Una delle più belle città della Bulgaria, Capitale Europea della Cultura 2019, presenta un affascinante affresco multiculturale. Città fra le più antiche del mondo, è stata ininterrottamente abitata sin dal VI millennio a.C. dalle tribù tracie dei kendrisi.
Il Museo Archeologico rappresenta il punto di inizio ideale per una visita che segua il più possibile uno schema storico-cronologico della città .
Il Tesoro di Panagyurishte, una raccolta di oggetti d’oro finemente cesellati appartenenti all’epoca tracia (VI-III secolo a.C.) è il principale punto di interesse dell’intera collezione museale, ma di notevole interesse sono anche le sale dedicate alla preistoria e al periodo della conquista Ottomana. http://www.archaeologicalmuseumplovdiv.org/_m1727/Home
I primi riferimenti storici che si hanno della città risalgono al IV secolo a.C., quando venne battezzata Filippopoli in onore a Filippo II il Macedone (382-386 a.C.), padre di Alessandro Magno, il quale la conquistò nel 342 a.C. La traduzione in lingua tracia di Filippopoli era Pulpudeva, da cui, molto probabilmente, deriva il nome attuale di Plovdiv, il cui nome è per la prima volta menzionato nell’XI secolo.
Nel 72 a.C. Filippopoli venne conquistata dai romani, che cambiarono il toponimo in Trimontium (città delle tre colline). Il dominio di Roma durò sino alla fine del IV secolo d.C. e lasciò numerose testimonianze giunte sino a noi, a cominciare dal teatro, uno dei meglio preservati al mondo e dove, ancora oggi, si organizzano spettacoli teatrali e concerti.
Costruito durante il regno di Traiano (98-117 a.C.), il teatro poteva contenere 5-7.000 spettatori (oggi ne contiene 3.500) disposti su 28 file (di cui 20 ancora visibili). La cavea è fronteggiata da una scena frontale divisa in due portici sovrastanti in stile ionico (quello inferiore) e corinzio (quello superiore). Le sedute sono divise in 10 parti, ognuna delle quali porta il nome dei quartieri in cui era suddivisa la città , mentre i posti dedicati ai cittadini più in vista riportano ancora i nomi delle famiglie gentilizie.
Nella parte bassa della città si apre l’Odeon, costruito durante l’era dell’imperatore Vespasiano (69-79 a.C.) che ospita anche un piccolo teatro da 350 posti e lo Stadio Romano eretto durante il regno dell’imperatore Adriano (117-138 d.C.), la più grande struttura pubblica romana nei Balcani. Lungo 240 metri e largo 50, poteva accogliere 30.000 spettatori; oggi solo la curva settentrionale, in piazza Djumaya, è perfettamente visibile e visitabile, mentre lungo la via Knyaz Alexander I sono stati riportati alla luce altre parti purtroppo inglobate in centri commerciali.
La Piccola Basilica e la Casa di Eirene, una delle dimore romane più belle e meglio preservate nei Balcani e così chiamata per via del ritratto di una donna convertitasi al cristianesimo nel II secolo hanno magnifici pavimenti a mosaico. https://www.plovdivmosaics.org/roman-mosaic-heritage/
Dopo la caduta dell’impero romano, Filippopoli passò sotto il controllo dell’Impero Bulgaro, dell’Impero Bizantino, del Sacro Romano Impero e dell’impero Ottomano. Durante questo ultimo periodo vennero costruite le belle moschee che ancora oggi ornano la città : la moschea Dzhumaya (XIV secolo), che sorge proprio a ridosso dello Stadio Romano è la principale, ma particolarmente preziosa è anche la più piccola e decentrata moschea Imaret. Entrambe possono essere visitate durante gli orari di apertura.
La Città Vecchia di Plovdiv rispecchia il periodo di massimo splendore culturale della cultura bulgara, il cosiddetto Rinascimento Bulgaro, espressione della rinascita della nazione bulgara dopo la cacciata degli Ottomani nel 1878. Costruita sulla struttura urbana dell’antica Trimontium, ha oggi residenze risalenti principalmente al XIX e al primo XX secolo, molte delle quali visitabili. Portano tutte i nomi delle famiglie che le restaurarono e le abitarono: Balabanov, Klianti, Hindliyan e Mavridi, nelle cui stanze il poeta Alphonse de Lamartine risiedette per tre giorni nel 1833 tornando dal suo viaggio in Medio Oriente.
Un fascino particolare emana la Casa Kuyumdzhioglu, costruita nel 1847 in stile barocco ed oggi sede di un interessante Museo Etnografico.
Bellissima, infine, è la chiesa di San Costantino ed Elena accanto a cui sorge l’imperdibile Museo delle Icone, un vero gioiello dell’arte religiosa ortodossa.
Un viaggio a Plovdiv non può terminare senza la visita alle due colline principali per osservare l’alba e il tramonto: Nebet Tebe, primo insediamento dei traci, di cui rimangono rovine risalenti all’imperatore Giustiniano (VI secolo d.C.) e la collina di Bunarjik su cui sorge l’inconfondibile ed enorme monumento in granito dedicato ai soldati sovietici, comunemente chiamato monumento ad Alyosha (diminutivo di Aleksey).
Plovdiv dista due ore in autostrada o in treno da Sofia. L’aeroporto cittadino non ha voli diretti dall’Italia e non ha collegamenti con mezzi pubblici alla città . L’ufficio turistico cittadino offre cartine e piccoli opuscoli mentre se si desidera informazioni più dettagliate è più utile visitare il sito internet http://www.visitplovdiv.com/.
La città ha ottime bed&breakfast economiche e pulite. Un modo molto consigliato per visitare Plovdiv con guide locali in modo gratuito è il Free Walking Tour https://freeplovdivtour.com/free-plovdiv-tour/. I tour si tengono ogni giorno e partono dal municipio cittadino.
Contributi fotografici di Piergiorgio Pescali
Pubblicato da Visit Plovdiv su Mercoledì 28 marzo 2018
… e usciremo, viaggeremo, vivremo la nostra vita con più slancio e amore.
Intanto sogniamo le nostre prossime vacanze, facciamo progetti, informiamoci… pensiamo al futuro, pensiamo alla vita.