Un po’ di tempo fa, in una mostra a Calcutta rimasi affascinata dal ritratto di una donna dallo sguardo sciamanico, il collo avvolto da collane di metallo. “E’ tutta una montatura turistica”, sibila un’amica saccente. Di ritorno dal viaggio, posso dire che l’illazione è falsa. La donna appartiene ai Bonda, una delle tribù animiste, che abitano le foreste dell’Orissa, lo stato affacciato sul golfo del Bengala, lungo la costa centro orientale dell’India.
La curiosità mi spinge a sfidare la sorte e decido di partire per l’Orissa. Voglio incontrare queste antiche tribù autoctone, circa una sessantina, chiamate adivasi, presenti nel territorio da migliaia di anni. Un’India primitiva e poco conosciuta, dove gli alberghi sono basici, le tribù praticano antichi culti animisti, coltivano la terra in maniera arcaica e le donne indossano saree tessuti a telaio. Per incontrarli occorre far coincidere il viaggio con il giorno del mercato settimanale della tribù.
L’incontro con l’amico Jitu, oggi uno dei leader più acclamati del territorio.
Come sostengo da sempre, il plus in un viaggio in India è avere un’ottima guida (www.clupviaggi.it). La fortuna gioca dalla mia parte. L’aereo da Mumbai ci porta a Bhubhaneshwar, la capitale dell’Orissa, dove ad attenderci c’è Jitu Jikaka, uno dei leader dei Dongria Kondh, la tribù delle colline della montagna Niyamgiri (www.survival.it/film/mine), una zona coperta di dense foreste, gole profonde e ruscelli impetuosi. Cosa sperare di meglio?
Parla bene inglese, grazie a un missionario capitato per caso nel villaggio, che ha convinto i genitori a fargli frequentare la scuola a Bhubhaneshwar. Jitu è orgoglioso di appartenere alla tribù dei Dongria Kondh.
Per nessuna ragione al mondo vorrebbe trasferirsi altrove, vivere in città e lavorare in una fabbrica. “Essere un Dongria Kondh”, spiega, ”significa venerare il dio della montagna. Senza Niyamgiri, la nostra montagna sacra, non c’è vita per noi.”
La loro vita si basa sulla coltivazione del riso, sulla raccolta dei prodotti delle fertili vallate, dall’ananas, al jackfruit, al mango, alla papaia, allo zenzero, alle arance.
Un’emozione: un piccolo popolo contro le multinazionali
“Volevano portarci via la nostra anima”, esclama Jitu, ricordando l’eroica battaglia sostenuta nel 2013, da 8000 Dhongria, sparsi in 12 villaggi, contro il gigante minerario Vedanta Resources, che programmava di estrarre dalle loro colline, bauxite per un valore di due miliardi di dollari! “L’apertura di una miniera a cielo aperto”, racconta Jitu,”avrebbe interrotto il corso dei nostri fiumi, segnando così la fine dei Dongria Kondh”. Fino a ora tutto appare immutato nel tempo. Grazie alla vertenza della Corte Suprema del 2013, le tribù della montagna hanno potuto rispondere NO alle proposte della multinazionale Vedanta.
Il mercoledì al mercato di Chatikona
I mercati sono, oggi, l’unica occasione per incontrare le tribù della montagna. Quello di Chatikona è senz’altro uno dei più animati, anche perché si trova lungo la linea ferroviaria. Gli amici di Jitu scendono dalla collina in bicicletta o ammassati in piccole jeep stracolme di prodotti da vendere. Le donne sfoggiano un fiore colorato infilato nei lunghi capelli, arrotolati intorno a un tubo di stoffa e decorati con tante mollette dorate. Per non parlare degli orecchini, delle collane e dei tre anelli al naso…Intorno al corpo, un semplice saree in cotone tessuto a mano con bordo colorato. L’atmosfera è simpatica e allegra, forse grazie a Jitu. Osservo, parlo con tutti, faccio acquisti.
Al giovedì tocca ad Onkadeli: business is business
Eccoci ora dai Bonda, più severi e taciturni, bassissimi di statura, conosciuti come il popolo nudo. Le donne di questa tribù hanno il capo rasato, coperto da perline e il corpo vestito soltanto da tantissime collane di perline giallo e arancio. Quanto ai cerchi di metallo intorno al collo, Jitu ci spiega che servono a proteggerle dall’assalto degli animali della foresta. Arrivano al mercato con i cestini in bambù sulla testa e gli otri da riempire con il sago, la loro bevanda alcolica ottenuta dalle palme della foresta. Sfido chiunque a non scattare foto. Colori e visi sono indimenticabili. Non mi sorprendo se chiedono di essere pagate in cambio delle foto. In fondo, potrei anche guadagnarci e venderle. Business is business. Non è un buon motivo per definire il mercato un “evento turistico”.
Come si svolge la vita nei villaggi?
Nei villaggi in pianura è permesso entrare. In uno s’intessono cestini, in un altro si lavora al tornio…In nostro onore i ragazzi suonano il tamburo e ballano al ritmo della musica, le mamme lavano i bambini nel corso d’acqua, che attraversa il villaggio.
Le abitudini sono piuttosto libere e diverse da quelle induiste.
Quanto al matrimonio, la notizia più sorprendente è che la moglie deve essere più vecchia del marito di qualche anno, in modo da essere mantenuta dal consorte in tarda età.
Un pique nique tra i gialli fiori di senape
E’ ora di pranzo. In mancanza di un ristorantino adeguato, scavalchiamo una staccionata di legno ed eccoci tra i campi coltivati a riso, cavolfiori e piselli del villaggio di Giuneipada. indiaCi sediamo all’ombra di un grande albero con il nostro cestino per il pique nique. Godiamo la pace campestre, il piacere di sentire scorrere l’acqua dei ruscelli…Nessuna multinazionale può arrogarsi il diritto di stabilirsi in questo territorio!