A Singapore, dove osano i birdwatchers
di Sahara Sebastiani
Singapore è una piccola isola nel cuore dell’Asia, grande poco più di 620 kmq. cioè circa tre volte l’isola d’Elba, e protetta dalle acque dell’Oceano Pacifico, giusto al limite tra l’arcipelago indonesiano e la penisola malese: qui l’antico concetto di città -stato viene rivisitato quotidianamente in chiave moderna. Ed è sempre qui che vive una popolazione variegata di circa 3 milioni di abitanti avvezzi a fare i conti con tradizioni e culture diverse: la maggior parte sono cinesi, ma molti sono i malesi, tanti gli indiani, più tutto un nutrito miscuglio di armeni, arabi, ebrei, europei e non meglio definibili eredi della mescolanza tra le diverse etnie. Isola unica nel suo genere, dove l’avanguardia tecnologica e degli affari sposa il rispetto di millenarie tradizioni religiose e sociali, Singapore sfugge allo stereotipo della povertà cronica tipico di tanti Paesi vicini: oasi civilissima che non conosce i problemi igienici che normalmente affliggono il turista in visita in questa parte del globo, vanta un tasso di delinquenza bassissimo e vive da tempo una felice stagione economica, con un commercio fiorente a tutti i livelli e una Borsa che mostra il suo peso sui mercati finanziari internazionali. È anche per tutti questi motivi, oltre che per la sua natura e il suo mare straordinario, che nell’età della globalizzazione Singapore è diventata una meta mito per molti: affascina il suo costante intrecciarsi di antico e moderno, di occidente e oriente, di ricchezza economica e meraviglie naturali.
Il Sungei Buloh Bird Sanctuary
Sono in molti a sapere che Singapore è sede di importanti quanto interessanti manifestazioni di acquariologia, e che è da qui che provengono molte delle specie tropicali che popolano gli acquari italiani. Pochi, però, sanno che l’isola ha un patrimonio faunistico inestimabile. Come, per esempio, il tesoro ornitologico protetto nell’ambito del Sungei Buloh Bird Sanctuary, un vero e proprio Eden degli uccelli la cui visita lascerà senza fiato non soltanto gli amanti del birdwatching. In questo paradiso per pennuti collocato lungo la fascia costiera nord occidentale dell’isola, che si estende su una vasta area coperta di piccoli laghi e di frutteti e che, nel 1987, è stata proclamata riserva naturale dalla Malayan Nature Society, vivono in totale libertà ben 126 specie differenti di uccelli: la maggior parte sono stanziali, ma non mancano cospicue rappresentanze di migratori. Anzi: la grande importanza che la riserva riveste dal punto di vista ornitologico, si deve proprio alla presenza di una famosa specie di migratori, quella dei trampolieri. Già , perché a causa dell’impoverimento ecologico delle altre zone costiere, il territorio del Bird Sanctuary è ormai diventato l’unica tappa possibile per i volatili che hanno come destinazione le estreme regioni meridionali. Chi arriva alla riserva passando dall’ingresso Ovest, non potrà non notare un’area punteggiata da piccoli laghi d’acqua dolce che, un tempo, venivano utilizzati per la riproduzione di pesci ornamentali. Oggi quell’attività è ormai stata abbandonata, ma i pesci non lo sanno e, quindi, vi proliferano ancora abbondantemente, con tanto piacere dei molti martin pescatore e dei tarabuso cannella che svolazzano sulle rive, mentre sterne bianche, piccioni dal collo rosa, beccamoschini, colombe e bulbul sorvolano a bassa quota il perimetro a caccia di insetti di cui sono ghiottissimi.
Nel regno dell’ardea
Intanto, senza mai abbandonare il loro passo elegante, centinaia di trampolieri perlustrano pigramente le coste in cerca del cibo nascosto nel fango. E non si tarda a capire perché siano proprio loro, i trampolieri, i protagonisti indiscussi del Bird Santuary: qui, soprattutto tra settembre e aprile, se ci si apposta tra le mangrovie è praticamente impossibile non godersi lo spettacolo offerto dagli aironi bianchi e dalle gazzette, dai ciurli e dai pivieri, dai gambecchi, dalle pittime e dalle pavoncelle mongole. Accanto a loro, ostentando un’aria tranquilla da veri padroni di casa, si muovono l’ardea cinerea, purpurea e parva, tre specie autoctone di aironi. Poco oltre, appena lungo le rive, eleggono dimora sui rami degli alberi i picchi dal capo bruno e i rarissimi uccelli mosca dalla gola ramata, i corvi e gli uccelli sarti cinerini. Ma, se gli uccelli costituiscono la maggior ricchezza del Sungei Buloh Bird Sanctuary, non va comunque dimenticato che sono molti gli altri animali (pennuti compresi) che trovano a Singapore il loro habitat ideale contribuendo, nel loro insieme, a formare l’incredibile patrimonio faunistico dell’isola. Tantissimi, giusto per fare un esempio, sono i varani, signori e padroni del terreno fangoso sotto le mangrovie anche nella riserva. Più a Sud, nel bacino di Kranji, vivono poi ancora numerosi esemplari di coccodrilli marini, diventati ormai rarissimi nel resto del mondo, sulle cui teste non mancano mai di volare le gabbianelle d’acqua, i tessitori baya, le aquile marine e i falchi pescatori. INFORMAZIONI: il sito ufficiale dell’Ufficio del turismo di Singapore si trova all’indirizzo http://www.yoursingapore.com/content/traveller/en/experience.html
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