A Palazzo Antinori per Telemaco Signorini, il Giapponismo in Europa è di scena a Rovigo, alla Reggia di Caserta il collezionista Cesare Lampronti
A Palazzo Antinori la Firenze dei Signorini
Ecco una mostra raffinata, pensata e ben riuscita. Da non perdere. A ideare “La Firenze di Giovanni e Telemaco Signorini” sono Elisabetta Matteucci e Silvio Balloni, grazie alla scoperta del carteggio inedito tra Telemaco Signorini, il padre Giovanni, pittore anche lui, e il fratello minore Paolo (fino al 10 novembre, www.firenzedeisignorini.antinori.it). L’esposizione non poteva trovare sede più adatta di Palazzo Antinori, nell’omonima piazza, nel cuore di Firenze, casa di una famiglia che ha contribuito a fare la storia della città, oltre che della viticoltura di qualità. Un’occasione eccezionale per i visitatori che potranno godere le stupende tele di Giovanni e Telemaco Signorini, girando nei saloni del piano nobile di Palazzo Antinori, per la prima volta aperti al pubblico. Oltre a far rivivere la Firenze dell’Ottocento, la mostra vuol far emergere le influenze di Giovanni Signorini (1808-1864), soprannominato il “Canaletto fiorentino”,sul figlio Telemaco, uno degli sperimentatori più audaci della corrente dei Macchiaioli. In mostra, 60 dipinti, tra i più celebri dei due Signorini, fanno rivivere uno dei momenti più entusiasmanti della cultura toscana.
A Rovigo il Giapponismo in Europa
Colori, suggestioni d’Oriente, curiosità, pittura, grafica, ma anche arredi per capire quanto il Giapponismo abbia coinvolto la vecchia Europa dalla seconda metà dell’Ottocento agli anni ‘30. Un mondo affascinante, lontano e sconosciuto, di cui restano le tracce nell’arte europea di quei tempi. La mostra “Giapponismo, venti d’Oriente nell’arte europea 1860-1915”, a cura di Francesco Parisi (fino al 26 gennaio, palazzo Roverella, Rovigo, www.palazzoroverella.it) offre al visitatore la mappa delle tendenze giapponiste dell’Europa tra Ottocento e Novecento: dalla Germania all’Olanda, al Belgio, dalla Francia all’Austria, alla Boemia, fino all’Italia. Tutto parte nella seconda metà dell’Ottocento, quando le xilogafie arrivano in Europa come carta per impacchettare vasi e ceramiche. I preziosi fogli erano spesso i celebri manga di Hokusai, Utamaro e Hiroshige, che, inizialmente, entusiasmarono impressionisti e Nabis. In mostra, accanto ai capolavori di Gauguin, Toulouse Lautrec, Klimt, Kolo Moser, Alphonse Mucha, si potrà scoprire l’influenza del giapponismo nelle opere di artisti inglesi, francesi e belgi. Ma soprattutto italiani, tra cui il fantastico Galileo Chini, Giuseppe de Nittis e Giacomo Balla.
A Caserta è di scena l’antiquario Cesare Lampronti.
C’è sempre una prima volta. Per questa “prima” la scelta è caduta su Cesare Lampronti, notissimo antiquario romano, terza generazione di una consolidata famiglia di antiquari, specialista in pitture italiane del XVII e XVIII secolo, dal Caravaggio al Canaletto, ai loro seguaci. La mostra nella splendida reggia di Caserta, “Da Artemisia a Hackert. Storia di un collezionista alla Reggia” (fino al 16 gennaio,www.musement.com/Reggia/Caserta) nasce dall’idea di avvicinare il mondo del collezionismo privato e delle Gallerie d’arte a quello dei Musei. Quale miglior scenario per le collezioni Lampronti della settecentesca Reggia di Caserta, progettata dal Vanvitelli? Un fil rouge, infatti, collega le opere già presenti nelle sale della Reggia e i dipinti esposti nella Lampronti Gallery romana, che esaltano il fascino della pittura del ‘600 e del’700. In mostra è esposto il Porto di Salerno di Jakob Philipp Hackert, che è il pezzo mancante della collezione della serie di porti realizzata da Hackert per il re Ferdinando IV di Borbone. Un’opportunità, quindi, per gli appassionati di ammirare l’intera serie dei Porti del Regno. E l’occasione giusta per visitare la Reggia di Caserta, regale quanto Versailles, ma meno conosciuta. Perché non cogliere l’attimo fuggente?