a cura di Valentina Maestrelli
Visitare le cantine di donnafugata per scoprire anche la Sicilia occidentale
Donnafugata è uno dei nomi più celebri dell’enologia italiana, azienda leader in Sicilia nell’enoturismo con oltre 12.000 presenze all’anno in cantina, azienda storica del vino di qualità dell’isola e quindi meta da inserire sicuramente all’interno di un viaggio enoturistico in Sicilia. Donnafugata offre tre scenari produttivi particolari, tutti hanno come sfondo un’isola che custodisce culture, architetture e tradizioni che si perdono nella notte dei tempi. Il primo è a Marsala, dove ci sono le cantine storiche di famiglia risalenti al 1851, cuore produttivo dell’azienda e dove innovazione e tradizione si fondono per dare il meglio in una cornice di archeologia industriale rigorosamente rispettata dagli interventi conservativi e d’innovazione tecnologica. Coibentazione, refrigerazione costante degli ambienti, pannelli fotovoltaici e via dicendo, fanno di queste cantine una punta avanzata della filosofia green di Donnafugata. Queste cantine storiche conservano però l’impianto tipico del “baglio” mediterraneo con l’ampia corte interna punteggiata di agrumi e di ulivi e le capriate in legno, opera di antichi maestri d’ascia. La cantina è aperta tutto l’anno, anche il sabato. Le modalità di visita sono consultabili su: http://www.donnafugata.it/pagine/Visite-guidate-marsala.aspx (visita e degustazione di alcuni vini a Donnafugata sono normalmente gratuiti, ma possono essere richieste altre soluzioni con abbinamento cibo/vino e degustazione dei vini più pregiati e, in tal caso, ci sono dei costi per il visitatore o per il gruppo organizzato). Qui di particolare interesse è anche la nuova barriccaia sotterranea di Donnafugata, lo scrigno dell’azienda, la nuova cantina scavata in un blocco di tufo che riunisce in un unico luogo tutta la produzione di Donnafugata che affina in legno: Angheli, Tancredi, Mille e una Notte e in parte il Chiarandà.
Il secondo scenario è quello rappresentato dalla tenuta agricola di famiglia a Contessa Entellina, nel cuore del Belìce, nei territori dove sono ambientate le vicende del Gattopardo, l’opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il romanzo italiano del Novecento più tradotto nel mondo. A Contessa Entellina è possibile visitare – in primavera ed estate e su prenotazione – i vigneti aziendali (compreso quello della vendemmia notturna dello Chardonnay), la cantina di vinificazione, la casa padronale con l’enoteca dedicata ed è possibile, anche qui, organizzare pranzi o cene con abbinamenti cibo/vino dedicati e realizzati all’insegna dell’identità gastronomica del territorio. www.donnafugata.it/pagine/Visite-guidate-contessa-entellina.aspx
Il terzo scenario è quello dell’isola di Pantelleria, al centro del Canale di Sicilia dove è possibile visitare la nuova Cantina di Kamma, perfettamente incastonata nel paesaggio dell’isola, caratterizzato anche da vigneti e dalle piante centenarie del giardino Pantesco di Donnafugata, perfettamente restaurato e donato al FAI. Si tratta del bene tutelato dal Fondo Ambientale Italiano più a sud dell’Italia, oggetto di una ricerca scientifica condotta dal CNR e dalla Facoltà di Agraria di Palermo (prof Giuseppe Barbera) per studiare temperature e umidità che, all’interno del giardino pantesco, consentono, in un clima secco ed estremo come quello di Pantelleria, la vita centenaria degli alberi d’agrumi sull’isola. Ma il vero protagonista è il Ben Ryé – Passito di Pantelleria – uno dei vini dolci naturali più prestigiosi e conosciuti al mondo, ritenuto un esempio di altissimo equilibrio ed eleganza enologica, pluridecorato dai più importanti e prestigiosi concorsi enologici internazionali (è uno dei pochi vini italiani ad aver ottenuto il CIVART – considerato il più importante riconoscimento internazionale per la categoria). Sarà possibile degustare questo vino, insieme al Moscato Kabir, un altro grande profumatissimo vino dolce e, nella versione secca, buonissima, Lighea. L’azienda di Donnafugata a Pantelleria, in contrada Khamma, accoglie durante i mesi estivi gli appassionati e i curiosi nella propria cantina, offrendo la possibilità di ammirare il giardino pantesco, i tipici vigneti ad alberello e assistere ad alcune fasi della vinificazione delle uve Zibibbo. Dovrete ancora aspettare un po’, quindi, ma nel frattempo prendete nota… www.donnafugata.it/pagine/Visite-guidate-pantelleria.aspx Oltre a strepitosi vini, nelle Cantine Donnafugata potrete assaggiare anche grappe e oli. Più che degno di nota è l’olio extravergine di oliva Milleanni (www.donnafugata.it/prodotti/Milleanni.aspx), dall’inconfondibile etichetta e prodotto nella Valle del Belice, cuore della Sicilia Occidentale. La coltivazione dell’ulivo in Sicilia è millenaria. Nel paesaggio i robusti tronchi ritorti, vecchi di secoli e ancora produttivi, si ergono imponenti tra i giovani ulivi.
La salentina Santi Dimitri il 13 novembre ospita l’anteprima di de.co.gustiamo
Il piccolo borgo della cantina Santi Dimitri (www.santidimitri.it) a due passi da Galatina, su una serra – tipica altura salentina – ricoperta di vigneti, boschi di oliveti e querce, il 13 novembre saluta l’arrivo del vino e dell’olio nuovo ospitando l’anteprima di De.Co.Gustiamo, mercatino dedicato ai prodotti De.Co. (Denominazione Comunale) che si svolgerà poi a luglio 2012 nel centro storico di Galatina. Le porte dell’azienda si aprono così agli appassionati di enogastronomia con una doppia festa quella di San Martino in Cantina organizzato dal MTV – Movimento Turismo del Vino – e di San Demetrio da Salonicco da cui la cantina prende il nome (il nome Santi Dimitri deriva da San Demetrio. Dimitri, o Demetrio, sta per “dedicato a Demetra”, dal greco Δημήτηρ, Madre terra, dea del grano e dell’agricoltura, nutrice della gioventù e della terra verde, artefice del ciclo delle stagioni). Quest’anno oltre a visitare l’azienda e a degustare il vino e l’olio nuovo, il percorso enogastronomico si arricchisce
dunque con l’assaggio di tanti prodotti De.Co.; a fianco di un bicchiere del primo Merlot in purezza del Salento, nato alla Santi Dimitri, si assaggia il mais di Marrano da Vicenza o la pizza a furne apierte di Biccari (Foggia). E ancora, la mandorla riccia di Francavilla Fontana o la scapece di Botrugno. Galatina è presente con ben cinque De.Co. la patata Sieglinda, le puntarelle o cicorie, i pasticciotti, l’Africano e la Mafalda. Informazioni: info@santidimitri.it apertura dalle 10 alle 18.La cantina salentina Santi Dimitri è nata nel 1996 per interpretare in chiave moderna l’eredità culturale dell’antica azienda agricola di famiglia, famiglia che sostiene che sperimentazione, ricerca e tecnologia siano le parole chiave per ottenere le migliori qualità di vino e olio. Il fil rouge fra passato e presente nella Santi Dimitri è rappresentato dall’uso di moderne tecnologie nella lavorazione di antichi cloni di Negroamaro, Primitivo e Aleatico salvati dall’estinzione grazie a un attento programma di selezione clonale. Sono state sviluppate numerose collaborazioni con istituti di ricerca nazionali che hanno consentito alla Cantina di ottimizzare l’utilizzo delle risorse naturali dell’azienda, riducendo gli sprechi e minimizzando l’impatto ambientale.
La Santi Dimitri si propone come azienda agricola verticale curando tutte le fasi della produzione: dalla materia prima, in campagna, alla trasformazione nel prodotto finale. Non solo uve e olive autoctone e alloctone, ma anche legumi e cereali. Infine l’ampia gamma dei prodotti si è arricchita della linea Gourmet che va dai paté di olive alla pasta artigianale trafilata in bronzo di farro, grano e orzo, dalle gelatine di mosto di Negroamaro alle praline di cioccolato all’Aleatico passito Serra dei Santi. Poco lontano dalla cantina, le cui linee essenziali sono state disegnate dall’architetto Luca Scacchetti, c’è il frantoio che lavora a freddo sia varietà autoctone quali l’Ogliarola e la Cellina di Nardò (che danno origine all’olio extra vergine di oliva Ostro) sia la cultivar Favolosa, da cui nasce l’olio extra vergine di oliva Vasilico. Ultima novità in fatto di produzione olearia è Mandarino, olio al profumo di agrumi ottenuto dalla lavorazione di mandarini freschi e olive autoctone. Per i turisti che vogliono visitare l’azienda la prenotazione è d’obbligo e va organizzata con un certo anticipo. Solitamente la cantina è aperta a gruppi di almeno una decina di persone in su. Si presenta l’azienda, si fanno vedere i vari cicli lavorativi dell’uva fino all’imbottigliamento per proseguire poi nella sala degustazione. Si è accolti dalla penombra, per poi essere stupiti con l’accensione delle luci sulla bottaia che si trova a un piano di sotto, dove la parete in roccia viva ha creato un particolare microclima. Le degustazioni sono a pagamento. Dalla prossima primavera una novità: Santi Dimitri si apre anche all’ospitalità con la ristrutturazione di alcune stanze che sono a ridosso dell’opificio, con vista campagna sugli uliveti e le vigne.