Tanzania: spicchio d’Africa incontaminato
a cura di Sahara Sebastiani
Affacciata sull’Oceano Indiano e incastonata come una pietra preziosa nel cuore dell’Africa Australe, tra il Kenya e il Mozambico, la Tanzania vanta un numero di record naturali da Guinness dei primati: sul suo territorio, esteso su una superficie di circa 943 mila chilometri quadrati, si trovano infatti il lago più vasto dell’Africa (il lago Victoria), quello più profondo (il Tanganyka) e la cima più alta (il Kilimangiaro). Non basta: è qui che sono stati trovati i fossili di ominide più antichi del mondo, ed è sempre qui che è possibile incontrare i branchi più numerosi di animali selvatici.
Paese ospitale, tranquillo, carico di storia e ammantato di straordinarie leggende, la Tanzania offre al visitatore i mille volti della sua generosissima natura proponendo una tale varietà di panorami, situazioni e possibilità di attività, che davvero ciascuno può trovare ciò che meglio è in sintonia con le sue esigenze e le sue aspettative. Si può, per esempio, oziare lungo chilometri di spiagge deserte, tuffarsi nel suo coloratissimo mondo subacqueo, fare trekking emozionanti sulle nevi del Kilimangiaro, lasciarsi conquistare dalla magia antropologica e culturale delle etnie Masai, Makonde o Barabaig. Oppure semplicemente perdersi nello straordinario universo delle sue pianure, delle sue foreste, dei suoi indimenticabili tramonti.
Parchi e riserve naturali
Non sono davvero molti i Paesi che possono vantare un patrimonio di aree protette vasto e ben organizzato come quello della Tanzania. Si contano 12 parchi nazionali (il più famoso è forse quello del Serengeti), ai quali vanno aggiunte ben 16 riserve naturali, la Ngorongoro Conservation Area, due parchi marini e diverse riserve marine protette. Se, in passato, quelli più visitati dai turisti sono stati i parchi del cosiddetto “circuito settentrionale” (ovvero Serengeti, Ngorongoro, Lake Mannara, Tarangire, Arusha e Kilimangiaro National Park), oggi sta conoscendo un notevole sviluppo anche il “circuito meridionale” (Ruaha, Mikumi, Selous Game Reserve), dove è ancora possibile respirare un’atmosfera genuinamente selvaggia. In ogni caso, in tutto il Paese e in tutti i parchi e le riserve l’incontro con la ricchissima fauna selvatica è assicurato e le emozioni non mancano mai.
L’ingresso ai parchi, che sono tutti gestiti dalla Tanzania National Park Authority, è a pagamento e, chi decide di visitarli come turista “fai-da-te”, deve sottostare a due semplici regole dettate dal buon senso: è vietato superare i 50 chilometri all’ora (ma se si vuole vedere gli animali è indispensabile andare molto, ma molto, più piano), non si possono usare segnali acustici (del resto gli animali scapperebbero al suono del clacson). Il silenzio è d’oro in questi spazi sterminati dove il tempo sembra essersi fermato anche se, in realtà, persino qui sono più di 300 le specie di animali a rischio di estinzione, come per esempio il rinoceronte nero, il colombo di Zanzibar, quattro differenti tipi di tartarughe marine e ben 52 specie di uccelli.
Paradiso del birdwatching
Inutile opporsi: anche chi non è mai stato appassionato di birdwatching lo diventerà dopo un viaggio in Tanzania. Perché non si può non rimanere affascinati da quelle 1.200 specie diverse di uccelli che capiterà di veder volare sopra la propria testa. Se miriadi di fenicotteri tingono di rosa le acque del lago Magadi, all’interno del cratere del Ngorongoro, le immense pianure del Serengeti fanno da scenario alla migrazione annuale di oltre un milione di gru. E sotto questo cielo che sembra dipinto con il pennarello blu, dove i contrasti di colore disegnano paesaggi mozzafiato, non sarà difficile riconoscere in volo diverse specie di martin pescatore, aquile pescatrici, gruccioni, buceri.
Nemmeno gli appassionati di specie endemiche resteranno delusi: sulle loro teste non tarderanno a volteggiare il piccione verde di Pemba, l’occhialino dei Pare meridionali, il tessitore e il gallo reale degli Usambara, il rigogolo testaverde e una rara specie di pernice: la xenoperdix udzungwensis. Sono invece per tutti le emozioni che regala il muoversi per i parchi: le immagini dei branchi di elefanti che cercano refrigerio lungo le sponde dei fiumi, come quelle tenerissime delle zebre che brucano pacificamente sotto il sole, rappresentano ricordi che non sarà mai più possibile cancellare, che resteranno scolpiti nella memoria per sempre.
Tra ippopotami, giraffe e dik-dik
E se è vero che la Tanzania detiene il primato della fauna più numerosa, è altrettanto vero che gliene spetta di diritto anche un altro: quello della maggior varietà di specie che è possibile avvicinare e osservare. Tra gli ungulati, per esempio, troviamo l’elefante africano, la zebra di Burchell (una delle tre specie presenti sul continente, che in tempo di migrazioni è facile trovare in branco assieme agli gnu), l’ormai raro rinoceronte nero, l’ippopotamo, la giraffa, la gazzella, l’impala, il bufalo e diverse specie di antilopi: la nera, la roana, quella d’acqua e la saltarupe solo per citarne qualcuna.
Ma anche altri ungulati forse meno conosciuti fanno parte del patrimonio faunistico della Tanzania, come il facocero con le sue coppie di zanne lunghe fino a 60 centimetri, il timido e solitario tragelafo striato che abita nelle boscaglie, il taurotrago o antilope alcina, la più grande antilope africana, il tenerissimo cefalo di Grimm con il ventre bianco e una striscia bruno scura sul muso, il cervicapre e l’orice, che sa adattarsi anche alla peggior siccità e sopravvive a lungo senza bere, l’alcefalo con il suo muso lungo e stretto e le corna corte, il tsessebe o topi, il cui maschio riesce a mantenere un vero e proprio harem in cui si contano fino a dieci femmine, e poi un’altra antilope piccola e graziosa come il raficero campestre e, infine, il minuscolo e simpaticissimo dik-dik, col suo musetto appuntito e il ciuffo sulla fronte.
Dall’otacione al leone
In quello straordinario Eden faunistico che è la Tanzania, non poteva certo mancare la presenza massiccia di piccoli e grandi animali carnivori. Nelle savane sono per esempio molto comuni tre specie di sciacalli (dorato, della gualdrappa e dal fianco striato), mentre diffuso un po’ ovunque nel Paese è il monogamo otacione, una piccola volpe dalle grandi orecchie. Ma ci sono anche il licaone, con la sua pelliccia gialla, bianca e nera, le manguste, la fortissima e combattiva mellivora e le diverse specie di genette, parenti delle manguste e nell’aspetto simili a un gatto di casa. Piccolo e ghiotto di termiti è poi il protele, che fa parte della famiglia delle iene, mentre la lontra dalle guance bianche, pur assomigliando a quella europea, è molto più grande. Ma ci sono anche quell’abilissimo predatore che è la iena macchiata, i serval, che sembrano una via di mezzo tra il ghepardo e un gattone alto e snello, e il caracul, chiamato anche lince africana a causa delle sue orecchie lunghe.
Se si è fortunati, capiterà anche di assistere alla corsa di un ghepardo che insegue la sua preda: è l’animale più veloce del mondo e può raggiungere una velocità di 105 chilometri all’ora. Altrettanto bello, ma più subdolo nella tecnica di caccia, è il leopardo, che si avvicina di soppiatto alla sua vittima e poi la cattura con uno scatto micidiale. Ma in ogni safari fotografico in Tanzania la parte del leone, è davvero il caso di dirlo, la fa appunto sua maestà il leone: passa la sua vita giocando, cacciando di notte e, di giorno, perlustrando il “suo” territorio, che può arrivare a estendersi per una superficie anche di 400 chilometri quadrati. Un leone maschio adulto può pesare fino a 260 chili, mentre la femmina si stabilizza sui 180. Sono fiere che prediligono vivere in branchi numerosi e amano condividere un po’ tutto, dalla difesa dei cuccioli alle battute di caccia.
Consigli utili
Per saperne di più sulla Tanzania, la cosa migliore è visitare i siti ufficiali del Paese, ovvero www.tanzaniatouristboard.com e www.tanzania.go.tz. Utile anche una sosta sul sito di un editore specializzato nelle guide per viaggi da sogno: www.lonelyplanetitalia.it/destinazioni/africa/tanzania