonalità di cielo e campi. Il modo migliore per percorrerla è da Cuccaro, partendo dalla chiesetta della Madonna delle Nevi, imboccando la strada a destra e andando nella direzione di Lu. Ma se si è qui, nella lavanda accanto alla big bench, assolutamente imperdibile per la gioia degli occhi (e anche per mini shopping alla lavanda), il campo a perdita d’occhio dell’azienda Lalavandadilu di Sergio Amadori (www.lalavandadilu.it). La lavanda viene qui trasformata in olio essenziale con estrazione in corrente di vapore, e in parte fatta essiccare raccolta in mazzetti per poi essere sgranata manualmente e racchiusa in sacchetti confezionati artigianalmente con tessuti ricercati per meglio esaltarne la profumazione.
A metà strada tra Valenza e Casale Monferrato c’è il borgo di Giarole, noto per ospitare uno dei più bei castelli della provincia (www.castellosannazzaro.it) abitato dalla sua costruzione (da un editto di Federico Barbarossa nel 1163) dai conti Sannazzaro Natta e oggi bed and breakfast e dimora storica visitabile, grazie alla accoglienza di Giose e Letizia Sannazzaro che vi vivono stanzialmente. A poche centinaia di metri, l’Azienda agricola Pavese Andrea ha inserito tra le sue coltivazioni, proprio in zona confinante con il comune di Pomaro, campi di lavanda biologica, che si snodano tra il torrente Grana, le colline e la valle. Una passeggiata piacevolissima nel blu profumato, partendo dalla strada che costeggia il vecchio camposanto del paese e che dà anche modo di incappare nella deliziosa pieve di San Pietro, proprio accanto al campo di due ettari circa e originariamente denominata Santa Tecla, nata nel settimo secolo dopo Cristo come convento e poi appunto divenuto parrocchiale a cui afferivano ben cinque canonici.
Per maggiori informazioni: www.alexala.it