A Bologna per la Biennale Foto/Industria, sparsa in tutta la città, A Trieste per la mostra dedicata a Maria Teresa d’Asburgo, mentre a Cremona, accanto al Museo del Violino, si scopre il Genovesino al Museo Ala Ponzone
di Silvana Rizzi
In giro per Bologna per la Biennale Foto/Industria del Mast
Il successo della terza Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro, “Etica ed Estetica del lavoro”, in corso fino al 19 novembre (www.fotoindustria.it), conferma che, anche questa volta, la Fondazione Mast (acronimo di manifattura, arti, sperimentazione, tecnologia) riesce a coinvolgere il pubblico di ogni età in un genere fotografico che è quello della civiltà del lavoro. In questa mostra, come spiega il francese François Hebel, direttore artistico dell’evento dal 2013, percepiamo non solo come i fotografi percepiscono il mondo del lavoro, ma come il lavoro si è trasformato nel tempo, dal 1917 a oggi.
In mostra 14 artisti, ognuno con una sua esposizione personale, non solo al Mast, in via Speranza 42, ma in edifici storici nel centro di Bologna. Si passa così, da un artista all’altro, scoprendo antichi palazzi dai saloni affrescati, all’interno dei quali fotografi di tutto il mondo esprimono la loro percezione del mondo del lavoro.
In via delle Clavature, a Santa Maria della Vita, il grande Mimmo Jodice, napoletano doc, racconta, in bianco e nero, come i movimenti sociali degli anni ‘70 hanno esercitato su di lui un’attrazione irresistibile, mentre, Josef Koudelka, al Museo Archeologico, in via dell’Archiginnasio, da ingegnere a fotografo, indaga la trasformazione del paesaggio causata dalla rivoluzione industriale, il giapponese Yukichi Watabe a Palazzo Poggi ci racconta un noir e Vincent Fournier al MAMbo, in via Minzoni, con Space Project, tra documentario e fiction, ci porta nelle ricerca spaziale. A suggellare l’importanza della Biennale, al Mast è stata inaugurata Reach, opera dell’artista indiano Anish Kapoor.
Bellissima Bologna, merita almeno un weekend. Il must per alloggiare, è il Grand Hotel Majestic, già Baglioni (www.duetorrihotels.com), nel centro storico della città, un cinque stelle L, dove il lusso coincide con il gusto, il fascino di arredi antichi e di soffitti affrescati, ma soprattutto con un’accoglienza raffinata, mai asettica.
Per mangiare, la Bottega Portici 2 Torri, offre un’esperienza interessante: il tortellino da passeggio, da consumare qui o in giro per la città. Fatti al momento, in brodo o al burro e formaggio, accompagnati da un taglierino di salumi, costano 12 euro.
Maria Teresa a Trieste
A cambiare il destino di Trieste nel Settecento è proprio la grande Maria Teresa d’Asburgo. Durante il suo regno, Trieste passa da piccolo villaggio arroccato sul colle di Sangiusto a città vera e propria, diventando il primo porto commerciale dell’impero Asburgico e uno dei principali dell’Adriatico e del Mediterraneo. A questa donna straordinaria, figlia dell’imperatore Carlo VI, la città dedica la mostra Maria Teresa e Trieste. Storie e culture della città e del suo porto. Magazzino delle Idee, fino al 18 febbraio (www.mariateresaetrieste.it).
Bellissima la location, un recupero di edifici industriali lungo il mare, e altrettanto affascinante la mostra. A renderla unica, sfilano ritratti e opere, mappe, vedute, dipinti, mentre installazioni interattive permettono di scoprire gli aspetti complessi della Trieste settecentesca.
L’evento invita a riscoprire Trieste, città affascinante, dai quartieri antichi, con dintorni di grande suggestione come il Castello di Miramare e il vicino Porto Piccolo, nuovissima e splendida realizzazione edilizia e marina con albergo 5 stelle. Trieste non sarebbe la stessa senza i famosi caffè letterari, come il Tommaseo, il San Marco o il Caffè degli Specchi, dove si ritrovavano Joyce, Svevo e Saba. Dove, ancora oggi, capita d’incontrare Claudio Magris.
Quanto ai ristoranti, una mia amica triestina consiglia, per il pesce, L’istriano sulle Rive, e L’Antica Trattoria Suban, per lo stinco di maiale. Da provare i famosi “buffet triestini”, dove si gusta il famoso prosciutto in crosta. Il più noto e anche il più caro “da Pepi Sciavo”. Buon weekend!
Cremona sulla cresta dell’onda con il Genovesino
In occasione delle celebrazioni per l’anniversario della nascita di Claudio Monteverdi, il divino compositore cremonese, la cittadina lombarda riscopre altri artisti che l’hanno resa celebre nel passato. Tra questi, ecco il Genovesino (1605-1656), genovese di nascita, trasferitosi giovanissimo a Cremona, l’artista prediletto dalla nobile famiglia Ponzone. A quest’ interessante artista, tragico e comico, la città dedica una mostra da non perdere al Museo Civico Ala Ponzone “Genovesino. Natura e invenzione nella pittura del Seicento a Cremona (fino al 6 gennaio, www.mostragenovesino.it).
In mostra, ritratti, dipinti di carattere religioso, e numerose allegorie della Vanitas con il tema della caducità umana, sempre attuale.
Anche oggi, come dimostra la splendida mostra in corso di Jan Favre all’Abbazia di San Gregorio a Venezia. Geniale l’idea di riscoprire il Genovesino, non solo al Museo Ala Ponzone, ma anche in diversi palazzi della cittadina. Come la grande tela Moltiplicazione dei pani e dei pesci del 1647, oggi nel Salone dei quadri dello storico Palazzo Comunale. Proprio in questo dipinto l’artista rende attuale la scena, raccontando l’evento con tratti realistici e fantastici, tragici e comici, estrosi e imprevedibili.
Inutile forse dire che Cremona offre tanto da vedere, dal Museo del Violino, alla Piazza del Comune, alla Cattedrale, al Battistero, al centro antico.
Quanto alla cucina, oltre al suo torrone famoso in tutto il mondo, si mangia bene alla Trattoria Liberty, all’Hostaria del Cavo.