La nostra terra è coperta, per l’80%,
dall’acqua.
L’Italia è circondata – l’abbiamo
studiato a scuola – da 8000 chilometri
di coste. Bene. alzi la mano chi, almeno
una volta, passeggiando lungo il
“sentiero dell’Amore” alle Cinque Terre
o tra i fiordi campani dalle parti di
Furore o, ancora, in qualche luogo lungo
le coste sarde dall’acqua
meravigliosamente trasparente, non si
sia chiesto “chissà cosa c’è la sotto”!
Di solito questo interrogativo resta
tale, anzi, viene cancellato non appena
ci si allontana dalla costa, qualcuno
invece si riporta a casa la curiosità e,
prima o poi, decide di avvicinarsi ai
metodi per sciogliere questa curiosità.
La primavera inoltrata è il momento
giusto
perché
ci si possa procurare gli strumenti per
capire cosa accade sotto il liquido
mantello blu. Un po’come accade nelle
migrazioni stagionali assistiamo a
gruppi di subacquei – già esperti o
neofiti o, ancora, allievi di qualche
corso che vogliono essere iniziati ai
misteri del Mare – che “migrano”,
soprattutto nei week end, verso una
qualunque pozza d’acqua, che si tratti
del Mediterraneo ma anche nei laghi,
anch’essi depositari di bellezze
sconosciute ai “terragnoli”. Non è
facile spiegare cosa ci sia “là sotto”
che ti affascina e ti attrae
inesorabilmente verso le profondità
(senza esagerare…), anche perché i
motivi possono essere – e lo sono! –
molteplici, a seconda dei gusti e degli
interessi di ciascuno. Si scende
sott’acqua per fotografare, per
arricchire le proprie conoscenze
biologiche, per affrontare avventure che
stimolano la produzione di adrenalina,
più semplicemente per guardare… Ma c’è
certamente un minimo comune denominatore
che unisce tutti coloro che decidono di
infilarsi in un abito di gomma (a
proposito: è in neoprene e il nome
corretto è “muta”, e non “tuta” come, in
modo blasfemo per un iniziato, molti
chiamano l’indumento che indossiamo per
proteggerci dal freddo e, già che ci
siamo, ricordiamoci che sott’acqua
respiriamo aria, la stessa aria che
riempie i nostri polmoni in una delle
nostre città) per scendere in acqua: il
piacere di essere in acqua. Il piacere
di provare lo spostamento nelle tre
dimensioni, di giocare a fare il
pesciolino nuotando a testa in giù, o
fare le capriole. E poi il silenzio
(relativo, perché mica è vero che
sott’acqua regni il silenzio, anche
perché siamo in un elemento che è un
ottimo conduttore delle onde sonore)
rotto dagli scarichi delle bolle del
nostro erogatore, l’”aggeggio” che ci
consente di respirare come fossimo su un
belvedere del cervino. Insomma, queste
“emozioni”, qua appena accennate, sono
alla base di ogni innamoramento verso
l’ambiente liquido – “innerspace” lo
chiamano gli americani – e rappresentano
uno stimolo spesso inconscio verso chi
vi si avvicina per la prima volta. Chi
scrive, pratica questa meravigliosa
attività – attenzione: la subacquea
“ricreativa” non è uno sport, la si può
praticare dall’adolescenza ai cent’anni,
è un’alternativa ad una tranquilla
passeggiata in montagna – da oltre
quarant’anni e continua ad esserne
innamorato, ha “costruito”, come
istruttore, centinaia di neosubacquei (e
da molti di costoro ne è stato
ringraziato,
per aver permesso loro di scoprire
questo magico mondo) e continua a fare
nuove scoperte e a trovare sempre nuovi
motivi per immergersi. Ma, soprattutto,
come detto più sopra, il piacere del
ritrovarsi in un ambiente che non ti
impone un peso, che ti libera dalla
gravità terrestre, è quello che sta alla
base di questo fedele innamoramento. E
allora l’invito che queste righe
vogliono rivolgere a coloro che hanno
una discreta dose di curiosità e che
preferiscono una vita attiva ad una
passata “affondati” in una poltrona, è
quello di rivolgersi con quella
curiosità e con una dose di fiducia alla
scoperta del mondo marino: immergersi
non è pericoloso, o, almeno, lo può
essere tanto quanto andare a fare un
giro in auto (anzi, lo è di meno perché
in auto puoi sempre trovare qualcuno che
ti venga addosso, sott’acqua sei
responsabile solo dei danni che puoi
causare a te stesso…): è sufficiente
rispettare delle semplici regole
(davvero semplici, sia come regole sia
per le difficoltà di rispettarle!) per
godere, in tutta tranquillità degli
organismi che, spesso confidenti,
verranno anch’essi ad osservarvi, con
curiosità pari alla vostra. E, sempre,
con un principio scolpito nel cuore:
amate la natura della quale anche l’Uomo
è parte, non con lo spirito del
conquistatore che pone sé stesso al
disopra dell’ambiente in cui si muove,
ma con lo spirito di “fratellanza” nei
confronti di qualunque essere vivente
che accompagna il nostro percorso su
questa Terra. Ma anche in quest’Acqua.
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