Come birrifici, fonderie, cantieri navali diventano arte. Come anche il cielo diventa arte. Come l’acqua del lago e del fiume alimentano paesaggi, attività e risorse… per l’arte del buon vivere. Come l’antico si veste di modernità e il moderno rispetta profondamente l’antico. C’è molto da vedere, godere e raccontare della maggiore città svizzera, capitale dell’omonimo Cantone. A cominciare da un famoso quartiere
Testo e foto di Claudia Farina
Di Zürich-West, colpisce la metamorfosi ben riuscita da area industriale a quartiere di tendenza regolato dai colori: bianco per indicare luoghi d’arte, rosso per gli uffici e nero per le abitazioni. La Löwenbräu, da archeologia industriale è diventata area di ristrutturazioni integrate: nuovi palazzi svettano in sky line con i silos del birrificio; locali trendy e attività economiche si basano su materiali di riciclo e blitz creativi. Emblematico il caso Freitag: l’idea originale, nata nel 1993, è stata confezionare borse usando tendoni da camion plastificati. E proprio l’alta costruzione Freitag introduce al Frau Gerold Garten, un giardino urbano tra contenitori riciclati. E ancora: una fonderia e un cantiere navale ospitano oggi ristoranti e teatri. Percorrendo la Gerold Strasse si arriva al cuore del quartiere Zürich -West: la Prime Tower è un belvedere sulla città e il lago, da godere gustando i piatti del ristorante Clouds ad oltre 120 metri d’altezza. Altro point view sulla città è la terrazza del Politecnico, dove insegnarono anche Einstein e Röntgen, con vista diretta sulle lancette dorate (è lunga quattro metri quella dei minuti) dell’orologio di St. Peter.
Quartiere di tendenza
La riprova che Zurigo, oltre alla finanza e alla scienza, coltiva l’arte in tutti i luoghi della città, è dove non te lo aspetti: sono di Augusto Giacometti la decorazione floreale del soffitto e le raffigurazioni di artigiani, filosofi e matematici eseguiti nel 1924 nella “Giacometti Halle”, sede della Centrale di polizia. Il cielo sopra Zurigo è una tavolozza di colori: se la fortuna del viaggiatore ti assiste, puoi fotografare le stesse nuances gialle e violette ritratte nei quadri dello svizzero Ferdinand Hodler esposti al Kunsthaus, lo scrigno d’arte moderna più importante della città, rinomato sia per le esposizioni temporanee, sia per quelle permanenti: in rapida, ma efficace, sequenza si ammirano, tra gli altri, Picasso, Monet, Chagall, Munch fino alla Pop art e oltre. Grande evento dal 4 ottobre al 12 gennaio 2014: il Kunsthaus ospiterà la mostra Edvard Munch – Meisterblätter 1894-1944, con circa 150 opere di proprietà privata, tra cui capolavori come “L’urlo”, “Madonna”, “Malinconia” e “Il peccato”. Alcuni esemplari vengono mostrati al pubblico per la prima volta. Il fatto è che con 980 musei, la Svizzera vanta la più alta densità di esposizioni permanenti al mondo, visitabili con le agevolazioni prevista dal Passaporto Musei Svizzeri o lo Swiss Pass. Al primato svizzero concorre Zurigo con oltre 100 gallerie e 50 musei.
La città vecchia
La parte antica della città ha un’impronta medioevale che rievoca potenti corporazioni, le attività sul fiume Limmat e la fiorente industria tessile, nata nel 1600, collegata a Bergamo e Venezia. Negozi come atelier d’arte fronteggiano il fiume; case colorate dipingono la Augustinergasse. Ristorante in tema con la visita alla città vecchia è il “Zunfthaus zur Waag”, tipico della “corporazione della bilancia (Waag)”, così chiamato perché l’edificio fu acquistato nel 1315 dal medico farmacista Peter Schmid. Eleganza e tradizione s’incontrano in questo locale storico, dove il menù e la carta dei vini esaltano la cucina svizzera. Il “Rotisserie Storchen” è un ristorante di meritata fama sul lungofiume, con vista sulle case antiche delle corporazioni del Limmatquai, sul lago e sulle torri della Grossmünster, grande chiesa con due campanili. La leggenda narra che nel luogo in cui Carlo Magno scoprì le tombe dei patroni della città Felix e Regula, fece edificare una prima chiesa come convento dei canonici; la costruzione dell’attuale edificio iniziò verso il 1100. Nella prima metà del ‘500, la Chiesa di Grossmünster fu il punto di partenza della Riforma protestante svizzero-tedesca, guidata da Huldrych Zwingli e Heinrich Bullinger e l’annessa scuola teologica la culla dell’Università di Zurigo. Bellissime le vetrate di Sigmar Polke e di Augusto Giacometti (1932), nonché le porte in bronzo di Otto Münch (1935 e 1950). Quando si parla di vetrate artistiche, il pensiero corre a Chagall e alla chiesa romanico-gotico di Fraumünster. Chiesa, in origine, di un monastero femminile fondata nell’853 dal re Luigi il Tedesco, nipote di Carlo Magno, di cui le figlie Hildegard e Bertha furono le prime badesse. Oggi, gli ornamenti più preziosi della Fraumünster sono le vetrate colorate di Augusto Giacometti e il ciclo di cinque vetrate bibliche del coro (1970), la rosetta della navata trasversale meridionale (1978) e il rosone, stupende opere di Marc Chagall già novantenne.
Dolce vita
Niente di meglio, a fine giornata, del relax nei bagni termali “Hürlimann”, l’ex birrificio trasformato in una SPA, da percorrere di zona in zona fino alla calda piscina sul tetto. A proposito di “dolce vita”, ecco due inevitabili proposte. Accomodarsi al primo piano del famoso negozio di cioccolato Lindt&Sprüngli (tradizione risalente al 1836) degustando la fantasmagorica offerta di prelibatezze; shopping, più o meno compulsivo e rapportato alla consistenza bancomat,nella lussuosa Bahnhofstrasse, al Niederdorf o sotto gli archi del viadotto nel quartiere di Zürich-West. Per non farsi mancare nulla, perché nulla può mancare a Zurigo, una piacevole serata si può passare al “Restaurant Brasserie Johanniter”, esistente fin dal 1901, con piatti e vini sinceramente svizzeri. Info: www.zuerich.com