Bestiario islandese
Testo e foto di Ada Grilli
Ci sono due isole al mondo piene di pecore e si trovano nei due opposti emisferi. Si tratta della Nuova Zelanda e dell’Islanda. Ora, noi in Italia non vediamo pecore, se non in Abruzzo d’estate. Quanto ai cavalli, i nostri non si incontrano certo percorrendo strade ne’ statali ne’ provinciali e tantomeno comunali, a meno di non essere in Alto Adige, terra di avellignesi spesso liberi nei pascoli prima che arrivino i freddi dell’inverno. E le mucche? Ancora più rare in pianura e apparizioni diurne negli alpeggi estivi ma solo di nuovo, in alta quota. Ripensavo a queste visioni percorrendo il nord dell’Islanda, lungo alcuni fiordi ma anche nell’interno, e godendo delle scene pastorali non artefatte, non costruite per i turisti. Perfette per questo Paese verdissimo d’estate e bianchissimo d’inverno. Il mio bestiario islandese è parte dell’esperienza del Paese e così lo vorrei descrivere e ricordare.
I cavalli, per cominciare, sono come orsetti, col pelo folto e lungo, corti e bassi quanto basta per montare in sella senza lo slancio che richiedono i bei cavalli da equitazione che si usano in Europa. Ben proporzionati, il muso ad altezza di donna, gli occhi mansueti, da bestie che hanno tutto dalla vita e/o non si aspettano molto. Può fare molto freddo, ma stanno fuori sulla neve e sul ghiaccio senza dar segno di sofferenza, hanno i ramponi sotto i ferri e possono anche correre in discesa senza scivolare se gli si da il comando per la quinta andatura, il tölt, che solo loro conoscono fin da puledri. Dormono da sdraiati sulla neve o sul ghiaccio, e leccano il fieno, o almeno così pare, senza ingordigia ma con lentezza, senza dare a vedere di essere affamati. E forse non lo sono mai davvero. Le selle sono più corte di quelle inglesi e stanno ormai scomparendo dal mercato quelle fabbricate nel Paese. La Cina ha conquistato anche il mercato delle selle islandesi! Non si può lasciare l’Islanda senza averne percorso dei tratti a cavallo, cosa che si può fare tranquillamente senza timore di essere sbalzati da sella
Le mucche sono più signore e delicate perché devono produrre latte, dunque per loro ci sono grandi capannoni nelle fattorie che hanno comunque ettari ed ettari di pascolo, senza doverle portare lontano per trovare dei fili d’erba. Non era secoli fa che le mucche abitavano al piano terra delle abitazioni, erano una specie di assicurazione per gli islandesi, rappresentavano la sicurezza di avere a disposizione una fonte di sostentamento e all’occasione merce di scambio. Lo scrittore islandese premio Nobel Halldor Laxness le ha magnificate e tenute in grande considerazione praticamente in tutte le sue opere. Ora, forse proprio da quella contiguità è nata l’idea, che sta raccogliendo molto consenso, di aggiungere alle stalle un locale di gastronomia separandolo da una semplice parete di vetro. Al Vogafjoss Café, nell’area del lago Myvatn, si vede mungere due volte al giorno dal bar. La colazione, per chi pernotta nei cottages a poca distanza, è a base di latte crudo appena munto. C’è di nuovo che la mungitura è automatica, la pulizia è estrema, gli addetti sono due ragazzi in età da liceo e non più vecchierelle sul panchetto basso a tre gambe. L’idea è vincente per chi gradisce stare un poco tra gli animali del “ bestiario” senza bussare alla porta delle fattorie o peggio entrare nelle stalle senza annunciarsi. Nella stalla del Kaffi Ku, circa 6 km a sud di Akureyri, si entra calzando soprascarpe di plastica usa e getta come in ospedale, perché la stalla è davvero la casa delle mucche, ovvero un luogo dove le signore mucche circolano libere, dicasi non legate, e passeggiano, o stanno stravaccate, o si fanno mungere dal robot quando è il momento in cui sentono che il latte è troppo ed è ora di alleggerire le mammelle. Il robot, come un tutor intelligente, lava i capezzoli, si attacca e spreme. La mucca sa dove e quando andare. E se vuole uscire all’aperto, può farlo senza chiedere il permesso a nessuno. Rientrerà quando ne avrà voglia. Dal piano di sopra, attraverso una vetrata si vede il grande capannone – salotto delle mucche e volendo ci si ferma per un pasto a base di carne lavorata sul posto, di grande qualità, acquistabile direttamente azienda per chi abita nel Paese. Mucche felici, insomma, in linguaggio economico “allevamento etico”. La fine tuttavia è meno etica, poiché come per tutte le mucche, tranne quelle indiane, il fine corsa è al macello.
Bene a sapersi
Vogafjos, fattoria e guesthouse, www.vogafjos.is La guesthouse offre alcune camerette davvero aggraziate in cottage di legno; costano intorno alle 13.000 corone, un prezzo corretto soprattutto se confrontato alle altre offerte nell’area del lago Myvatn che possono andare dal caro all’esoso, con scarsa, anche scarsissima qualità (come nel caso della Dimmuborgir Guesthouse che chiede 17.000 corone per banalissime e squallide camere);
Kaffi Ku, Akureyri, località Gardi a sud della città lungo il fiordo, aperto i pomeriggi dalle 13 alle 18 (www.kaffiku.is)
A nord di Akureyri, l’azienda Polar Hestar ha 130 cavalli e organizza passeggiate da un’ora e trekking di parecchi giorni, www.polarhestar.is