Sebbene non sia famoso quanto l’Orient Express, il Blue Train è un gioiello di treno che ripercorre con tutto il suo immutato fascino i fasti dell’epoca coloniale sudafricana, mantenendo il lusso a cui era avvezza l’alta borghesia capitalista quando veniva a curare le proprietà minerarie
di Stefania Mezzetti
L’espansione colonialista aveva sviluppato forti interessi economici nella selvaggia Africa, dove ci si riforniva di spezie e prodotti tropicali destinati ai cittadini delle classi più agiate e si procuravano materie prime per far funzionare le fabbriche. Le esplorazioni all’interno del continente nero avevano rilevato la presenza di ricchi giacimenti d’oro e diamanti, rame e pietre preziose; l’intera Africa fu così gradualmente ma inesorabilmente assoggettata al controllo degli stati europei e la costruzione di una rete ferroviaria per il trasporto dei materiali preziosi dalle miniere ai porti d’imbarco costituisce l’epopea del colonialismo africano.
Il Blue Train è erede della gloriosa Union Limited destinata al trasporto dei passeggeri in tutta comodità fino a Cape Town per prendere le navi dirette in Inghilterra; la linea entrò in funzione nel 1903 per la rinascita economica del Paese dopo la devastante guerra tra inglesi e boeri.
Dotata di uno scartamento ridotto come tutte le ferrovie sudafricane, collegava Città del Capo con Pretoria. Le carrozze erano particolarmente eleganti e confortevoli, adatte a ospitare danarosi imprenditori arricchitisi sfruttando i giacimenti di oro e diamanti. Non solo comode cabine in legno intarsiato provviste di acqua calda, ma anche ristoranti, tavoli da gioco e intrattenimento musicale. Nel 1939 il treno assunse il nome di Blue Train: in quell’anno, infatti, furono adottate le nuove inconfondibili carrozze dipinte di blu, con il tetto a lucernaio.
Il treno turistico di oggi è stato riadattato ad una più moderna ospitalità di lusso; a bordo il servizio è riconosciuto come uno fra i più esclusivi al mondo: un maggiordomo ogni tre passeggeri e un massimo di 84 passeggeri alla volta, una carrozza panoramica e due lounge, cabine arredate con tappeti e provviste di bagno privato con elementi marmorei, preziose lenzuola sui letti e infissi dorati. Inoltre, la carrozza ristorante può contare su chef prestigiosi. Un vero e proprio “Ritz” su rotaia.
Il viaggio comincia dalla grande stazione centrale di Città del Capo, un edificio moderno la cui facciata mostra una serie di mosaici che raccontano la storia dei trasporti. Da qui si può ammirare la mole gigantesca della notissima Table Mountain a ridosso della città; la sua cima piatta spesso è ricoperta da una bianca nube, come una tavola apparecchiata. Subito dopo aver lasciato la stazione, si scorge, adagiato sulle pendici del Picco del Diavolo, il monumento commemorativo dedicato a Cecil John Rhodes, pioniere della storia ferroviaria del Sudafrica. Perfetto rappresentante dell’età dell’imperialismo, Rhodes coltivò progetti ambiziosi in campo ferroviario. Il suo sogno irrealizzato fu quello di costruire una ferrovia “transafricana” da Città del Capo a al Cairo, di cui il tratto da Bulawayo alle Cascate Vittoria rappresenta una delle opere di ingegneria più belle e significative del mondo.
Il convoglio attraversa immense distese di vigneti, un paesaggio poco diffuso nel resto del continente nero: furono i francesi a intraprendere in queste zone la coltivazione della vite, dando origine a una produzione che oggi conta oltre cento varieté di ottimi vini. Proseguendo il percorso nella splendida valle del fiume Hex, incorniciata da alte pareti rocciose, il treno comincia la sua ascesa verso l’Altipiano Centrale.
Un lungo tunnel di 13,5 chilometri facilita oggi il percorso del treno, evitando strette curve e ripidi pendii. Uscito dalla galleria, il convoglio si ferma, per il cambio della motrice, nella sperduta cittadina di Tous River, al confine meridionale di una vasta zona semidesertica.
La realizzazione della ferrovia in questo territorio desolato comportò uno sforzo notevole. Gli operai dovettero affrontare per mesi un clima torrido di giorno e quasi gelido la notte; inoltre, i violenti temporali riuscivano periodicamente a spazzare via interi segmenti di binario. Ci vollero tre anni per completare i 238 chilometri di rotaia fino a Beaufort West, importante centro commerciale nel cuore del Grande Karoo. Il treno giunge poi a Kimberley, sede della storica miniera di diamanti a cielo aperto. Quando nel 1835 arrivò la ferrovia, lo scavo aveva già raggiunto una profondità di mezzo chilometro e un diametro di circa 150 metri.
Attraverso la valle dove il fiume Vaal si divide in numerosi rami, l’elegante convoglio riprende il suo percorso verso la destinazione finale. S’incontrano ancora centri abitati che devono il loro sviluppo all’estrazione dei diamanti, sebbene questa attività si sia notevolmente ridimensionata nel corso degli anni, incentivando lo sviluppo dell’agri- coltura e dell’allevamento.
A Johannesburg si giunge nella più grande stazione dell’intera Africa; lo scalo occupa un’area di 22 ettari ed è affollato da un’infinità di persone e mezzi a ogni ora del giorno. La città, piccolo villaggio prima della scoperta delle ricche vene aurifere è oggi una potenza industriale e finanziaria, si trova a 1735 metri di altitudine e rappresenta il punto più elevato del percorso effettuato dal Blue Train.
Dopo un altro breve tratto si raggiunge la meta del viaggio: Pretoria. La capitale amministrativa del Sudafrica è una gradevole cittadina in stile coloniale, con ampi viali colorati dai fiori viola degli alberi di jacaranda.
Un viaggio d’antan, dove tutto il sapore dell’Africa si gusta attraverso lo scorrere del panorama fuori dal finestrino: la fauna dai colori straordinari, le montagne che sfoggiano picchi scoscesi…e lo spettacolo continua per tutto il viaggio.
www.bluetrain.co.za – www.southafrica.net