Come l’arca di Noè. Ma in Perù
a cura di Sahara Sebastiani
Biologi, zoologi, botanici, naturalisti, geografi: una volta tanto il Gotha della scienza è d’accordo e proclama all’unanimità il Perù come un vero e proprio miracolo geografico e naturalistico, una sorta di arca di Noè del terzo millennio dove sopravvivono specie altrove ormai scomparse in una varietà tale da lasciare a bocca aperta: dagli insetti ai camelidi delle Ande, dalle farfalle ai mammiferi, dagli uccelli fino a un immenso patrimonio ittico che fa dalle acque costiere peruviane uno dei mari più pescosi del mondo.
Una straordinaria ricchezza dovuta prima di tutto alla sua privilegiata collocazione geografica: incastonato come un diamante prezioso tra il Cile, la Bolivia, il Brasile, la Colombia e l’Ecuador, grazie alla sua vasta estensione (oltre 1.285.215 kmq.) vanta una suddivisione naturale in tre grandi regioni, ovvero una stretta cintura costiera dal clima caldo e secco, la montuosa fascia andina, dal clima mite e piovoso e, infine, il bacino amazzonico, dal clima tropicale e umido, che rappresenta ben il 60% dell’area peruviana e costituisce una delle maggiori riserve naturali del pianeta: è qui che, alla confluenza dei fiumi Maranon e Ucayali, nasce il Rio delle Amazzoni, il più grande del mondo, che percorre 6.788 km. prima di sfociare nell’Oceano Atlantico.
Ed è proprio per salvaguardare questa sua enorme ricchezza naturale che il Perù ha, ormai da tempo, messo in atto tutta una serie di meccanismi miranti alla conservazione della diversità biologica che vengono regolati dal Sinanpe, ovvero il Sistema Nazionale delle Aree Naturali Protette dallo Stato, che a sua volta fa capo all’Istituto delle Risorse Naturali. E il risultato di questa saggia politica di protezione, che meriterebbe di essere presa a esempio anche da tante nazioni della vecchia Europa, è che ora il Paese conta ben 56 aree naturali protette che occupano circa il 14% del territorio.
Cifre da capogiro
Ma per comprendere a fondo quanto il Perù possa rappresentare una meta privilegiata per tutti gli zoofili e, più in generale, per tutti coloro che amano la natura, bastano poche cifre che fanno riflettere: qui si distinguono 25 mila specie diverse di piante, ovvero circa il 10% del totale mondiale, e di queste ben il 30% sono endemiche. Di più: il Perù è il primo Paese al mondo per varietà di farfalle, il primo anche per varietà di pesci grazie alle sue 2 mila specie diverse (10% del totale mondiale), e il primo pure per gli uccelli, con 1.816 specie differenti tra cui spicca il condor.
Non basta: è il secondo Paese al mondo per varietà di primati con 35 specie di cui una, il choro dalla coda gialla, è endemica; è il terzo al mondo per varietà di anfibi con 379 specie che comprendono anche il raro coccodrillo nero, ed è il terzo pure per quanto riguarda i mammiferi, potendo vantare la bellezza di 462 specie, ivi compresi il gattopardo e l’orso bruno dagli occhiali.
Le sorprese non mancano neppure a proposito delle specie originarie dell’area peruviana: in questa categoria gli studiosi hanno catalogato 460 specie di mammiferi, 1.745 di uccelli, 297 di rettili, 1.800 di pesci marini e di acqua dolce oltre a diverse migliaia di specie di molluschi, echinodermi, aracnidi e insetti. Inoltre, una grande quantità di queste specie si caratterizza per l’eccezionale densità: tanto per fare un esempio, basta pensare che, su un solo chilometro quadrato di boschi di Madre de Diòs, gli appassionati di birdwatching possono osservare qualcosa come 800 differenti specie di uccelli, cioè circa il doppio che su tutto il territorio dell’Europa e dell’America del nord messe insieme.
Dalle balene ai lama
Quali incontri ravvicinati di tipo faunistico deve aspettarsi il viaggiatore che sbarca per la prima volta oltre i confini peruviani? Elencarli tutti è praticamente impossibile, ma tentar non nuoce. Se le lagune del Pacifico ospitano colonie di otarie, delfini e pinguini di Humboldt, le spiagge della costa nord rappresentano un paradiso per chi ama la pesca d’altura, compresa quella al mitico marlin nero, mentre sulle pendici delle Ande si trovano cervi, madama, pudu, volpi, scimmie lanose, piccoli roditori e l’orso con gli occhiali.
Ma è nell’ambito delle specie tipiche, esclusive del Perù, che si faranno gli incontri più divertenti. Come quelli, per esempio, con i camelidi delle Ande: stiamo parlando di lama, alpaca, guanaco e vigogna, tutti rappresentanti di una stessa famiglia e tutti caratteristici delle zone montuose del Paese. Una curiosità: il guanaco e la vigogna sono i veri camelidi selvatici, mentre alpaca e lama derivano da incroci tra i due capostipiti della stirpe. Oggi, però, gli animali sono così numerosi e le specie così consolidate che sono tutti incrociabili tra loro.
Questi camelidi, che grazie al fatto di vivere ad altezze elevate godono di un habitat a loro poco ostile, avevano in passato un solo pericoloso nemico: il puma. Ma ora, anche in un Eden faunistico come quello peruviano, questo felino deve essere considerato in via di estinzione: sembra che i pochi esemplari sopravvissuti lo sappiano, e ormai tendono a rifugiarsi nelle aree più impervie accontentandosi di nutrirsi solamente di piccoli roditori di montagna molto simili, nell’aspetto, al coniglio selvatico.
Nella regione di Ica, la Riserva naturale di Paracas costituisce il più ricco ecosistema della costa: è qui che vivono nel loro habitat naturale parihuanas, pellicani, delfini, leoni marini e un’incredibile varietà di uccelli, pesci e crostacei. Passando invece alla regione andina, il Parco nazionale del Huascaràn, sulla Cordigliera Bianca, è il punto di osservazione migliore per chi vuole osservare il condor.
Nella terra degli Incas
L’antica popolazione Incas, si sa, dominava un tempo su una vasta area del sud America e aveva creato una rete di sentieri che permetteva loro di mettere in comunicazione le quattro regioni in cui era suddiviso il loro grande impero. Quei sentieri si chiamavano, e si chiamano ancora Cammino Inca, ed è tutt’oggi possibile percorrerne circa 39 chilometri per arrivare fino a Machu Pichu, una delle mete mitiche del Perù, considerato luogo mistico che emana energia vitale. Affrontare quel trekking significa immergersi in un passato millenario e in una natura straordinaria, dove è facile imbattersi non solo in lama e vigogne, ma anche in animali come il galletto delle rocce, la pava del monte, il cervo dalla coda bianca, la viscaccia (una sorta di coniglio) e l’orso dagli occhiali, vegetariano ante litteram.
Andando oltre, e passando dal declivio orientale delle Ande alla pianura amazzonica. Si incontra un’altra meraviglia naturale: il Parco nazionale del Manu, creato nel 1973: su una superficie di 1.716.295 ettari, comprende tutto il bacino del fiume Manu nelle regioni di Cusco e Madre de Dios. Percorrendolo, sarà impossibile non ritrovarsi con il naso puntato verso il cielo: sulla sua folta vegetazione, che accoglie la convivenza di almeno 200 specie di mammiferi e un centinaio di anfibi, incrociano in volo circa 800 specie di uccelli, compresi il jabirù e l’aquila arpia.
Tra orchidee giganti e alberi che superano i 45 metri di altezza si nascondono insetti e rettili che non sono stati ancora classificati accanto a nutrie di fiume, ramarri neri, giaguari, gattopardi, alci e scimmie maquisapa nere.
E che dire dello spettacolo che si apre alla vista di chi arriva per la prima volta sulle sponde del lago Titicaca? Le sue acque, e il territorio che le circonda, sono state dichiarate Riserva nazionale e gli scienziati ancora stupiscono studiando le diverse specie di uccelli acquatici che vi sono ospitate, la dozzina di specie di pesci, i tanti mammiferi e le sette differenti famiglie di anfibi tra le quali spicca quella, endemica, delle rane giganti.
I tesori di El Dorado
Scendendo verso Est ci si trova davanti a un’immensa distesa verde che sembra sconfinare oltre l’orizzonte: è quella foresta tropicale che oggi si sa essere la più grande del mondo e che i conquistatori del Cinquecento credevano nascondesse immensi tesori e appunto per questo battezzarono El Dorado. Un tesoro, in effetti, quella foresta lo nasconde: la sua incredibile biodiversità. Ne è una testimonianza la Riserva nazionale Allpahuayo-Mishana, che vanta il record del maggior numero di specie di alberi per ettaro (circa 300) e il maggior numero di rettili (140 specie), oltre a un invidiabile numero di animali ormai altrove rari come la lontra, l’aquila arpia, il tocòn nero, la scimmia guapo rojo e l’armadillo gigante.
Stessa straordinaria ricchezza faunistica si trova nella Riserva nazionale Pacaya-Samiria, acquatica per eccellenza con i suoi 2 milioni di ettari tra laghi, stagni e lagune. É il regno delle mucche marine, dei delfini rosa e di quelli grigi, dell’anaconda, del caimano bianco e della tartaruga charapa, di migliaia di farfalle coloratissime, di insetti dall’insospettabile varietà.
La Riserva è culla naturale del bosco inondabile più esteso di tutta l’Amazzonia, un’oasi miracolosamente incontaminata che la tradizione popolare ha voluto ribattezzare con il magico appellativo di “Foresta degli specchi”: un termine romantico, ma che sottolinea con efficacia la malia dei luoghi e dei paesaggi, dove la foresta e il cielo, come per un fantastico incantesimo, sembrano riflettersi eternamente negli specchi d’acqua delle sue lagune e dei suoi fiumi.
Per saperne di più sul Perù, visitare il sito: www.peru.info