La notizia ha fatto velocemente il giro
del mondo, come è anche normale, giusto
e bello che sia: il World Heritage
Committee ha ufficialmente inserito
le Dolomiti nella lista
del Patrimonio Universale
dell’Umanità Unesco. Era il 26
giugno scorso quando le Dolomiti sono
diventate il secondo sito naturale
Unesco dell’Italia dopo le isole Eolie
e, come ha sottolineato allora il
ministro dell’Ambiente Stefania
Prestigiacomo, questo riconoscimento è
“una grande opportunità di crescita e
una grande vittoria dell’Italia, un
Paese che possiede uno straordinario
territorio che va valorizzato”. Non è
certo un concetto nuovo quello di
considerare l’ambiente come un valore
aggiunto all’offerta di un Paese come
l’Italia, che è universalmente
riconosciuto come un museo a cielo
aperto. Allora parlare non basta, il
“valore aggiunto” va vissuto ma
rispettato, per poi raccontarne le
emozioni che ha suscitato. E nel caso
delle Dolomiti non emozionarsi alla loro
vista è praticamente
impossibile.
Nove gruppi dolomitici per
un'estensione complessiva di 142 mila
ettari, cui si aggiungono altri
85 mila di “aree cuscinetto”, per un
totale di 231 mila ettari, suddivisi tra
le province di Trento, Bolzano, Belluno,
Pordenone ed Udine: decidere da che
parte incominciare non è certo facile.
Noi vi suggeriamo le Dolomiti bellunesi.
Cortina d’Ampezzo penserete voi….
No, non partiamo da lì, perché nella
provincia di Belluno non c’è solo questa
meritatamente rinomata località, la
“regina delle Dolomiti”, bensì tutta una
serie di aree e paesi più o meno grandi
che hanno molto da offrire nonostante la
loro minor fama. Belluno,
Cesiomaggiore, Feltre, Gosaldo,
Longarone, Pedavena. Rivamonte Agordino,
San Gregorio nelle Alpi, Santa Giustina,
Sedico, Sovramonte, Forno di Zoldo, la
Valle Agordina, Ponte nelle Alpi e
Sospirolo sono, per esempio, i
comuni compresi nel territorio del
bellissimo Parco Nazionale delle
Dolomiti bellunesi. Luoghi che
sono stati frequentati per millenni, per
questo ricchi di siti archeologici, di
vere e proprie testimonianze della
storia dell’uomo che ha abitato queste
montagne sapendo rispettare un ambiente
difficile, ambiente che proprio per
questo atteggiamento lungimirante dei
suoi abitanti può ancora regalare
panorami autentici dove è possibile
vivere un’esperienza pienamente
appagante di fusione con la natura
circostante. Chiesette, vecchie strade
militari, malghe, rifugi, bivacchi,
camosci e caprioli che sgambettano nei
prati e lungo i pendii (spesso più
vicino a voi di quanto possiate
immaginare), oltre cento specie di
uccelli che nidificano nel parco e un
numero imprecisato di farfalle, paesaggi
forestali estremamente diversificati,
ruscelli che si inabissano nelle cavità
sotterranee, sorgenti che affiorano nei
boschi, 52 sentieri e 5 vie ferrate
appartenenti alla rete sentieristica del
Club AIpino Italiano. Insomma, il Parco
Nazionale delle Dolomiti bellunesi offre
un’infinità di risorse. Oltre che
un’accoglienza che ha ancora l’aria
dell’autenticità, dove i rapporti umani
sono ancora basati su una sincera
cordialità. E poco distante da qui si
trova quello che è forse uno dei più bei
passi di montagna dei dintorni: ovvero
Passo Giau, il valico
che collega Cortina d’Ampezzo
e Selva di Cadore. Qui
a 2.233 metri d’altitudine si ha la
sensazione di essere arrivati in cima al
mondo, forse perché lo sguardo può
spaziare o perché regna una pace
assoluta e perché il rumore più forte
che si sente è quello del vento. Se si
arriva da Selva di Cadore i tornanti da
fare, in macchina, non sono pochi (poco
meno di trenta) ma ne vale senza dubbio
la pena e se avete voglia o bisogno di
rifocillarvi, allora l’indirizzo da
digitare sul navigatore satellitare non
può che essere Passo Giau, 5, 32020
Colle Santa Lucia (BL) per sedersi alla
tavola del ristorante Da Aurelio (www.da-aurelio.it/italiano/benvenut.html).
Dalle finestre di questo ristorante, e
dalla sua grande terrazza, si gode di
una splendida vista (panoramica a 360
gradi, dalla Gusela,
Nuvolau e
Averau, attraverso il massico
del Sella e il magnifico ghiacciaio
della Marmolada, fino al Passo Giau) e
gusterete un’ottima cucina, legata alla
tradizione del territorio ma con un
tocco di significativa interpretazione
da parte dello chef Luigi Dariz.
E visto che l’abbiamo citata non
possiamo non segnalare la
Marmolada, il massiccio posto
fra Trentino e Veneto che comprende la
cima più alta delle Dolomiti (3.343
metri) e il suo ghiacciaio più
significativo. Ai suoi piedi un
lago, quello di Fedaia
che ha un aspetto talmente incantato da
sembrare finto. Considerato la stagione
invernale che quest’anno sta regalando
all’Italia, ma non solo, con non poca
neve, marzo può essere anche il mese
ideale per godersi piste non
particolarmente affollate e farsi lunghe
e salutari sciate. Il
comprensorio del Civetta per esempio
offre 100 chilometri di piste (www.skicivetta.com/modules/news/)
ottimamente collegate tra loro. Vi
segnaliamo, giacché ne abbiamo sentito
parlare con toni entusiastici da chi
l’ha sperimentato, il “Giro
sciistico della Grande Guerra”,
“un tour con gli sci attraverso la
storia e una grande emozione per chi
scia nelle Dolomiti”.
A partire dal Comprensorio Ski Civetta
l'itinerario percorre il fronte
dolomitico e gira attorno al Col di
Lana, montagna simbolo della Grande
Guerra. La partenza è possibile da una
qualsiasi delle principali località del
Civetta: Alleghe, Selva di Cadore, Zoldo
o Palafavera. Attraverso paesaggi
spettacolari, tra i più affascinanti
delle Dolomiti, si potranno osservare
postazioni, gallerie e feritoie
costruite dai soldati in alta quota
durante la Guerra. Il Giro della Grande
Guerra è percorribile sia in senso
orario che antiorario ed è alla portata
di tutti, adulti e bambini e anche di
chi pratica lo snowboard. Per effettuare
il Giro della Grande Guerra è necessario
munirsi di skipass Dolomiti Superski,
che da diritto ad usufruire
gratuitamente dello skibus che da Malga
Ciapela porta ad Alleghe e che dalle 5
Torri porta a Passo Falzerego (senso
anti orario) e viceversa (senso orario)
Non dimenticate però di alzare gli occhi
verso le vette delle montagne che vi
circondano, all’ora del tramonto, perché
lo spettacolo delle rocce che diventano
rosa non stanca mai. Per davvero...
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