Quando
il battello si stacca dalla riva del
Trave e comincia a percorrere il fiume,
costeggiando le altissime case a mattoni
rossi dalla classica sagoma a gradoni,
sembra di ritornare nella Lubecca dei
Buddenbrook. E vedere attraccare alla
riva o muoversi lentamente le famose
kogge, barche veloci e panciute che
avevano fatto la fortuna di questa città
favolosa, il cui centro storico è tutto
patrimonio dell’Unesco. Regina dell'Hansa,
città libera, Lubecca conserva ancora il
fascino dei secoli d'oro, tra il XIV° e
il XV° secolo, quando guidava la potente
lega anseatica.
La potente Lega anseatica
Una lega fondamentalmente commerciale,
ma anche politica, capace di tener testa
al potere imperiale, che legava in un
patto di ferro le città più potenti del
Mare del Nord e del Mar Baltico, da
Amburgo a Brema, a Rostock fino a
Stralsund. Segno della potenza della
città le porte imponenti, soprattutto la
grande Holstentor, costruita contro i
danesi e famosa in tutta la Germania,
perché icona della banconota da 50
marchi: torrioni massicci in mattoni
rossi e neri smaltati, tetti a pinnacolo
e ricche decorazioni di stemmi nella
parete interna. Il patto di ferro creava
una sorta di monopolio nel commercio di
merci che provenivano dal Nord Europa
come pellicce, lane e ambra e dal Sud,
come il prezioso sale che arrivava da
Luneburg. La decadenza dei secoli
successivi, quando i traffici si
spostarono sull’Atlantico e tutta la
Germania subì il tracollo della guerra
dei trent'anni, segnò anche la decadenza
di Lubecca. Ma i ricchi mercanti avevano
già realizzato opere che testimoniavano
grandezza e potere. Dalla splendida
chiesa di Santa Maria ispirata
all'architettura delle cattedrali
francesi con alte navate, possenti
campanili, contrafforti e archi
rampanti, più bella del Duomo stesso,
alle grandi case delle corporazioni,
all'ospedale dello Spirito Santo, al
magnifico Rathaus. Senza dimenticare le
case private, una più imponente
dell'altra, per dimostrare il proprio
tenore di vita e il patrimonio stivato
nei magazzini. Lo possiamo immaginare
davanti al cosiddetto “tesoro del
mercante anseatico”, ritrovato nel 1984
dal manovratore di una ruspa durante
alcuni lavori di demolizione: la cassa
conteneva quasi 24.000 monete d'argento
e 400 d'oro provenienti da 84 paesi
diversi, dalla Danimarca fino la
Sicilia. Adesso il tesoro si può
ammirare al museo archeologico ospitato
nel Burgkloster, vicino alla porta
fortezza che costituiva l'unico accesso
diretto via terra alla città.
Le case rosse
Le case rosse di Lubecca, costruite in
cotto per mancanza di pietra,
costituiscono un itinerario a sé, che
permette di scoprire paesaggi e
architetture. Facciate altissime senza
balconi, ornate dall'inconfondibile
motivo a gradoni, tetti a forte
spiovente, grandi corti attrezzate e
soprattutto la coesistenza di
abitazione, uffici e magazzini, dove si
stivavano merci, animali e uomini in
zone rigorosamente assegnate. Spesso una
carrucola in cima alla facciata sotto la
punta del tetto permetteva il carico e
lo scarico di botti portate dai carri.
Ecco perché la passeggiata lungo il
fiume Trave che circonda Lubecca è così
pittoresca. L'itinerario non scopre solo
le più belle e imponenti sulle strade
principali, ma anche quelle nascoste
all'interno di stretti vicoli o piccole
corti, un tempo abitate da artigiani e
operai, oggi richiestissime per il loro
aspetto pittoresco: dipinte a colori
pastello, rivestite da rose e
rampicanti, decorate sui davanzali da
piccoli oggetti in legno e ceramica,
costituiscono oasi appartate e sognanti
. Chi si immerge in questo mondo in cui
regnano la pace e la tranquillità ha la
sensazione di tornare indietro nel
tempo. I vicoletti con le minuscole case
dai tetti spioventi sono nati in seguito
all'afflusso di mano d'opera richiesto
dalla potenza della Lega Anseatica: per
motivi di sicurezza non si allargò la
città oltre le mura e si preferì
costruire nei giardini e negli orti alle
spalle delle case, creando una miriade
di stretti corridoi e di cortili
interni. I cortili e i passaggi sono
avvolti da un leggero velo di mistero.
Per scovarli il visitatore deve
abbandonare le strade principali e
inoltrarsi in un oscuro andito talvolta
così basso che per passare bisogna
abbassare la testa, poi però, dopo un
attimo, ci si ritrova in mezzo ad una
splendida oasi fiorita. Altre case
invece sono decisamente lussuose anche
esternamente: sono quelle che nel ‘600 e
‘700 hanno avuto ristrutturazioni in
stile barocco o neoclassico, decori di
stucco e portali in pietra scolpita.
Così ad esempio la Buddenbrookhaus
nella Mengstrasse, che, contrariamente a
quanto si crede, era la casa in cui
vissero nell'800 i nonni paterni di
Thomas Mann. E’ una casa tutta dedicata
al culto dell'autore e allo stretto
legame che lo unì a questa città del
cuore, che Mann non nomina mai nel
romanzo, ma che è immediatamente
riconoscibile in ogni citazione
geografica. Un romanzo dedicato
all'ascesa ed alla caduta di una grande
famiglia dell'alta borghesia mercantile,
che sembra in controluce un romanzo
sull’ascesa e la caduta di Lubecca
stessa.
I luoghi dei mercanti
L'epopea dei mercanti non sarebbe
completa senza raccontare, accanto alla
potenza degli affari, anche
la generosità verso i deboli. Ne sono
testimonianza i pensionati costruiti per
donne sole, vedove e nubili, nella parte
orientale della città, come il
Fuchtingshof e il Glandorpshof, inseriti
in piccoli cortili luminosi e fioriti,
con finestre e vetri d'epoca e sulla
facciata gli stemmi dei benefattori.
Testimone di generosità é anche
l'ospedale dello Spirito Santo, il primo
ospedale laico in Europa. Dalla chiesa
dell'ospedale decorata da affreschi,
dossali di legno ricchi di sculture,
polittici preziosi in legno dorato,
vetrate con stemmi gentilizi, si entra
nella grande sala dormitorio una volta
riservata ai malati. Nel Medioevo, chi
entrava in questo istituto doveva vivere
seguendo rigide regole monacali,
pregando per l'anima e la salute dei
benefattori che finanziavano l'attività
dell'ospedale. Ma tutto questo fa ormai
parte del passato e oggi il grande
dormitorio, suddiviso in piccole
camerette modeste ma dotate di tutto
l'essenziale, è riservato agli anziani
soli. E, durante il periodo natalizio,
ospita un incantevole mercatino
sfavillante di luce, profumi e colori.
Brema, città libera
Anche Brema fu città anseatica, tanto
importante da rimanere ancora oggi città
libera, land autonomo, e secondo porto
della Germania. Anche a Brema si
respirano i segni della ricchezza
passata: soprattutto nei palazzi della
piazza del Markt, intorno al bellissimo
municipio, patrimonio dell'Unesco dal
2004, adorno di statue, cornicioni e
nicchie che splendono nel sole del
pomeriggio. Anche qui le corporazioni
avevano sedi importanti, soprattutto
quella dei bottai, che detenevano il
potere del transito di merci. Senza
dimenticare che una delle merci più
preziose per Brema era il vino rosso.
Per apprezzare i vini di Brema e della
Germania in genere non si può perdere
una visita alla Ratskeller, la cantina
di 600 anni aperta sotto la sede del
municipio, un tempo riservata al podestà
della città.
www.ratskeller-bremen.de Una
vera esperienza sensoriale si svolge in
questi sotterranei, tra botti
invecchiate, bottiglie preziose e un
sacrario dove, a lume di candela, vi
preparano vini da 1000 euro a bottiglia,
raccontandovi le meraviglie degli
abbinamenti tra il vino e il cioccolato
della famosa fabbrica Hachez. Anche
senza parole, invece, ovunque sembrerà
di ascoltare la fiaba dei fratelli Grimm
“I quattro musicanti di Brema”. I
quattro buffi personaggi, un asino, un
cane, un gatto e un gallo, arrampicati
uno sull'altro, appaiono in tutti gli
angoli della città, mentre leggono la
favola nel libro, sdraiati in posizione
ironica, mentre ammiccano ai passanti in
legno, in ceramica, in bronzo, di
pelouche. Un segno più recente della
ricchezza di Brema si scopre in una via
brevissima (é lunga solo 100 metri) e
stretta, dalla fisionomia compatta. E’
la Bottcherstrasse in cui Roselius, il
fondatore della fabbrica del caffè Hag,
acquistò uno dopo l'altro tutti gli
edifici, affidandoli al genio
dell'architetto che negli anni ‘20 diede
un'impronta espressionistica, con
facciate variegate, ferro battuto, uso
di mattonelle di maiolica, bizzarri
particolari in pietra. Dal quartiere
della Bottcherstrasse si torna in piazza
del mercato, sempre animata e vivace,
non solo per i caffè e i turisti
occupati nello shopping, ma anche per il
tempo eternamente variabile di questa
città, dove scrosci di pioggia e lampi
di sole si alternano a velocità
impensabile. Eroe della piazza e punto
di attenzione per tutti è Roland, la
statua del paladino alta 10 metri che
impugna la spada e lo scudo. Appoggiato
ad una colonna, dirimpetto al Duomo,
Roland incarna la fierezza e la
rivendicazione di libertà di Brema e di
tutte le città anseatiche.
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