Nelle acque delle cinque Aree Marine Protette le vestigia dei patrizi romani e delle antiche rotte commerciali, s’intrecciano con una vasta biodiversità
Testo e foto di Tania Turnaturi
Sole e mare è il binomio che connatura la fisionomia della Campania fin dall’antichità. Le sue coste crestate di promontori e ricamate di sinuose calette, dal cui sottosuolo sgorgano preziose sorgenti di acque termali, erano trapuntate dalle ville d’otium dei patrizi e degli imperatori romani.
Gli alberghi d’epoca del Novecento vi hanno convogliato un turismo d’élite anche internazionale ma gli antichi romani continuano a parlarci, non più con la cronaca mondana ma con la voce storica dell’archeologia, che gorgoglia dalle acque insieme ai soffioni della vasta area vulcanica della caldera dei Campi Flegrei.
Aree Marine Protette
Per noi la voce narrante delle peculiarità di ciascuna delle cinque Aree Marine Protette della regione è stata quella entusiasta dell’archeologa Alessandra Benini, che da innumerevoli anni conduce gli scavi ufficiali restituendo alla conoscenza e alla fruizione di tutti gli appassionati una grande quantità di tesori sommersi tra le onde dove, presso i circa 20 diving autorizzati è possibile effettuare immersioni o snorkeling oppure osservare i fondali dalle barche con la chiglia trasparente accompagnati dalle guide.
Le Aree Marine Protette (AMP) sono ambienti marini di acque, fondali e coste di rilevante interesse naturale, geomorfologico, fisico e biochimico. Comprendono zone a diverso grado di tutela con regolamentazione differenziata delle attività umane: la zona A ad alto valore biologico ed ecologico è destinata ad attività di ricerca scientifica e vi si può accedere esclusivamente con visite autorizzate dall’Ente gestore.
Parco sommerso di Baia
L’aristocrazia romana prediligeva il golfo di Pozzuoli, ricco di acque termali terapeutiche generate dall’attività vulcanica sotterranea che nei secoli, causando la subsidenza del terreno, ha modificato la linea di costa e ridisegnato tutto il paesaggio con le eruzioni, da quella degl’Ignimbrite Campana di 39.000 anni a quella del 1538 che generò il Monte Nuovo. Nel Parco sommerso di Baia, i fondali abbracciano le pitture e i mosaici della villa a Protiro, le mura della villa dei Pisoni e il ninfeo imperiale di Claudio, oltre a una strada lastricata che conduce al porto commerciale Iulius. E poi tabernae e magazzini per le merci e una poderosa diga frangiflutti di 25 pilastri quadrangolari in laterizio (pilae) nella secca Fumosa, affondati a causa del bradisismo di tutta l’area. Queste strutture sommerse da secoli sono state colonizzate da posidonia oceanica e praterie di spugne e anemoni, tra cui si aggirano numerosi organismi marini soprattutto nelle acque calde e solforose della secca Fumosa. È possibile scrutare tutto ciò con un battello dalla chiglia trasparente o in collegamento video con una guida subacquea seguendo le immagini su uno schermo, o praticando snorkeling.
In alto, sulla collina, è visitabile la parte superiore del Parco archeologico, con imponenti resti di ville e complessi termali e i templi dedicati a Diana, Mercurio e Venere.
Parco sommerso di Gaiola
Nel golfo di Napoli intorno a Marechiaro, questo parco marino racchiude molteplici aspetti tra falesie di tufo giallo chiazzate di macchia mediterranea. La collina di Posillipo generata con l’eruzione del Tufo Giallo Napoletano di 15.000 anni fa, è soggetta a bradisismo che ha inabissato le strutture di età romana, visibili tra i fondali da cui si innalzano girandole di fumarole: le istallazioni marittime della villa d’otium di Pausilypon divenuta poi villa imperiale di Augusto e strutture di approdi, ninfei e peschiere per l’allevamento delle murene che costituiscono un variegato habitat di innumerevoli specie marine, mentre è parzialmente emersa la “casa degli spiriti”. Il Centro studi interdisciplinare Gaiola onlus svolge attività di ricerca e didattica divulgando la conoscenza di questo mondo sommerso con riprese in 3D, visite guidate in barca aquavision e snorkeling. Effettua inoltre itinerari guidati nel Parco Archeologico Ambientale del Pausilypon-Grotta di Seiano nella parte alta del promontorio.
Recentemente è stato premiato quale Area Marina Protetta più amata d’Italia, nel concorso indetto da AsdoMar.
Area Marina Protetta Punta Campanella
Le acque di quest’area, sulla cui sommità la torre saracena osserva il mare accanto ai resti del tempio di Atena, lambiscono la penisola sorrentina fino a Positano. La costa, orlata di torri di avvistamento e ville romane come quella annessa al bagno della Regina Giovanna, alterna falesie calcaree, secche, ripidi fondali e grotte sulle scogliere punteggiate di borghi marinari che rincorrono baie e calette, fronteggiati dagli isolotti Li Galli sede delle sirene, dallo scoglio dell’Isca e dal fiordo di Crapolla con resti di costruzioni romane e un’abbazia benedettina. Lo scoglio di Vervece, colonizzato dalle gorgonie bianche gialle e rosse, veglia sulla statua della Madonna protettrice dei sub tra margherite di mare, polipi e stelle marine. Si possono avvistare delfini, piccoli squali, capodogli e molte tartarughe marine salvate e rimesse in mare.
Queste acque videro nel 1974 Enzo Maiorca conquistare il record mondiale di profondità in apnea.
Il direttore Antonino Miccio annuncia che da dicembre nel Centro visite interattivo si potranno seguire in diretta le riprese dei fondali con telecamera subacquea, vedere un documentario in 3D, diorami e un acquario con gli habitat tipici.
Area Marina Protetta Santa Maria di Castellabate
Nel tratto settentrionale del Parco Nazionale del Cilento, quest’area tra sabbie e falesie giunge fino a Punta Licosa e all’isolotto della sirena Leucosia, con la meravigliosa spiaggia raggiungibile via mare o dall’approdo greco-romano di San Marco, su cui deposita le uova la tartaruga marina caretta-caretta. Due moli romani e alcune pilae sono visibili dal porto attuale con la bassa marea. Il litorale di flysch e scogliere racchiude un paesaggio subacqueo con vaste praterie di posidonia oceanica che protegge le spiagge dall’erosione e un ricco habitat di biodiversità, paragonabile alle scogliere coralline.
Lo sovrasta Castellabate uno dei borghi più belli d’Italia, irto su una cintura di macchia mediterranea sull’acrocoro del castello dove sono custodite anfore e ancore sottratte ai fondali, che a sorpresa si cinge per noi al tramonto di un arcobaleno senza pioggia. L’ovattato centro storico medievale, è patrimonio Unesco e meta degli appassionati di cinema che vogliono ricalcare i passi dei protagonisti del film “Benvenuti al Sud”.
Area Marina Protetta Regno di Nettuno
A Ischia, negli anni ’70, alcuni pescatori dopo aver rinvenuto frammenti ceramici e lingotti di piombo nella baia di Cartaromana, chiesero di avviare gli scavi, che iniziarono nel 2011 guidati dall’archeologa Alessandra Benini sotto la vigilanza della Soprintendenza archeologica di Napoli. Ciò diede vita al progetto “Navigando verso Aenaria” promosso dalla società di giovani ischitani Marina di Sant’Anna con l’intento di ricostruire le vicende storiche dell’isola.
Pithecusa, la colonia greca fondata nell’VIII sec. a.C., si riteneva fosse stata abbandonata in epoca romana a causa di terremoti ed eruzioni. Durante le campagne di scavo finanziate da questi entusiasti giovani, sono state rinvenute strutture riconducibili alla romana Aenaria, e ciò ha avviato il circuito virtuoso di un nuovo turismo culturale subacqueo che finanzia le campagne di scavo, offrendo nuove opportunità lavorative oltre quelle termali e balneari, come sottolinea Giulio Lauro, uno dei pescatori dei primi rinvenimenti e instancabile fautore di tutto il progetto.
Sotto un alto strato di sedimenti sono stati individuati resti di edifici residenziali, ninfei di tarda età repubblicana, vasche di raccolta, una banchina portuale di 20 m e la sua cassaforma lignea di 80 tavole infisse nel fondale. Presso il Centro culturale di Ischia Ponte si può assistere a una proiezione video sugli scavi e poi osservarli dalla barca con fondo trasparente o con immersioni guidate e snorkeling per godere di tutta la magnificenza dell’AMP Regno di Nettuno che si estende fra Ischia e Procida, ricca di praterie di posidonia, secche sabbiose e aree di coralligeno dove prosperano specie ittiche degli ambienti rocciosi mediterranei. Nel canyon di Cuma vive il delfino comune, specie a rischio estinzione.
Tutte le informazioni sui siti:
www.aenariarcheologiasommersa.it