Un mito a Forlì, la potenza materica di Anselm Kiefer e l’Iran visto dalla pate di una fotografa
di Silvana Rizzi
Piero della Francesca a Forlì
Lo sapevate che Piero della Francesca era un mito per artisti del Novecento, come Carlo Carrà, Felice Casorati, Morandi e Giorgio de Chirico? Oggi, fino al 26 giugno, i Musei San Domenico di Forlì (www.mostrapierodellafrancesca.com) portano in scena una mostra straordinaria e unica nel suo genere: “Piero della Francesca. Indagine su un mito”, dove, accanto a un nucleo adeguato di opere di Piero, viene proposto un confronto con i più grandi maestri del Rinascimento, come Fra Angelico o Paolo Uccello, e con gli artisti, che l’hanno riscoperto, dall’Ottocento a oggi. Dimenticato dopo la sua morte, riscoperto dai Macchiaioli, amato da Edgar Degas e Paul Cézanne, Piero domina, ancora oggi, con le sue figure che si innalzano al di sopra del caos e della mediocrità. Pur non essendo una città turistica, la romagnola Forlì merita una giro in centro e una sosta per assaggiare la cucina del territorio. Ottima alla Trattoria della Giuliana, in piazza Saffi, o da Don Abbondio, piazza Guido da Montefeltro, con cucina romagnola di ricerca.
Anselm Kiefer domina a Parigi
Ecco una mostra da non perdere. Per apprezzarla non occorre essere ferrati in arte contemporanea. Con le sue tele monumentali, la potenza della materia e l’infinita ricchezza delle fonti a cui si ispira per sondare il passato e la memoria, la mostra di Anselm Kiefer al Centre Pompidou (fino al 18 aprile, www.centrepompidou.fr) è un fuoco di suggestioni, che rivelano la personalità affascinante dell’artista, presente anche a Milano con i Sette Palazzi Celesti presso l’Hangar Bicocca. Al Pompidou, si resta affascinati e coinvolti dal tentativo quasi ossessivo dell’artista, nato nel 1945, di elaborare un nuovo linguaggio, poetico e catartico, imbevuto di cultura germanica, di storia universale e di filosofia. Kiefer convoca poeti, pensatori e scrittori, invitandoli a entrare nei libri, nelle tele e nelle fantastiche vetrine, per creare un legame tra passato e presente, in un intersecarsi di malinconia e fede nella rigenerazione. Dal terrazzo in alto del Centre Pompidou, si domina tutta Parigi: da Montmarte a Notre Dame, la ville lumière è davanti a noi. E per onorare la sua art de vivre, si può incominciare dalla cucina dei grandi chefs stellati, che hanno aperto simpatici bistrot, come Yannick Alleno(www. Yannick-alleno.com) con il Terroir Parisien, al 20 rue Saint Victor, vicino alla Borsa. Per le crèpes e le ostriche si può andare nella piccola Crèperie bretonne in rue des St-Pères e per la cena all’eccezionale “David Toutain”, al 23 di rue Surcouf, vicino a Les Invalides.
L’Iran in fotografia a Milano
Emozionanti e struggenti: le foto di Dohar Dashti per la mostra “Limbo” alle Officine dell’Immagine( fino al 16 aprile, via Aldo Vannuccio 13, www.officinedellimmagine.com) fanno vivere, una dopo l’altra, il senso di malinconia e di estraneità che l’artista prova nei confronti della sua terra. Nella cornice di un paesaggio desertico nell’isola di Qeshm, territorio iraniano che si affaccia sul Golfo Persico, Dohar Dashti crea la sua storia dell’Iran di oggi, tra “ironia e amarezza, incanto e sofferenza, severità e evasione”.