In questi tempi in cui il virus ci ha castigato all’immobilità, può anche capitare di andare in stazione senza partire, perché lei stessa è una destinazione. La Stazione Termini da sempre luogo dove solitamente si passa di fretta mentre lo sguardo è catturato dal tabellone delle partenze, può riservare inaspettate sorprese.
La grande stazione è un mondo a sè stante con spazi per passeggiare e fare acquisti oppure per concedersi una pausa gourmet con affaccio sui treni. I percorsi interni si fanno largo tra le vetrine e i bar, sfiorando anfratti e angoli nascosti dove trova un tetto chi non ce l’ha. Le ampie navate, le grandi vetrate fanno di questo luogo una cattedrale surreale dove l’architettura unisce la spettacolarità alla funzionalità. Il “non luogo” ha preso vita, è diventato territorio di inclusione e contaminazione dove trovano posto sfilate di moda e concerti pop, dove accomodarsi per ordinare un cocktail e far viaggiare l’immaginazione, dove quando prendere un treno non è poi così essenziale.
La Stazione Termini di Roma, in assoluto la prima a livello nazionale a ricevere radicali interventi per migliorarne la ricettività e l’accoglienza a chi si appresta a prendere un treno, è stata praticamente il testimonial di quanto le Ferrovie dello Stato avevano promesso e progettato per adeguare ai tempi della Alta Velocità, le principali stazioni, al pari di quanto già da tempo avveniva in molte città europee.
La più grande stazione d’Italia sorge sull’altura del colle dell’Esquilino ricco di acque, in prossimità delle Terme di Diocleziano da cui deriva il nome “termini”. La storia della Stazione ha origini legate al regno di Pio IX, quando nell’allora Stato Pontificio si sentì l’esigenza di realizzare un capolinea unico dei diversi collegamenti ferroviari che raggiungevano Roma. Un anno prima della presa di Roma prende così avvio la costruzione della Stazione Centrale che verrà ultimata nel 1887. La stazione, il cui progetto scelto fu quello dell’architetto Salvatore Bianchi, che vinse su molti partecipanti, consisteva di due lunghi corpi paralleli ai quali corrispondevano gli arrivi e le partenze; la facciata delle due testate alternava una serie di colonne nei tre ordini nella stessa successione del Colosseo. Al centro dei due edifici si mostrava, in tutta la sua imponenza, la tettoia metallica sopra i sei binari di testa e un grande orologio, sotto l’imponente stemma sabaudo era applicato sul fronte della tettoia in metallo.
Quando nel 1905 furono create le Ferrovie dello Stato, si diede inizio ad un progetto di sistemazione generale. Con un lento ma inarrestabile mutamento si adeguò la stazione Termini alle profonde trasformazioni dell’esercizio ferroviario che si erano venute a creare negli ultimi cinquanta anni. I treni si erano allungati, grazie a locomotive più potenti, e il traffico intensificato. Si eseguirono vari lavori di ampliamento e modernizzazione della stazione e del piazzale antistante, ma tutto si arresto durante gli anni della Prima Guerra Mondiale. Successivamente, nell’ambito del progetto dell’Esposizione Universale del 1942, si decise di demolire la vecchia stazione per far luogo ad una più moderna costruzione che rispondesse, tra l’altro, alle ambizioni di grandiosità dell’allora regime fascista. La nuova Stazione Termini, progettata da Angiolo Mazzoni, già noto architetto futurista, aveva una serie di edifici con funzioni e destinazioni specifiche e ben tre piani sotterranei dove, oltre ai binari di un primo approccio di metropolitana, il cui servizio era svolto da ordinari tram, trovarono posto vari esercizi commerciali ed un piccolo Museo Ferroviario. Qui sarebbe stata custodita per anni, la copia del primo treno italiano sulla Napoli-Portici, con la locomotiva Bayard costruita da Stephensons, oggi in mostra nel Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa a Napoli.
Esteticamente la nuova stazione era caratterizzata da linee semplici che racchiudevano spazi murati rivestiti in travertino con aggiunta di archi e volte. All’interno, i marciapiedi a servizio dei 22 binari, oltre a quelli delle ferrovie laziali, erano coperti da pensiline in calcestruzzo sostenute da pilastri per una lunghezza totale di 350 metri. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale gran parte del lavoro era stato comunque terminato mentre il grande atrio frontale, ancora mancante, venne inaugurato dagli architetti Montuori e Vitellozzi nel 1950. La fantasiosa pensilina si prolunga verso l’esterno nella Piazza dei Cinquecento, venne denominata “il dinosauro” per la sua forma che ricorda il lungo collo dei preistorici animali. Il nuovo volto della Stazione Termini era dominante, luminoso e grandioso, inoltre offriva funzionalità e adeguatezza all’ampliamento costante del traffico ferroviario. Nel corso degli anni anche questo ambiente fu però vittima del degrado, destino purtroppo comune a molte altre stazioni ferroviarie, cosicché nell’anno 2000, in occasione del Giubileo cattolico, la stazione venne completamente ristrutturata, riqualificando e valorizzando l’intera opera architettonica originaria.
Attualmente la Stazione Termini è una delle più belle e moderne d’Europa, con centri commerciali e negozi sempre aperti, ristoranti, fast-food, bar e uffici per il pubblico accolgono il sempre maggior numero di turisti che vengono a visitare le impareggiabili bellezze della “città Eterna”. Una struttura in acciaio e vetro accoglie la fornitissima libreria Termini, cinque scale mobili conducono al Forum, un’area vastissima di negozi e servizi, oltre a spazi per esposizioni temporanee.
La Stazione Termini è oggi un primario punto di riferimento, ospitale e gradevole, che offre funzionalità associata alla particolare bellezza delle sue architetture http://www.grandistazioni.it/
Museo Ferroviario di Pietrarsa http://www.fondazionefs.it/content/fondazionefs/it/esplora-il-museo/visita-pietrarsa.html
Contributi fotografici di Stefania Mezzetti
… e usciremo, viaggeremo, vivremo la nostra vita con più slancio e amore.
Intanto sogniamo le nostre prossime vacanze, facciamo progetti, informiamoci… pensiamo al futuro, pensiamo alla vita.