Nell’anno in cui è Capitale della Cultura, Pistoia torna a splendere di luce propria, accanto alle più belle città toscane: arte, artigianalità, enogastronomia, florovivaismo
Franca Dell’Arciprete
Pistoia è come una Bella Addormentata che aspetta il bacio del Principe per svegliarsi. Ma è anche come la casetta del bosco di Pollicino, da trovare attraverso sentieri misteriosi.
Se lo dice un pistoiese DOC come Nicola Giuntini, titolare del Panificio Giuntini, Antico Forno dal 1902 e del centralissimo ristorante Bonodinulla, c’è da credergli.
Una città un po’ segreta dunque, questa Pistoia Capitale della cultura 2017, che uscendo dal cono d’ombra di Firenze e di Pisa, sta cominciando a brillare di luce propria.
Città d’arte senz’altro, ma anche di artigianalità e manualità, con una storia ricca di vicende tumultuose e personaggi bizzarri.
Bollata per sempre da Dante come città di mala gente, “degna tana” del furfante Vanni Fucci scagliato all’Inferno, erede di una tradizione che vedeva i pistoiesi malvagi e malfattori, Pistoia vive ancora in pieno, anche se ormai con ironia, la rivalità con i feroci fiorentini che la rasero al suolo nel 1305, dopo 11 mesi di assedio.
E quando si visitano musei e monumenti il discorso va sempre lì.
Memoria di grandezza passata, memoria di ingiustizie subite
In effetti Pistoia ha vissuto due secoli d’oro tra il 1000 e l’inizio del 1300: sede di vescovo e di mercatura, primo libero comune italiano, tappa fondamentale di pellegrinaggi, perché in possesso di una preziosa reliquia di San Giacomo, centro attrattore degli artisti più famosi del tempo.
Da qui i capolavori presenti in città: il pulpito di Giovanni Pisano a Sant’Andrea, l’incredibile paliotto d’argento e d’oro dedicato a San Giacomo all’interno della Cattedrale, a cui lavorarono i maggiori orafi del tempo fino a Brunelleschi, le ceramiche invetriate dei Della Robbia, il Battistero, la Cattedrale di san Zeno, San Giovanni fuori Civitas, San Paolo e Sant’Andrea in stile gotico pisano, a tarsie bianche e nere di marmo di Carrara e travertino di Prato.
La Pistoia di quegli anni era un cantiere in fermento, un crogiolo di artigiani eccellenti. Ne fanno fede i nomi delle strade: degli orafi, dei fabbri, di stracceria…. Anche se ai pistoiesi brucia ancora la ferita della vittoria e della ferocia fiorentina, la storia è andata avanti.
Grandi artisti anche in tempi moderni.
Primo fra tutti Marino Marini, uno dei più grandi scultori del Novecento, al quale è dedicata una Fondazione permanente ricca di capolavori e in questo periodo, fino al 7 gennaio 2018, la mostra estemporanea “Marino Marini. Passioni visive” a Palazzo Fabroni, che raccoglie tutti i temi dell’artista, i busti, i nudi maschili, i grandi “Cavalieri”, le “Pomone” e i nudi femminili, il tema del cavallo e cavaliere di grande drammaticità.
Le opere monumentali di Marino Marini sono disseminate anche in tutta la città: nell’atrio del Palazzo Comunale e nell’atrio del bellissimo Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi, che raccoglie molte delle ricchezze cittadine, tra cui il famoso Arazzo dei mille fiori di provenienza fiamminga.
Proprio in questo anno speciale, in cui Pistoia è Capitale della Cultura, il Museo Marino Marini ha ideato una serie di itinerari turistici inediti che permettono al visitatore di conoscere e riscoprire l’artista pistoiese da angolazioni diverse, attraverso le tappe della sua città natale. Una città che abbandonò giovane, ma che certamente lo influenzò potentemente nelle sue creazioni. Come disse la sorella gemella Egle “Marino nasce mediterraneo nella conca tirrena: terra d’antica vena dove insistono l’amore pel campo, l’ombra serena di Giotto, la scarnita umanità di Masaccio e quella dell’agitato Pisano. Nasce nel clima quieto dell’inizio del secolo, a Pistoia, medioevale e un po’ ferrigna, arroccata presso l’appennino dentro un cerchio di mura sbrecciate, coi suoi monumenti intarsiati da geometrie di marmi bianco/neri, la grinta di animali di pietra sull’alto delle lesene, le colline e il piano…”
www.fondazionemarinomarini.it – www.marinomarinipassionivisive.it
Anche la tradizione dell’artigianalità medievale pistoiese conserva qualche esempio significativo: come quello di Pietro Gargini, un liutaio appassionato che produce nel suo laboratorio viole, violini e violoncelli per i clienti di tutto il mondo.
Artigianalità che vive anche nel bel Museo del ricamo a Palazzo Rospigliosi, dove si scoprono magnifici finissimi ricami bianchi e a colori, prodotti fino a pochi anni fa da una lunga tradizione di lavoro femminile.
L’attività che si è sviluppata ampiamente in tutto il territorio pistoiese è quella del florovivaismo, legata ad antiche tradizioni agricole e a un terreno particolarmente fertile. I vivai sono la cornice di Pistoia.
Tra i più interessanti spicca il vivaio Mati, che appartiene alla famiglia Mati dal 1909, dove si organizzano visite guidate al giardino sperimentale, al giardino terapeutico, rilassante e rasserenante, e all’orto dove spiccano le verdure più diffuse per le celebri ricette della cucina toscana: zuppe, ribollita, pappa col pomodoro.
Se per pranzo si vuole rimanere in città, invece, dove si visita tutto da un capo all’altro perfettamente a piedi, bisogna andare a piazza della Sala o nell’attigua piazza degli Ortaggi.
Qui grande animazione colorata di giorno con le bancarelle di frutta e verdura e grande animazione la sera con mille locali e localini per tutte le età, i gusti e i sapori. Locali che hanno conservato la struttura delle botteghe medievali con le tettoie in legno e il bancone di pietra dove si esponevano le merci.
Senza dimenticare una sosta alle golosità della Confetteria Corsini, erede di una tradizione centenaria nella produzione di cioccolata, dolci e confetti particolari, i famosi unici confetti bitorzoluti di Pistoia dai mille ripieni, seme di coriandolo, mandorla, fave di cacao, cannella, canditi, oltre all’esclusivo Panforte di Pistoia Glacè. Piazza San Francesco d’Assisi, 42 www.brunocorsini.com
Da non perdere il nuovissimo itinerario “Pistoia sotterranea”.
Si scende sotto terra partendo dalla piazza dell’Antico Ospedale del Ceppo che da solo merita una visita, per lo splendido fregio cinquecentesco in facciata, dedicato alle opere di misericordia.
E si scopre un mondo sotterraneo che corrisponde all’alveo del torrente Brana. Un tempo a cielo aperto forniva forza motrice a decine di mulini per olio e farina e a opifici di armi, coltelli, attrezzi per l’agricoltura e per la medicina.
Sopra il fiume, ricoperto man mano da grandi voltoni a botte, sorse il famoso Ospedale del Ceppo, una cittadella dentro la città, luogo di accoglienza, di carità e di assistenza, e sede anche della celebre scuola medica pistoiese, di cui si visita nel percorso il famoso Teatrino Anatomico del Seicento.
Dove mangiare
La Degna Tana: con un nome che rievoca echi danteschi, il locale è un mix tra toscanità e Nord Europa, regno delle birre e dei gusti vegetariani e vegani, perfetto per nuovi buongustai. Piazza della Sala 1, www.ladegnatana.it
Ristorante Bonodinulla: Osteria, Caffè e Forno, con cucina a vista per far conoscere preparazioni e metodi di cottura. Disponibili anche camere e suites con vista sul campanile e sul battistero. Via del lastrone, 21 www.bonodinulla.it
Ristorante Agrituristico Toscana Fair presso il vivaio Mati, che propone piatti leggeri e creativi per lo più a base di verdure. Via Bonellina, 49 www.toscanafair.it
Dove dormire:
LSM Palazzo Puccini: una splendida dimora storica dall’atmosfera elegante e raffinata accoglienza a due passi dalla Cattedrale. Vicolo Malconsiglio, 4, www.lsmpistoia.it
Per informazioni: www.pistoia17.it – www.pistoia.turismo.toscana.it