L’Ariosto a Tivoli, il ritorno del Cristo Morto del Mantegna a Milano e l’India dei Beatles a Torino
di Silvana Rizzi
L’Orlando Furioso nelle delizie di Villa D’Este
Non si poteva immaginare cornice più adatta dei giardini e degli ambienti affrescati di villa d’Este a Tivoli, alle porte di Roma, per celebrare il cinquecentesimo anniversario della prima edizione dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto(1516). La mostra I voli dell’Ariosto-L’Orlando Furioso e le arti ( fino al 30 ottobre, www.villadestetivoli.info, www.ariostovilladeste.it), richiama alla memoria l’ideatore di questa villa di delizie, il cardinale Ippolito II d’Este, che aveva frequentato l’Ariosto presso la corte ferrarese ed era nipote di Ippolito I, a cui l’autore aveva dedicato il suo poema. Dopo un giro nel giardino, rallegrato dai giochi d’acqua, tra i più belli d’Europa, si passa al piano nobile della villa, negli appartamenti del cardinale, dove dipinti, sculture, arazzi, ceramiche, disegni, incisioni, medaglie… evocano i temi del poema ariostesco, coinvolgendo emotivamente lo spettatore in una girandola di colori e di rievocazioni di episodi veri e fantastici della sua vita. D’obbligo, se si arriva a Tivoli da Roma, una sosta all’affascinante Villa Adriana. Dopo la mostra, ci si può sedere in uno dei tanti ristorantini locali per un pranzo rustico, dai sapori romani.
La Pinacoteca di Brera sempre più al centro dell’attenzione
Il Cristo Morto di Andrea Mantegna, una delle opere simbolo della Pinacoteca milanese(www.pinacotecabrera.org), finalmente riallestito, rientra in scena in una cornice di grande suggestione. Fino al 25 settembre con la mostra Mantegna e Carracci. Attorno al Cristo Morto, il capolavoro del Mantegna, databile intorno al 1480, dialoga con le opere sullo stesso soggetto di due artisti, Annibale Carracci e Orazio Borgianni, che hanno avuto occasione di conoscere l’opera del grande maestro. Il dipinto di Annibale Carracci, realizzato nel 1583, interpreta il capolavoro di Mantegna con un realismo intenso e quasi drammatico, mentre quello di Borgianni del 1615 si distingue già per la luce e lo sfondo caravaggesco. A pochi passi dalla Pinacoteca, in via della Moscova 29(tel.0287244737), il ristorante Pacifico è il luogo più trendy del quartiere per incontrarsi per un aperitivo, un pranzo o una cena all’insegna della cucina peruviana più raffinata e autentica, tra cui il famoso ceviche. Lo chef Jaime Pasaque è una fonte inesauribile d’invenzioni sorprendenti, come il ceviche tiepido a base di ricciola, latte caldo di tigre, succo di arancio e vongole, ritenuto uno dei migliori del mondo.
I Beatles sbarcano in India
I Beatles e l’Oriente: un mito, che riemerge fino al 2 ottobre nella rassegna Nothing is real. Quando i Beatles incontrarono l’India, allestita al Museo di Arte Orientale a Torino e curata da Luca Beatrice (www.maotorino.it). Correva l’anno 1968, quando il celebre gruppo musicale decise di prendersi una pausa di sei mesi e di partire per cercare l’illuminazione in India. A Rishikesh, uno dei luoghi sacri dell’Induismo sulle rive del Gange, i quattro amici passano il tempo a comporre canzoni e a seguire seminari privati con il guru Maharishi. Ognuno reagisce in maniera diversa all’approccio indiano, ma da questa esperienza di meditazione trascendentale e curiosità occidentale sono nate musiche spaziali come White Album, Julia, Abbey Road ecc. In mostra è esposto ciò che i quattro riportarono dall’India in senso reale e metaforico, dagli oggetti, ai ricordi, agli scritti, alle musiche. Si esce da qui trasognati, accompagnati da musiche che hanno segnato un’epoca, per andare a godersi un pranzo a base di agnolotti, stufato e bonnet in qualche piola di antico stampo. Come ad esempio la Trattoria Decoratori Imbianchini (www.borgopo.com), la Ratatui (www.ristoranteratatui.com) , la Valenza vicino al Balon o L’imbarchino, lungo il Po, una delizia con il bel tempo.