L’associazione “Alpine Pearls” raccoglie alcune tra le più belle località delle Alpi, dalla Francia alla Slovenia. Noi siamo andati a visitarne alcune a cavallo fra Italia, Austria e Slovenia ed abbiamo riscoperto la passione per la montagna.
testo e foto di Claudio Falanga
Bell’idea quella di utilizzare il treno per questo reportage!
Con l’abitudine di prendere gli aerei come fossero autobus per i trasferimenti lunghi e l’auto e per quelli di medio raggio, erano diversi anni che non mi muovevo su rotaia.
Ricordo che da piccolo – in una Milano di periferia con ancora più prati che cemento – insistevo perché mia mamma mi portasse alla staziona delle Ferrovie Nord Milano del mio quartiere a vedere passare i treni.
In quei tempi c’erano solo poche case e lo sguardo si protendeva verso la pianura sconfinata ad est, mentre a nord dominavano le Prealpi con le imponenti Grigne e più ad ovest – nelle giornate terse – con il Monte Rosa e il Monte Bianco.
Ecco quindi che andare in treno proprio verso le Alpi mi è parsa l’idea migliore sotto molti punti di vista.
Sul treno ti puoi rilassare, lavorare, leggere o semplicemente guardare il panorama. E poi, spesso, il treno passa da posti dove l’asfalto non arriva, si insinua in gole, attraversa boschi, entra a pieno titolo nel centro dei paesi.
Malnitz
Ed eccoci a Malnitz, la prima delle perle alpine da noi visitate.
Malnitz si trova a 1200 metri di altitudine alla confluenza di tre vallate su un’antica via di transito celtica e poi romana, come testimoniato da diversi reperti archeologici.
Apprezzata località sciistica, offre anche nei mesi estivi una buona ricettività alberghiera e diverse attività all’aria aperta. La collocazione nel Parco Nazionale degli alti Monti Tauri, offre numerose possibilità di escursioni a piedi o in bicicletta.
Tema centrale del nostro viaggio è la mobilità dolce e a basso impatto ambientale. A Malnitz danno grande importanza all’antica ferrovia, posta sulla tratta intercity che da Monaco porta a Lubiana. Chi arriva in treno trova un servizio gratuito di navette per gli alberghi e può muoversi con biciclette elettriche. Ho così avuto modo di utilizzare questo mezzo che avevo, fino ad ora, guardato con un certo sospetto.
Le bici elettriche, invece, offrono veramente un valido supporto per chi vuole spostarsi in maniera sana, ma lasciandosi la possibilità di affrontare una salita, senza dover sudare le classiche sette camicie.
Nel Parco Nazionale, oltre alla flora tipicamente alpina, si sono riuscite a conservare alcune specie in via d’estinzione. Tra queste soprattutto il gippeto, imponente rapace quasi estinto su tutto l’arco alpino, che in questa zona ha trovato l’habitat più consono alla propria esistenza. Il ripopolamento coinvolge in un progetto europeo tutte le Alpi. Alcuni esemplari, catturati e dotati di un microchip sono poi monitorati con i satelliti, mettendo in mostra il grande territorio coperto da questi volatili. Nella parte di parco da noi visitata un piccolo laghetto alpino, il Stappitzersee, riflette le cime innevate e il ghiacciaio che dall’alto dei suoi 3250 metri slm, domina lo straordinario scenario naturale.
Sempre utilizzando il treno da Malnitz ci spostiamo in Slovenia e precisamente a Bled. Erano diversi anni che non tornavo nella graziosa località slovena. Anche la prima volta fu grazie ad un treno. Un’esperienza unica, visto che si trattava di un convoglio con vagoni storici e locomotiva a vapore.
Ad attenderci, questa volta, il sindaco Janez Fajfar, che ci porta a vedere la villa di Tito costruita nel 1927. A suo interno alcune sale affrescate con la classica tematica del realismo socialista, con scene tratte dall’epopea bellica della seconda guerra mondiale e una splendida vista sul lago di Bled.
Al centro del lago un isolotto circolare con la chiesa dell’Assunzione, che si raggiunge con le Pletna, le particolari imbarcazioni del lago di Bled con doppio remo e lo stile di remata tipico della voga veneta.
Poche le Pletna abilitate al trasporto di turisti, con un unico rematore per barca, la cui professione si tramanda di padre in figlio.
La chiesetta dell’Assunzione ha un bel campanile, cui è legata una leggenda.
Una giovane vedova, cui il marito era stato ucciso e gettato nel lago dai briganti, fece fondere una campana per la cappella dell’isolotto.
Durante il trasporto però una violenta tempesta fece affondare l’imbarcazione e il suo equipaggio. La vedova ancor più disperata vendette tutto il patrimonio e fece costruire la chiesa dell’isolotto di Bled, si ritirò a vita monastica a Roma, dove restò fino alla morte.
Per questo, chi suona la campana può esprime un desiderio alla “signora del lago” e, si dice, vederlo esaudito.
Il periplo del lago è di circa 6 chilometri, l’ideale per fare footing o un giretto in bicicletta. Ad ogni modo, c’è un trenino su gomma che ne segue il tragitto, utilizzabile quindi per gli spostamenti senza fatica.
Nella parte alta il Castello di Bled domina la vallata, con i suoi merli, le sue sale e la piazza d’armi, in cui, durante l’estate, si svolgono numerose rappresentazioni.
Bled è l’ideale per conciliare la vita sana, con un po’ di divertimento. Non mancano, infatti, diversi locali e un casinò a movimentare la vita notturna.
Tra le cose particolari il Glamping, un campeggio ecologico davvero interessante dove le tende canadesi sono in legno e, per la tranquillità degli ospiti, vengono utilizzate le pecore come tosaerba. Bled è una bella località da godersi in tutte le stagioni. D’inverno il lago si ghiaccia ed anche se da qualche anno non è consigliabile attraversarlo a piedi, a causa dello spessore del ghiaccio che non è più molto consistente, lo scenario è da fiaba.
Poco distante da Bled si può raggiungere il Parco Nazionale del Triglav.
Lasciamo il treno e ci spostiamo via strada in Italia, esattamente in Carnia per arrivare a Sauris di Sopra. Questo paesino sito all’altezza di 1400 m/slm alla fine degli anni ’70 era destinato allo spopolamento assieme agli altri paesi dell’amministrazione di Sauris: Sauris di Sotto, Lateis, La Maina e la Borgata di Velt.
Ma dai primi degli anni ’80, grazie ad un progetto che ha coinvolto l’amministrazione comunale, diversi piccoli imprenditori e tutta la comunità , si è riusciti ad invertire la tendenza e a mantenere i circa 400 abitanti nelle borgate.
Anzi, dalla valle, distante una quarantina di minuti di strada, ben 50 persone ogni giorno arrivano a Sauris per lavorare nelle piccole ma efficienti imprese della zona.
Tra queste il prosciuttificio, famoso per il suo speck, una fabbrica di case in legno, pronte per essere istallate con moduli pre-costruiti, un micro-birrificio artigianale, lavorazioni artistiche del legno e l’attività alberghiera.
A tal proposito estremamente interessante l’iniziativa dell’albergo diffuso. Grazie all’intervento dell’amministrazione comunale diverse case nel centro storico di Sauris di Sopra sono state ristrutturate ed adibite a questa funzione.
Un ufficio di accoglienza fa da reception e smista gli ospiti per i vari alloggi del paese. Le sistemazioni sono in appartamenti con diverse camere e spazi comuni con un arredamento che invoglia le situazioni conviviali. Durante l’anno vengono organizzati corsi di cucina e laboratori artigianali, ma è nella tranquillità del paese il punto di forza di Sauris di Sopra. Nella piazzettina di fronte alla recepìtion è bello fare tardi a parlare, magari concedendosi un grappino nell’adiacente bar birreria, aperta quasi sempre fino a notte inoltrata.
Ad una trentina di chilometri da Sauris si trova Forni di Sopra. Siamo leggermente scesi di quota e ci troviamo a 907 m/slm, ma lo spettacolo offerto è da togliere il fiato. Ci troviamo, infatti, ai piedi delle Dolomiti Friulane e le montagne rosa ci accolgono con tutta l’imponente bellezza. Forni di sopra è una piccola località sciistica invernale, che con i suoi 15 Km di piste da discesa e i 13 Km di piste da fondo (2 delle quali illuminate anche di notte) riesce ad attirare molti appassionati della neve. Ma anche d’estate Forni di Sopra è appetibile, grazie ai 150 km di sentieri, diverse ferrate, un parco avventura, la palestra da roccia, più diverse strutture tra cui tre campi da tennis, e un campo da calcio. Noi ci siamo cimentati sul sentiero Truoi dal Von (Il sentiero del nonno), un percorso medio/facile che ci ha dato la possibilità di godere di diversi punti di osservazione privilegiati delle Alpi e delle Dolomiti. Si attraversano boschi, si guadano torrenti, per spingersi proprio ai piedi delle Dolomiti, che si ergono maestose e con l’inconfondibile colorazione rosa.
Ritornati a valle prendiamo la seggiovia che ci porta a Som Picol a quota 1270 m/slm. Qui è doveroso fermarsi al rifugio soprattutto per la cucina deliziosa e la cordiale accoglienza, non ultimo, lo splendido panorama.
Abbandoniamo momentaneamente le strade ferrate, per attraversare le Dolomiti su gomma. Certo non è proprio mobilità dolce, quella con cui ci muoviamo, ma non ci sono alternative.
Nelle Dolomiti, oltre a Forni di Sopra, altre cinque perle delle alpi: Nova Levante, Nova Ponente, Tires, Colle Pietra e Moena. Non è difficile capire perché queste montagne abbiano stregato così tanta gente. Al nostro ritorno più volte sarò colto da una sensazione di profonda malinconia pensando a questi spazi. Penso anche di aver capito il perché dell’alpinismo, sport che fino ad ora avevo considerato come un’attività al limite della follia. Credo si scalino le montagne in cerca un orizzonte più lontano. A fondo valle le cime ti avvolgono a volte protettive a volte opprimenti. Man mano che sali di quota, vedi sempre più lontano, il tramonto si allunga e lo sguardo si perde fino ad un’altra montagna più alta, forse prossima meta di una scalata.
E poi c’è l’aria fina e fresca che sembra quasi bucarti i polmoni, i silenzi, interrotti a volte dal fragore di un torrente che scompare così come è apparso. Paradossalmente credo che l’alta montagna somigli al deserto, ti costringe a guardarti dentro, ti crea pace interiore.
Parlando di filosofia della montagna non potevamo esimerci dall’incontrare un vero e proprio guru di questo argomento, Reinhold Messner.
Lo andiamo a trovare a Firmiano in provincia di Bolzano, nel castello da lui trasformato in un tempio universale alla montagna. Il Messner Mountain Museum propone un percorso fra la storia delle montagne dell’Alto Adige e richiamo alle vette tibetane, con la loro magia e la loro cultura. Un incontro tra oriente ed occidente che proprio attraverso le montagne trova il punto d’unione. Nella nostra intervista Messner ci spiega il suo impegno nel dimostrare come la cultura contadina del maso chiuso abbia in se le risorse per salvaguardare la montagna e al tempo stesso promuovere un turismo di basso impatto ambientale.
Il maso chiuso, attivo in Italia solo in Sud Tirolo, impedisce lo smembramento delle proprietà e la conseguente perdita di identità familiare e produttiva. Nei due masi di Messner si produce a ciclo chiuso tutto il necessario per il sostentamento della famiglia che vi lavora, promuovendo un’attività agrituristica con quasi esclusivo utilizzo di prodotti realizzati nel maso.
Sicuramente Messner è un idealista, ma la montagna ha bisogno di questi uomini. D’altro canto Reinhold Messner è l’uomo che per primo ha scalato, senza l’uso di respiratori, le 14 vette sopra gli 8.000 metri, decretando un’inversione di tendenza dell’alpinismo che vedeva in questi supporti il suo sviluppo. Messner ha riportato l’alpinismo alla sua essenza: l’uomo e la montagna; è ovvio che vorrebbe lo stesso nella gestione del territorio.
Dopo una breve esperienza nella politica, Messner ha ridimensionato il suo impegno a testimonial della sua concezione della montagna. A mio avviso non è un filantropo. Come nella tradizione delle genti di montagna ha ben chiaro il senso della realtà e dei propri affari, ma è indubbia una sincera passione, uno smisurato amore per le montagne e, come dicevo prima, è un uomo che ha negli occhi la ricerca di sconfinati orizzonti. Incredibilmente uguale nel tempo a se stesso, è diventato anche figurativamente un’icona e tale resterà nella memoria collettiva.
Lasciamo il Castello di Firmiano per raggiungere Moso in Passiria. Siamo nel cuore del Sud Tirolo dove l’identità culturale è decisamente più vicina all’Austria che all’Italia. Dopo i tumulti degli anni ’70, pare ora si sia raggiunto un equilibrio che il concetto di Europa dei popoli dovrebbe fortificare. Queste valli furono protagoniste di troppe contese territoriali ed anche diversi tentativi di snaturarne l’appartenenza linguistica e culturale. Un territorio difeso aspramente soprattutto a cavallo delle due guerre mondiali. A testimonianza di ciò ci sono i ben 350 bunker nel Sud Tirolo di cui 6 solo a Moso, per impedire un’eventuale conquista da parte delle truppe tedesche, prima dell’avvento dell’asse Roma Berlino. Uno di questi bunker di Moso è stato trasformato in un interessante museo, che racchiude la storia geologica e politica della vallata. Siamo al confine del Parco Naturale di Tessa, interessante area protetta al confine con l’Austria.
Ci cimentiamo quindi in un trekking a piedi partendo dal Malgo Bergost all’altitudine di 1990 m/slm in direzione di una vecchia miniera. Il percorso più ripido in partenza, per un lungo tragitto procede lungo costa della montagna. Qui lo scenario è fantastico. La poca vegetazione lascia ampio spazio all’occhio e le montagne si offrono in tutta la loro aspra bellezza. Guadiamo un torrente attraverso un vecchio ponte di legno e intravediamo un insediamento sull’apice della montagna a noi di fronte. Si tratta di San Martino di Monteneve, un vecchio villaggio di minatori a 2355 m/slm. Qui, nei 150 chilometri di pozzi dell’antica miniera, venivano estratti argento, piombo e zinco.
Poche le persone che vi abitano solo nella bella stagione, quelle necessarie al funzionamento del rifugio, aperto da giugno a settembre. Il villaggio, con tanto di chiesetta, un tempo ospitava circa 1000 persone tra minatori e familiari. Con la bella giornata di sole che ci ha accolti c’è una bellissima atmosfera. Provo a fare qualche metro nelle viscere della terra, ma le gallerie allagate non consentono di inoltrarsi senza qualche rischio. Decido così di visitare il piccolo ma interessante museo dedicato alla miniera e alla gente che vi lavorava. Attrezzi, reperti, registri, testimoniano le esistenze di migliaia di persone che in queste valli e a condizioni di vita non certo agevoli, fino a un tempo nemmeno troppo lontano, hanno vissuto le proprie esistenze con mille difficoltà . La montagna non ha mai regalato nulla, ma ora, se la si rispetta, consente alle genti che l’abitano condizioni di vita ottime, grazie anche al turismo.
Un turismo che deve però essere rispettoso della montagna. Non ci rimane a questo punto che un’ultima esperienza: la cena appesi ad una funivia. Ci spostiamo a Plan, al limitare del Parco Naturale del Gruppo di Tessa, per un evento particolare. Le cabine di un’intera ovovia sono attrezzate come tanti piccoli ristoranti. In ogni cabina, da sei posti, è stata imbandita una tavola con apparecchiatura da cena di gala: tre bicchieri e dieci posate per ogni commensale. A rifinire la tavola, diverse candele accese. Non credo ai miei occhi quando salgo e mi sistemo. Un sommelier ci riempie i bicchieri e in un battibaleno ci servono gli antipasti. L’ovovia parte, con il tintinnio dei bicchieri e il suono dei nostri brindisi. Un giro completo tra risate, incredulità e gioia delle papille per gli ottimi antipasti e siamo di nuovo al punto di partenza. Ci servono i primi e rabboccano i bicchieri, ma noi non stiamo al gioco. Con abile mossa ci impossessiamo, un attimo prima che chiudano le porte, delle bottiglie, lasciando di sasso il sommelier. Ancora brindisi e risate. Consumiamo i primi con lo straordinario scenario di un tramonto sulle alpi, appesi ad un filo. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare non c’è disagio. L’atmosfera è fin troppo allegra e le oscillazioni quasi nulle. Altri due passaggi per i secondi e dolce, poi dobbiamo a malincuore scendere.
Facciamo i nostri complimenti allo chef, Armin Mairhofer, per l’eccellenza dei suoi piatti. Il nostro giro delle Perle delle Alpi termina nel migliore dei modi. Riprenderemo il treno delle ferrovie tedesche per tornare, non senza rimpianti, alle nostre città .
Per maggiori informazioni:
http://www.alpine-pearls.com/it/home.html
http://www.alpine-pearls.com/it/perle/austria/mallnitz.html
http://www.alpine-pearls.com/it/perle/slovenia/bled.html
http://www.alpine-pearls.com/it/perle/italia/sauris.html
http://www.alpine-pearls.com/it/perle/italia/forni-di-sopra.html
http://www.alpine-pearls.com/it/perle/italia/moso-in-passiria.html
http://www.alpine-pearls.com/it/perle/italia/racines.html
Messner Mountain Museum Firmian: Via Castel Firmiano 53
39100 Bolzano
Tel. +39 0471 631264 – Fax +39 0471 633884
http://www.messner-mountain-museum.it/
Dormire e mangiare:
Â
Mallnitz
Hotel Posta
Famiglia Alber A-9822 Mallnitz 26 Tel: +43(4784)525 Fax: +43(4784)527
info@ferienhotel-alber.at – http://www.ferienhotel-alber.at/
Hotel Sonnenhof (3DZ/3EZ)
Famiglia Hohenwarter 9822 Mallnitz 15 Tel.: +43(0)4784 260
anfragen@sonnenhof.at – Â http://www.sonnenhof.at
Bled
Hotel Jelovica
Cesta Svobode 8 SI4260 Bled Tel: +386-4-5796-000
Fax: +386-4- 5796-010
jelovica@hotel-jelovica.si – http://www.hotel-jelovica.si/
Ristorante Vila Bled
Cesta svobode 26 – 4260 Bled
+386 (0) 4 575 37 10
info@vila-bled.si – http://www.vila-bled.com/
Sauris
Albergo Diffuso Sauris
Sauris di Sopra 33020 Sauris – Udine
Tel: +39 0433 86221
info@albergodiffusosauris.com – http://www.albergodiffusosauris.com
Ristorante dell’Albergo Neider
Fraz. Sauris di Sopra n° 38 – 33020 Sauris
+39 (0) 433 86 0 98
info@albergoneidersauris.it – http://www.albergoneidersauris.it/
Forni di Sopra
Hotel Posta
Via Nazionale, 174 33024
Forni di Sopra – Udine
Tel: +39 0433 88423
info@hotelposta.org – http://www.hotelposta.org
Ristorante La Stube
Via Trieste 4 – 33024 Forni di Sopra
+39 (0) 433 881 58
info@lastube.it – http://www.lastube.it/
Moso in Passiria
Hotel Kronhof
Famiglia Halbeisen 7c I-39013 Stuls (BZ) Val Passiria
Tel. 0039 0473 64 95 66 Fax. 0039 0473 64 95 96
info@kronhof.com – http://www.kronhof.com/
Hotel Alpenland
Famiglia Kuprian I-
39013 Moos • Stuls in Passeier
Tel : +39 0473 64 95 44 Fax: +39 0473 64 95
info@hotelalpenland.com – http://www.hotelalpenland.com