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È primavera: tornano le rondini,

tornano i subacquei             

  Testo e foto di Paolo Bastoni  

 

La nostra terra è coperta, per l’80%, dall’acqua.

L’Italia è circondata – l’abbiamo studiato a scuola – da 8000 chilometri di coste. Bene. alzi la mano chi, almeno una volta, passeggiando lungo il “sentiero dell’Amore” alle Cinque Terre o tra i fiordi campani dalle parti di Furore o, ancora, in qualche luogo lungo le coste sarde dall’acqua meravigliosamente trasparente, non si sia chiesto “chissà cosa c’è la sotto”!

Di solito questo interrogativo resta tale, anzi, viene cancellato non appena ci si allontana dalla costa, qualcuno invece si riporta a casa la curiosità e, prima o poi, decide di avvicinarsi ai metodi per sciogliere questa curiosità. La primavera inoltrata è il momento giusto perché ci si possa procurare gli strumenti per capire cosa accade sotto il liquido mantello blu. Un po’come accade nelle migrazioni stagionali assistiamo a gruppi di subacquei – già esperti o neofiti o, ancora, allievi di qualche corso che vogliono essere iniziati ai misteri del Mare – che “migrano”, soprattutto nei week end, verso una qualunque pozza d’acqua, che si tratti del Mediterraneo ma anche nei laghi, anch’essi depositari di bellezze sconosciute ai “terragnoli”. Non è facile spiegare cosa ci sia “là sotto” che ti affascina e ti attrae inesorabilmente verso le profondità (senza esagerare…), anche perché i motivi possono essere – e lo sono! – molteplici, a seconda dei gusti e degli interessi di ciascuno. Si scende sott’acqua per fotografare, per arricchire le proprie conoscenze biologiche, per affrontare avventure che stimolano la produzione di adrenalina, più semplicemente per guardare… Ma c’è certamente un minimo comune denominatore che unisce tutti coloro che decidono di infilarsi in un abito di gomma (a proposito: è in neoprene e il nome corretto è “muta”, e non “tuta” come, in modo blasfemo per un iniziato, molti chiamano l’indumento che indossiamo per proteggerci dal freddo e, già che ci siamo, ricordiamoci che sott’acqua respiriamo aria, la stessa aria che riempie i nostri polmoni in una delle nostre città) per scendere in acqua: il piacere di essere in acqua. Il piacere di provare lo spostamento nelle tre dimensioni, di giocare a fare il pesciolino nuotando a testa in giù, o fare le capriole. E poi il silenzio (relativo, perché mica è vero che sott’acqua regni il silenzio, anche perché siamo in un elemento che è un ottimo conduttore delle onde sonore) rotto dagli scarichi delle bolle del nostro erogatore, l’”aggeggio” che ci consente di respirare come fossimo su un belvedere del cervino. Insomma, queste “emozioni”, qua appena accennate, sono alla base di ogni innamoramento verso l’ambiente liquido – “innerspace” lo chiamano gli americani – e rappresentano uno stimolo spesso inconscio verso chi vi si avvicina per la prima volta. Chi scrive, pratica questa meravigliosa attività – attenzione: la subacquea “ricreativa” non è uno sport, la si può praticare dall’adolescenza ai cent’anni, è un’alternativa ad una tranquilla passeggiata in montagna – da oltre quarant’anni e continua ad esserne innamorato, ha “costruito”, come istruttore, centinaia di neosubacquei (e da molti di costoro ne è stato ringraziato, per aver permesso loro di scoprire questo magico mondo) e continua a fare nuove scoperte e a trovare sempre nuovi motivi per immergersi. Ma, soprattutto, come detto più sopra, il piacere del ritrovarsi in un ambiente che non ti impone un peso, che ti libera dalla gravità terrestre, è quello che sta alla base di questo fedele innamoramento. E allora l’invito che queste righe vogliono rivolgere a coloro che hanno una discreta dose di curiosità e che preferiscono una vita attiva ad una passata “affondati” in una poltrona, è quello di rivolgersi con quella curiosità e con una dose di fiducia alla scoperta del mondo marino: immergersi non è pericoloso, o, almeno, lo può essere tanto quanto andare a fare un giro in auto (anzi, lo è di meno perché in auto puoi sempre trovare qualcuno che ti venga addosso, sott’acqua sei responsabile solo dei danni che puoi causare a te stesso…): è sufficiente rispettare delle semplici regole (davvero semplici, sia come regole sia per le difficoltà di rispettarle!) per godere, in tutta tranquillità degli organismi che, spesso confidenti, verranno anch’essi ad osservarvi, con curiosità pari alla vostra. E, sempre, con un principio scolpito nel cuore: amate la natura della quale anche l’Uomo è parte, non con lo spirito del conquistatore che pone sé stesso al disopra dell’ambiente in cui si muove, ma con lo spirito di “fratellanza” nei confronti di qualunque essere vivente che accompagna il nostro percorso su questa Terra. Ma anche in quest’Acqua.    

 
 
 

 

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