Pensavo
la cosa più dura sarebbe stata quella
stramaledetta trasferta in automobile da
Las Vegas fin su a Moab, che tra le
altre cose mal si addiceva a chi ha
sempre fatto del cicloturismo puro, nel
senso che le uniche ruote contemplate
per spostarsi debbono sempre comunque
essere quelle della bici, ma se l’
America è grande i suoi bellissimi
parchi lo sono ancora di più, ed i
giorni a disposizione sono sempre troppo
pochi. Cosicché per la prima volta nella
mia lunga storia di cicloturista eccomi
negli Stati Uniti ed eccomi a cominciare
l’avventura bici e bagagli su di una
confortevole Dodge “caravan”, forzoso
escamotage per eliminare i tempi di
percorrenza di ciò che sta tra i cinque
parchi che abbiamo deciso di visitare.
Ottima scelta, tutto sommato, perché
tranne la famosa Highway 12 altrimenti
conosciuta come “Scenic Way” che da
Torrey mena verso Bryce il rimanente
sono state oltre 1100 miglia nel poco da
vedere, ingrediente che se per un certo
verso suona male specialmente a chi come
noi italiani è abituato ad avere
continuità di paesaggi, per un altro
rivela una delle tante belle cose di
questo pezzo di America, e cioè la
vastità degli spazi rimasti inalterati
da sempre. Dicevo che sì, la cosa più
dura pensavo fossero le 463 miglia che
dalla “città del vizio” ci trasferivano
al “paesino della mountain-bike”, ma non
è stato così, le ultime 150 miglia che
sulla strada del ritorno da St.George ci
hanno ricondotto tra slot machines e
tavoli da black jack, sono state ben più
sofferte delle prime, mai avevamo
trovato un così felice connubio tra
persone e luoghi tale da creare attorno
a questo viaggio un clima così caldo ed
un entusiasmo mai provato prima. Sono
solito dire che la bellezza di un posto
è data da chi lo abita, teoria magari
vera fino ad un certo punto, ma
certamente applicabile nello Utah. Modi
di vita d’altri tempi, e gente avvezza
ad altre tempistiche di vita. Merito
della colonizzazione e dell’educazione
mormone che da metà ‘800
contraddistingue questo stato dell’
unione dagli altri ? Forse, non lo so, e
poco ci vuole a trovare qualcuno più
semplice, educato, disciplinato, e
talvolta cordiale degli italiani, ma dal
primo approccio nelle strade di Moab si
avverte la bellezza “in toto” del posto.
Moab, quattro corsie sul fondo di alte
sponde di arenaria, casette
rigorosamente ad un piano e quasi tutte
in legno, il fiume Colorado che passa un
poco più in là, oasi di verde sparso,
aiole curate e spazzatura inesistente.
Molti motel, cioè turisti, a sancirne lo
status di santuario della mountain-bike
ed ovviamente negozi mai visti dove c’è
tutto quanto faccia al caso, noleggio,
acquisto, riparazione. Gustose trattorie
a base di pesce, carne rossa e patate
come nei giornalini di Tex, ed animati
pubs dove la sera ci trovi tutto il
paese, e dove l’abito non è di
prammatica, o forse sì, visto che tre
quarti degli avventori hanno ancora la
divisa da biker con il fango alle
caviglie. Motorizzazione quasi
esclusivamente formato
camioncino”pick-up” che oggi trasporta
bici, ma domani toccherà a quattro
maiali e dopodomani tirerà il carrello
dei cavalli o delle mucche. E la
coreografia non è poi cambiata di molto,
né a Torrey né ad Escalante, e neppure a
Springdale, e così via in tutti gli
altri minuscoli centri che la nostra
automobile ha passato purtroppo troppo
velocemente e che sono rimasti solo
nella nostra memoria. Quante cose si
vorrebbero da un viaggio e quante ne
nascono lungo il viaggio! Ma il fine era
la visita di questi cinque Parchi
Nazionali: Les Arches, Canyonlands,
Bryce, Capitol Reef e Zion. Dodici
giorni per una ciclomaratona che ci ha
lasciati con più appetito di prima,
basti prendere le singole cartine o
spaziare un poco sui siti web per
rendersi conto del tempo che ognuno di
essi meriterebbe, e della molteplicità
di attività che in essi si possono
eseguire. Chilometri e chilometri in
bici o a piedi, downhill su terra od
arenaria compatta, spazio per gli amanti
della bici da corsa, e nei dintorni di
Moab, vero santuario dell’attività
outdoor, terreno a volontà anche per
amanti del fuoristrada motorizzato a due
e quattro ruote. Arrivati con quattro
informazioni, tanta voglia di pedalare e
l’entusiasmo dell’Ufficio Turistico
dello Utah, desideroso di promuovere
specialmente in Italia le proprie
risorse turistiche, abbiamo trovato
ovunque entusiasti consiglieri che hanno
preparato per noi il meglio che si
potesse portare a casa nel limite di
tempo che avevamo, ed a Moab abbiamo
lasciato tre splendidi amici, Mark, Beth
e Karen, organizzatori dello “Skinnytirefestival”,
una gara amatoriale legata alla Lance
Armstrong Foundation per la raccolta di
fondi a favore della lotta al cancro,
che hanno voluto accompagnarci nei due
giorni trascorsi sui set western di Les
Arches e di Canyonlands. Tre
anime buone e gioiose da cui abbiamo
assimilato il grande amore per la
propria terra, e soprattutto la grande
voglia di condividerne le magnificenze
con gli altri, pareva avessero già
davanti agli occhi questo magazine che a
ben nove fusi orari di distanza avrebbe
raccontato di questi due loro parchi che
dai carri a cavalli dei pionieri mormoni
alle superleggere bici del terzo
millennio sono rimasti inalterati nei
secoli. Mai stanchi di percorrere e
ripercorrere le stesse strade, e posso
ben capirli, spazi così silenziosi,
grandi e fotogenici raramente si
trovano, veri e propri teatri fatti
apposta per camminarci e pedalarci
dentro. Le forme delle rocce, il mix di
colori, le precisioni chirurgiche dei
canyons, lo stupore che si prova al
cospetto di Delicate Arch o del
serpentone disegnato dal Colorado River
sul fondo di falesie che paiono tinte a
pennello dall’ alto di Dead Horse Point,
fanno di queste due riserve naturali un
ringraziamento alla generosità di madre
natura. Troppo poco il tempo speso a
Capitol Reef, dove il circuito più bello
della Caineville Wash Road è un duro
sterrato di circa 100 km. impensabile in
un solo giorno, ma dove ci siamo rifatti
con la Scenic Drive, il canyon della
Capitol Gorge e la salita fino al passo
che porta a Pleasant Creek . E poi via
da Torrey per immetterci su quella che è
stata classificata una delle più belle
strade di tutti gli States, la Highway
no.12 “Scenic Way”, basta il nome a
qualificarla, in direzione del Parco di
Bryce. In merito ad esso possiamo dire
che non è niente di particolare la
strada che lo attraversa, una bella gita
di 30 km. in una foresta lussureggiante
fino a Rainbow Point, ma decisamente
unico nelle forme delle sculture che ne
costituiscono il bacino del cosiddetto
anfiteatro. Un vero peccato non sia
permesso batterne i sentieri scavati tra
di esse se non a piedi, una gimkana in
un mondo da fantascienza dominato dal
“Thor Hammer”, il più fotografato delle
migliaia di “hoodos” che sorgono dal
fondo della erosione. Un ambiente
imponente verso il basso, l’esatto
contrario dell’ ultimo dei nostri
palcoscenici, e cioè il Parco di Zion,
dove la continuità di pareti vertiginose
ai due lati della strada conferisce ad
esso una grandiosità strabiliante. Gioia
e vanto dei migliori climbers appesi
agli interminabili diedri fessurati che
sezionano i suoi monoliti di arenaria
rossa, esaltata dalle particolari
striature cromatiche conferite dalle
sovrapposizioni di altre qualità di
rocce. Un parco veramente a misura di
escursionista, con una fitta rete di
sentieri pedestri e le strade
carrozzabili concesse al solo transito
di biciclette ed autobus navetta, che
ogni tre minuti fanno la spola tra
Springdale ed il fondovalle del Temple
of Sinawava inclusi nella tariffa di
ingresso e muniti all’ occorrenza di
rostro portabici. Una pedalata sull’
antico percorso pellerossa del “Pa’rus
Trail” fino alla Canyon Jonction per poi
immettersi sulla Scenic Drive che
termina al fondovalle anzidetto. Trenta
chilometri andata e ritorno per
terminare questa nostra dieci giorni
alla scoperta delle bellezze naturali
dello Utah, questo stato considerato
dalle statistiche come uno dei più
poveri dell’ unione, statistiche
probabilmente stilate in funzione del
livello consumistico su cui viaggiano
gli stili di vita degli americani medi,
non di certo sulla qualità della stessa,
che in un paradiso naturale del genere,
e tra gente così semplice e buona non
può che essere ai massimi livelli.
Almeno per quanto riguarda noi
cicloturisti.
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NOTIZIE UTILI
COME ARRIVARE
Le tariffe migliori sono offerte da AIR
FRANCE (tel.848 884466-
www.airfrance.it ) che da dodici
aeroporti italiani, via Parigi, collega
con Las Vegas con prezzi a partire da
713 € .
QUANDO ANDARE
Aprile/Maggio e Settembre sono i mesi
migliori. Una buona occasione può essere
lo Skinny Tire Festival, evento per
cicloturisti a sfondo benefico legato
alla “Livestrong”, la fondazione per la
lotta al cancro creata da Lance
Armstrong.
www.skinnytireevents.com
DOVE DORMIRE
Prezzi nettamente inferiori a quelli
italiani specie se rapportati ai nostri
luoghi turistici. Se arrivate e partite
da Las Vegas pernottate al Best Western
Mc Carran Inn Hotel in Paradise Road,
70$ la doppia con una bella colazione e
pulmino da e per l’ aeroporto incluso. A
Moab non c’è che l’ imbarazzo della
scelta, il nostro era il Bowen Motel. A
Torrey eravamo all’ Austin’s Chuckwagon
Lodge, a Bryce al Ruby’s Inn, a
Springdale al Majestic View Lodge.
DOVE MANGIARE
Stesso discorso per i ristoranti, dove
il piatto forte sono le bistecche
bovine. A Las Vegas ottimo il “China
Star super buffet-all you can eat” in
Las Vegas Boulevard, 201 II° piano. A
Moab colazione assolutamente all’ “Eklecticafe”,
cena al “The Rio Bar & Grill” oppure al
”Moab Brewery”. A Torrey colazione al”
Chuckwagon General Store” e cena
assolutamente al “Cafè Diablo”. A Bryce
colazione alla stazione di servizio
dirimpetto al Ruby’s Inn e cena al “Bryce
Canyon Pines”. A Springdale colazione
all’ “Oscar Cafe” e cena al “Majestic
View Lodge”.
CONSIGLI UTILI
Si entra negli Stati Uniti con il
passaporto elettronico e visto
telematico. Il tasso di cambio è
migliore a destino. A Las Vegas il
cambio migliore sono le casse degli
Hotel Casino (non giocateveli subito).
Tenete sempre pieno il serbatoio dell’
auto, perchè lungo le Highways possono
anche esserci 180 km. tra un
distributore e l’altro.
COSA PORTARE
Consiglierei abbigliamento da ciclista
estivo con caldi coprigambe e
copribraccia mobili più un giacchettino
antiacqua/antivento di buona qualità,
come i nostri prodotti della PARENTINI e
magari, della stessa linea, una zip peso
medio a maniche lunghe. Borracce
capienti come le ELITE Cincio Cap da 800
cl. e buoni occhiali polarizzati come i
REVO 4038. Assolutamente proteggetevi
con una buona assicurazione come la
“Viaggi no-stop” di EUROP ASSISTANCE,
accertandovi bene dei massimali, perchè
negli Stati Uniti l’ assistenza
ospedaliera è carissima.
NOLEGGIO BICI
Ecco alcuni estremi web da consultare ed
a cui scrivere :
Moab-
www.poisonspiderbicycles.com/rentals.html
-
www.rimcyclery.com
Torrey-
www.capitolreefoutfitters.com
Bryce- www.rubysinn.com
Zion-
www.zioncycles.com
SITI WEB UTILI
Moab- www.nps.gov/arch
-
www.canyonlands-utah.com –
www.nps.gov/cany
Torrey-
www.nps.gov/care -
www.ridethereef.com –
www.capitolreef.travel –
Bryce-
www.nps.gov/brca -
www.brycecanyoncountry.com –
Zion -
www.nps.gov/zion -
www.zionpark.com –
INFORMAZIONI GENERALI:
www.travel.utah.gov –
www.southernutahadventures.com –
www.discovermoab.com –
www.utahstgeorge.com –
www.utahsdixie.com
COSA COMPERARE
Un bel ricordo, economico, semplice e
caratteristico è la miniatura in
arenaria rossa a striature degli archi
di pietra dei parchi. A seguire l’
artigianato pellerossa in argento e
pietre dure. Tre belli e forniti negozi
sono i craft shops presso il Trading
Post di Torrey ed il Ruby’s Inn di Bryce
e l’ Earth Studio di Moab. Se dovete
fare acquisti di carattere
escursionistico/alpinistico, ad
Escalante, lungo la strada che da Torrey
va a Bryce, troverete “Escalante
Outfitters”, uno dei negozi più forniti
mai visti in vita mia, con articoli e
prezzi introvabili in Italia. Annesso vi
è un buon ristorantino. Anche a
Springdale, attiguo a Zioncycles, c’è un
negozio per climbers di identico livello
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