Bollicine e grandi scoperte di spumantistica regionale: dalla Valle D’Aosta alla Sicilia
a cura di Claudia Farina
Se il monaco benedettino Dom Pierre Perignon (1638-1715, inventore, forse, dello champagne) si reincarnasse, che direbbe degli spumanti italiani? Che hanno moltiplicato, valorizzato, tipicizzato le bollicine. Stazione di partenza : tutte le regioni italiane; stazione d’arrivo: il mondo. Effetto: never ending bubbles. Eventi dedicati: in rapida successione, tutto l’anno, in luoghi diffusi. Oltre gli anni, le epoche, i gusti mutevoli, le crisi economiche e finanziare: ora e sempre spumante, intramontabile sentiment. L’ultimo evento visto e gustato è stato “Bollicine” – prima edizione – nei saloni eleganti di Villa Foscarini Rossi di Strà (Venezia): stappate più di 5000 bottiglie di oltre 100 cantine. Panorama spumantistico italiano ben rappresentato da Trentodoc, Prosecco Doc e Docg, Franciacorta, Oltrepò Pavese, Durello, Gavi, Moscato d’Asti e Fior d’Arancio Docg, bollicine da vitigni autoctoni di molte regioni e anche le bollicine rosse del Lambrusco e Barbera.
Empatia dello spumante
E’ lo spumante una tipologia di vino specialmente empatica. Non conosco dati scientifici, se mai ce ne sono al riguardo, ma l’attivazione dei neuroni a specchio è certa con le bollicine, riservate come sono alle feste, alle ricorrenze, agli incontri coinvolgenti: tu – noi – l’altro/a e il perlage. La presentazione, la temperatura, il bicchiere, lo stappare sono importanti quanto le etichette, le caratteristiche del vino e il territorio di provenienza. Merita una breve cerimonia d’apertura.
L’arte di tire-bouchon
Stappare una bottiglia è un’arte, l’arte di tire-bouchon. Un gesto perfetto, per non colpire un lampadario, inondare la tovaglia, spargere il sughero nel vino. Perciò il cavatappi (ideato proprio da Leonardo da Vinci nel 1400, realizzato da abili artigiani per nobili e clero, diffuso in Europa e in America nell’ 800 e oggetto comune oggi) è lo strumento primo per gustare una bottiglia. Per lo spumante, se non c’è la perizia della mano, sono preferibili le apposite pinze.
Lasciare riposare la bottiglia se è stata sballottata, perché lo spumante ha una pressione superiore a quelle delle bibite gasate. Se proprio non si può aspettare, si immerga la bottiglia per almeno mezz’ora in un secchiello del ghiaccio. Meglio un pop morigerato che il flop della schiuma che schizza dappertutto (facendo finta che porti fortuna). Pronti…via: bottiglia inclinata, la si ruota con una mano tenendo fermo il tappo con l’altra, giocare con il tappo respingendolo indietro per stappare lentamente fino al pop di gioia e alla nuvola del perlage.
Per il gesto eclatante, munirsi di sciabola: con un colpo netto alla bottiglia diventerai l’artista del tire-bouchon.
Degustazioni vulcaniche
Degustazioni vulcaniche
Oltre le prestigiose regioni spumantistiche del nord, l’Italia vanta una varietà produttiva tale per cui oltre 200 denominazioni Doc e Docg includono la tipologia spumante. Secondo la scheda informativa pubblicata dall’ Associazione Italiana Sommelier, questi i dati degli “ spumanti regione per regione” : Valle D’aosta 1; Piemonte 20; Lombardia 16; Trentino – Alto Adige 6; Veneto 35; Friuli Venezia Giulia 16; Liguria 2; Toscana 3; Emilia Romagna 25; Marche 5; Umbria 3; Lazio 11; Abruzzo 1; Molise 4; Campania 19; Puglia 8; Basilicata 1; Sicilia 20; Sardegna 7.
All’interno dell’evento Bollicine, era presente un paesaggio – vino di grande suggestione: l’Etna con vulcaniche degustazioni “Born in Sicily”.
Il vino è indissolubilmente legato al suolo d’origine: le radici traggono nutrimento dal substrato di cui resta un’impronta digitale insopprimibile. Vino e vulcano: c’è un legame ancestrale tra la particolarità del gusto e la simbologia del “millefoglie conico” che tipicizza la geografia e la viticoltura: la qualità del vino sta sotto i piedi. In Italia le province magmatiche e i distretti vulcanici sono un’interessante realtà culturale ed enologica.
Le principali aree vitivinicole con suoli di origine vulcanica sono Castelli Romani, Etna, Gallura, Ischia, Monti Lessini, Pantelleria, Salina, Soave, Terlano, Val di Cembra, Vesuvio. Paesaggi intrisi di leggende e simbologie, dalle viscere della terra fino all’alto dei crateri. In mezzo fertilissime vallate, pendici e piane nate dalla lava eruttata nei secoli, su cui sorgono vigneti dai frutti inconfondibili, alimentati dalla fertilità dei suoli e dalla qualità delle acque che scaturiscono dal profondo.
Le pendici vulcaniche sono difficili da coltivare per la durezza delle rocce o la loro pendenza; solo il lavoro di modellamento delle superfici ha reso possibile la viticoltura con i terrazzamenti belli come sculture verdi.
Le pendici vulcaniche sono difficili da coltivare per la durezza delle rocce o la loro pendenza; solo il lavoro di modellamento delle superfici ha reso possibile la viticoltura con i terrazzamenti belli come sculture verdi.
Ecco tre storie emblematiche di viticoltura sull’ Etna, autenticamente “Born in Sicily”. Il più grande vulcano attivo d’ Europa si estende su una superficie di circa 460 chilometri quadrati. I suoli originati dalla lenta degradazione della roccia lavica, cenere e sostanza organica, sono ricchissimi di minerali.
Benanti
La zona etnea è territorio enologicamente completo di Bianchi, Rossi, Rosati. Sapendo scegliere il versante appropriato del vulcano, le giuste esposizioni, le migliori altitudini e utilizzando anche solo i vitigni autoctoni esistenti da secoli, è possibile produrre spumanti metodo classico. E’ il caso del bianco autoctono più rappresentativo dell’Etna, il Carricante, che dà origine al Noblesse di Benanti, proveniente dai versanti est e nord alti tra 950 e 1.200 mt. slm. dove forte è l’escursione termica giorno – notte. E’ un Brut che esprime freschezza, fragranza, gradevole e persistente acidità, con deliziosa nota di zagara.
Firriato
La tenuta agricola di Firriato si trova a Cavanera, sul versante di nord est, distesa su ampie terrazze digradanti, a 600 mt. slm.
Il vigneto è quello della tradizione: Nerello Mascalese (alcuni filari hanno 70 anni di vita), Nerello Cappuccio e Carricante. Dai rossi autoctoni vinificati in bianco nasce il Brut Metodo Classico Gaudensius con mineralità tipica dell’agro etneo. Le terre nere di lava, il bosco che arriva alle propaggini della vigna, i muretti a secco di contenimento connotano il paesaggio. Si accede alla proprietà da un piccolo cancello in ferro, poi uno stretto viale fino all’antica costruzione…con sorpresa: in due vani distinti, sotto il livello del piano di calpestio, si scoprono due antichi palmenti ipogei, con le vasche di pigiatura dell’uva in pietra, i canali di terra cotta o scavati nel duro basalto. Aleggia un odore antico di terra bagnata intriso di lavoro, storia, fatica, ingegno e mosto. La Famiglia Di Gaetano, nel suo progetto Etna, prevede il recupero dell’intera struttura, coniugando la gestione della piccola tenuta agricola di 11 ettari con l’attività enoturistica.
Il vigneto è quello della tradizione: Nerello Mascalese (alcuni filari hanno 70 anni di vita), Nerello Cappuccio e Carricante. Dai rossi autoctoni vinificati in bianco nasce il Brut Metodo Classico Gaudensius con mineralità tipica dell’agro etneo. Le terre nere di lava, il bosco che arriva alle propaggini della vigna, i muretti a secco di contenimento connotano il paesaggio. Si accede alla proprietà da un piccolo cancello in ferro, poi uno stretto viale fino all’antica costruzione…con sorpresa: in due vani distinti, sotto il livello del piano di calpestio, si scoprono due antichi palmenti ipogei, con le vasche di pigiatura dell’uva in pietra, i canali di terra cotta o scavati nel duro basalto. Aleggia un odore antico di terra bagnata intriso di lavoro, storia, fatica, ingegno e mosto. La Famiglia Di Gaetano, nel suo progetto Etna, prevede il recupero dell’intera struttura, coniugando la gestione della piccola tenuta agricola di 11 ettari con l’attività enoturistica.
Planeta
Planeta ha individuato tre siti . Il primo è Sciara Nuova, 870 metri slm. nel comune di Castiglione di Sicilia dove, per motivi d’altitudine, le prime vigne piantate sono in gran parte uve bianche. Una vecchia cantina è luogo ideale per wine lovers.
Poi, Montelaguardia. Di fianco al percorso della ferrovia Circumetnea si apre una vallata di circa dieci ettari, terreni perfetti per esprimere al meglio le caratteristiche delle uve vulcaniche. Infine Feudo di Mezzo, dove nascerà una cantina in armonia con il paesaggio, ovvero in una vecchia colata lavica. Nera la pietra del caseggiato, del palmento e degli antichi terrazzamenti. Intorno boschi e colate laviche più recenti. In quest’atmosfera oltre il tempo nasce il Brut Planeta da Carricante. Un metodo classico con almeno dodici mesi di affinamento sulle fecce; colore giallo pallido con riflessi verde mare; profumi netti di “muscaredda” (il fico d’india bianco), di terra nera e di pietra lavica.
Poi, Montelaguardia. Di fianco al percorso della ferrovia Circumetnea si apre una vallata di circa dieci ettari, terreni perfetti per esprimere al meglio le caratteristiche delle uve vulcaniche. Infine Feudo di Mezzo, dove nascerà una cantina in armonia con il paesaggio, ovvero in una vecchia colata lavica. Nera la pietra del caseggiato, del palmento e degli antichi terrazzamenti. Intorno boschi e colate laviche più recenti. In quest’atmosfera oltre il tempo nasce il Brut Planeta da Carricante. Un metodo classico con almeno dodici mesi di affinamento sulle fecce; colore giallo pallido con riflessi verde mare; profumi netti di “muscaredda” (il fico d’india bianco), di terra nera e di pietra lavica.
Vulcanicamente acceso in bocca.
Per maggiori informazioni:
www.it-quality.it/index.php/evento-bollicine
www.viaggivacanze.info/newsite/2013/09/andar-per-vini-34
www.viaggivacanze.info/newsite/2013/09/andar-per-vini-34