In vacanza a Santorini, la mitica Atlantide
di Sahara Sebastiani
Case candide, cupole color del cielo, vigne e ulivi… Nei colori si riassume tutto il fascino di Santorini, la perla delle Cicladi. L’isola tuffata nel Mar Egeo che, per Platone, era la mitica Atlandide. L’aria tersa accoglie il volo di gabbiani, pernici, quaglie. E, nelle acque trasparenti, nuotano pacifiche triglie, spigole, gamberi, polipi… È bello arrivarci al tramonto, quando il sole radente accarezza i tetti di Oia e le pale del suo mulino a vento sembrano spiccare il volo incontro ai gabbiani. Lo sguardo vaga intorno soggiogato dalla brezza marina. E ci si accorge che tutto il paese emana magia. Il bianco abbagliante delle case, distese in bilico sull’orlo di un precipizio che le separa dalle onde dell’Egeo, abbraccia l’azzurro delle cupole delle chiese finché i colori, fusi armonicamente insieme, sembrano indecisi su dove tuffarsi: se nel blu intenso del mare o in quello cobalto del cielo.
Basterebbe questo spettacolo per giustificare un viaggio a Santorini, la più meridionale delle 56 isole dell’arcipelago greco delle Cicladi. Ma non ci vuol molto per capire che una vacanza nell’antica Kallisti, o Thirà come la ribattezzarono i Dori, riserva ben altre sorprese. A cominciare dalla sua forma: oggi è una mezzaluna con la gobba rivolta a Oriente e le punte protese verso quattro isolotti più piccoli (Thirassia, Paléa Kamméni, Néa Kamméni e Aspromìssi), ma prima della grande eruzione vulcanica del 1500 a.C. era un tutt’uno dove fioriva una grande civiltà. E non è un caso che Platone, nel “Timeo” e nel “Crizia”, identifichi Santorini con la mitica Atlandide. Chissà? Forse non è vero, ma quando sbarchi a Santorini ti fa piacere crederci. Intanto, mentre non sai ancora se arrenderti alla favola o ancorarti alla realtà che ti ricorda che sei su una delle isole greche più gettonate dal turismo, alzi gli occhi al cielo e vieni subito rapito dal volo lento e cadenzato dei gabbiani, veri protagonisti dell’avifauna santoriniana. Accanto a loro, incrociano i battiti d’ala di quaglie e pernici, mentre i fagiani si nascondono come possono alla vista rifugiandosi tra i cespugli.
Seicento gradini separano il porto da Fira, il capoluogo, santuario hippy degli anni Settanta dal fascino inossidabile nonostante il duro attacco inferto dal proliferare di souvenir-shop e tavernas-fast food che di greco hanno ben poco. Un businness inevitabile, messo lì per calamitare i turisti mordi e fuggi che sbarcano al mattino dalle navi da crociera e alla sera salpano le ancore carichi di paccottiglia, ma felici. Eppure, neanche il trambusto commerciale soffoca la romantica atmosfera di Fira. Se non ve la sentite di arrancare sotto il sole contando da 600 a zero, potete sempre arrendervi al servizievole invito della funicolare. Anzi no, scegliete qualcosa di più tipico, affidatevi ai muli: fanno su e giù tutto il giorno lungo la scalinata scorazzando turisti stanchi, o pigri, o solo curiosi di sperimentare un mezzo di trasporto altrove ormai desueto. Una volta su, perdetevi per i vicoli pittoreschi e, alla fine, cercate ristoro gustando un ouzo in uno dei tanti bar affacciati sul golfo. Lo spettacolo è straordinario: si resta catturati dalla voragine scura della caldera, dal rincorrersi delle falesie disegnate dall’alternanza di strati di lava e pomice, dal volo dei gabbiani.
Guardando le acque trasparenti dell’Egeo, non si fatica a immaginare il suo vivacissimo mondo sottomarino. Su fondali in cui spesso la roccia lascia spazio agli accumuli di lava, nuotano indisturbate triglie e spigole che si rincorrono con dentici e sardine, mentre polipi, granchi, calamari e aragoste giocano a rimpiattino tra gli scogli. Poi, con calma, scendete verso la costa orientale, fermandovi qua e là. Così scoprirete il riposante susseguirsi degli orti nascosti dagli uliveti, il canto delle fronde di eucalipto, il verde delle vigne coltivate a terra. Ma anche l’alone di mistero che ammanta gli scavi archeologici di Akrotiri e dell’antica Thira, i ricordi bizantini di Imerovigli, i ruderi dei castelli edificati contro i pirati, i mulini a vento, gli ozi balneari di Kamari e Perissa, il richiamo di spiagge come Red Beach e White Beach, il silenzio carico di storia del Monastero Profitas Elias. E, se non vi manca la pazienza per sopportare lunghi appostamenti, scoprirete anche i protagonisti della fauna terrestre di Santorini: le capre i conigli selvatici, le lepri, i timidi tassi, le farfalle coloratissime, le cicale e i grilli che fanno a gara a chi canta meglio. Info: http://www.ente-turismoellenico.com/, www.santorinigrecia.it e www.santorini.info.